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Le vittime italiane dello tsunami che ha incrinato la vita della terra, dell'uomo e del mondo intero

Il Viminale annuncia che i morti italiani nella catastrofe del sud Est asiatico sono verosimilmente 54

09 febbraio 2005

Sono 54 gli italiani verosimilmente deceduti nelle zone del Sud Est asiatico colpite dallo tsunami.
È quanto è emerso dalle indagini, condotte dal Ministero dell'Interno, in stretta collaborazione con l'unità di crisi della Farnesina.
In particolare, dai dati, rilasciati il 7 febbraio, risulta che, sulla base delle indicazioni fornite dai familiari, sarebbero 43 gli italiani dispersi in Thailandia, 3 nello Sri Lanka, 4 in India, 2 in Indonesia e 2 in località non precisabili.
Il Ministero ha precisato anche che, allo scopo di pervenire alla loro identificazione, sono stati effettuati i prelievi sui rispettivi congiunti per la comparazione del DNA.

I connazionali considerati irreperibili sono invece 52, a causa delle insufficienti notizie fornite dai segnalanti, che, dopo un iniziale interessamento, non hanno avanzato ulteriori richieste o fornito dati più precisi.
Il Ministero ha in ogni caso assicurato che continua l'intensa attività dell'equipe medico-legale, composta da appartenenti alla polizia di Stato ed all'arma dei carabinieri, che era stata inviata in Thailandia per l'identificazione delle salme dei connazionali deceduti.

Il numero totale dei morti è apocalittico: più di 303 mila.
Le autorità indonesiane hanno reso noto che 242 mila uomini, donne e bambini - un intero popolo - hanno perso la vita nella provincia di Aceh, nel nord ovest dell'isola di Sumatra, dove, a distanza di oltre sei settimane dalla catastrofe, la raccolta dei cadaveri non è ancora terminata.
La guerriglia separatista, le strade distrutte, la mancanza di infrastrutture e le violenze endemiche rallentano le operazioni di recupero. La Croce Rossa prevede che ci vorrà ancora del tempo.
I morti indonesiani si aggiungono a quelli semidefinitivi dello Sri Lanka (38.195), dell'India (11 mila), della Thailandia (6 mila), e alle altre centinaia di vittime sparse tra le spiagge delle Maldive, dell'Africa Orientale, del Mianmar (Birmania). Oltre ai turisti stranieri.

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09 febbraio 2005
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