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Le ultime ore di Renato Guttuso

La lettera a Marta Marzotto, la conversione, l'adozione di Carapezza. Si riapre il caso a 25 anni dalla morte

12 aprile 2012

A 25 anni dalla morte si riapre il "carteggio" Guttuso. La pubblicazione di un libro ripropone gli ultimi giorni del grande pittore siciliano. Marta Marzotto compagna di Renato Guttuso, vorrebbe pubblicare alcune lettere di un vasto epistolario che possiede. La Mondadori non ha ottenuto la liberatoria dal figlio adottivo del pittore, Fabio Carapezza. "Voglio sapere quali lettere la signora intende pubblicare, altrimenti non concedo l'autorizzazione. Guttuso deve rimanere nelle terze pagine dei giornali, non altrove". Ma Marta Marzotto dissente: "è ingiusto", sostiene.
Una vecchia storia, una ferita che si riapre. Con il contorno di gossip, sospetti, buone e cattive intenzioni che ripropongono le ultime ore del Maestro.

Il Fatto Quotidiano, con un accurato articolo di Malcom Pagani, ricostruisce la vigilia della morte di Renato Guttuso, cominciando da una testimonianza sconvolgente, una delle ultime missive scritte da Guttuso alla Marzotto, recapitata in modo "clandestino". Nella lettera il pittore siciliano chiede a Marta Marzotto di stargli vicino e non capisce perché non torni da lui. Scrive di non potere telefonare perché gli verrebbe impedito di farlo e teme di subire delle decisioni che non vorrebbe prendere come l'adozione di Fabio Carapezza, approfittando della sua fragilità. Il tono della lettera è accorato. Renato Guttuso crede che la presenza di Marta oltre che alleviargli le sofferenza possa perfino farlo guarire.
La "carissima Martina", però, non metterà mai piede nella casa di Renato Guttuso che negli ultimi giorni deciderà di convertirsi e di adottare Fabio Carapezza. L'ateismo, proverbiale, di Renato Guttuso e quell'adozione in punto di morte (con un patrimonio artistico immenso), diedero la stura a interrogativi, accuse, maldicenze, che chiamarono in causa Fabio Carapezza.
Il pittore siciliano aveva "tradito" le sue più profonde convinzioni nelle ultime ore di vita ed aveva consegnato il patrimonio ad un giovane in punto di morte. Comprensibile, dunque, che abbiano fatto parlare di sé.
Nell’intervista concessa a Malcom Pagani, Fabio Carapezza ricorda che "l'adozione fu decisa da due magistrati e decine di testimoni a casa". Ed osserva: "Tenere prigioniero Guttuso o convincerlo a convertirsi contro la sua volontà sarebbe stato criminale e improbabile".
E la lettera alla "carissima Martina", sotto certi aspetti sconvolgente, in cui Renato Guttuso racconta di non potere telefonare e di volere vedere Marta Marzotto?
"Non ci ho mai creduto, per me era falsa", afferma, deciso, Fabio Carapezza. "Il tratto era diverso e differente era lo spessore di chi scriveva. Renato era finissimo, la lettera rozza, scomposta".

Quali considerazioni a 25 anni dalla morte? Due fatti sono incontrovertibili ed entrambi sorprendenti: la conversione e l'impossibilità, da parte di Marta Marzotto, di incontrare il pittore durante gli ultimi giorni di vita. Nessuno ha ancora spiegato per quale ragione ciò non sia stato possibile.
Per il resto, la morte dei grandi personaggi, e Renato Guttuso lo fu (non solo per la sua arte), non è mai, né potrebbe essere, "normale". Si porta con sé i segreti degli uomini di genio, le loro sregolatezze e la voglia di emendarsi, di tirare i remi in barca in modo da "aggiustare" tutto. E’ circondata di attenzioni di svariata natura: amori, interessi, litigiosità. Il mistero della morte viene recitato su un palcoscenico, davanti al mondo e coloro che vi assistono in prima fila - i parenti, gli amici, gli amanti, estranei interessati - sono condannati al sospetto.
Marta Marzotto - l'amante, la musa, il segno della sregolatezza - avrebbe privato la conversione dell’ultima ora del pentimento, della sua grandezza. Avrebbe potuto impedire l'adozione o essere destinataria di un lascito?
La cattiveria e l'interesse non ci persuadono. Furono in tanti a "gestire" i momenti più crudeli della vita del Maestro. Se non gli fosse stato permesso di vivere qualche altro momento accanto alla sua donna, costoro avrebbero sicuramente peccato di disumanità, ma - nelle intenzioni – a fin di bene: la Morte del Maestro doveva essere quella che è stata: serena, santa, da penitente. Perché il Padreterno e il Mondo ne accogliessero l’anima e il ricordo fecondo[Fonte: SiciliaInformazioni.com]

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12 aprile 2012
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