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Leale servitore dello Stato

Al processo Stato-mafia le dichiarazioni spontanee dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino

09 gennaio 2013

"Ho servito lealmente le istituzioni mettendomi dalla parte di chi sa che anche un minimo dubbio sul fronte della fermezza avrebbe aiutato la criminalità organizzata a intensificare la sua offensiva verso i cittadini inermi e lo Stato". Così, nel corso delle sue dichiarazioni spontanee, l'ex ministro Nicola Mancino si è difeso dall'accusa di falsa testimonianza all'udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia. Mancino ha ribadito che, negli anni delle stragi mafiose, da parte sua, nella lotta a Cosa nostra, "non ci fu alcun cedimento, ma tanta fermezza e determinazione".
L'ex ministro ha ricordato "l'intransigenza" mostrata nel corso della sua attività politica citando la posizione presa nei confronti delle Brigate Rosse dopo l'omicidio Moro. Nelle dichiarazioni spontanee ha inoltre parlato del provvedimento legislativo da lui presentato durante il maxiprocesso alla mafia che intervenne sul computo dei termini di custodia cautelare, "consentendo così di arrivare alla sentenza definitiva".

Nel merito dell'accusa di falsa testimonianza, poi, ha ribadito che l'avvicendamento con Vincenzo Scotti alla guida del ministero dell'Interno era riconducibile alla decisione presa dalla Dc di chiedere ai componenti del Governo di dimettersi dal Parlamento. Sul punto, invece, i pm sostengono che Scotti venne sostituito per la durezza dimostrata nella lotta alla mafia.
Infine, l'ex ministro ha bollato come contraddittorie le dichiarazioni dell'ex Guardasigilli Claudio Martelli che ha raccontato, con qualche incertezza iniziale, di avere informato Mancino dei contatti che il Ros ebbe con Vito Ciancimino. Contatti che, per i pm, concretizzarono la prima fase della trattativa.

Intanto, i periti incaricati dal gup di accertare le condizioni mentali di Bernardo Provenzano, nella stessa udienza hanno dichiarato che il capomafia non è in grado di partecipare al processo sulla trattativa Stato-mafia.
A seguito degli accertamenti dei periti, il gup di Palermo Piergiorgio Morosini ha deciso di stralciare la posizione di Provenzano che, a questo punto, non sarà processato insieme agli altri 11 imputati del procedimento sulla trattativa. La sorte processuale di Provenzano, per cui l'udienza è stata rinviata al 23 gennaio, seguirà dunque una strada autonoma.

Provenzano, ricoverato nell'ospedale di Parma, è uscito ieri dallo stato di coma in cui versava dopo l'intervento chirurgico per la riduzione di un'ematoma a cui è stato sottoposto dopo una caduta in carcere. Le condizioni del boss sono leggermente migliorate ma resta molto grave. Provenzano risponde solo a stimoli specifici ed è in grado di interagire solo a gesti.

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

 

 

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09 gennaio 2013
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