Legambiente denuncia nuove aggressioni agli ultimi frammenti del mitico ''Bosco di Aci''
Lo scorso aprile Legambiente aveva denunziato alla Magistratura la distruzione di aree boscate, ricadenti nel territorio del Comune di Aci Sant'Antonio (CT), ad est di Monterosso e a nord di Lavinaio, per la realizzazione di costruzioni. Un'ulteriore denunzia alla Magistratura è stata presentata da Legambiente perché nella stessa area è stata rilevata una nuova grave aggressione che ha comportato la distruzione di un'altra rilevante porzione di bosco.
Le aree distrutte costituiscono gli ultimi frammenti del mitico "Bosco di Aci", rivestendo, pertanto, un grande interesse ecologico e naturalistico, oltre che paesaggistico. La vegetazione presente in queste aree boscate, in cui dominano querce caducifoglie e lecci ed è presente un ricco sottobosco, costituisce, compresi i popolamenti faunistici che comprende, un prezioso e sempre più raro sito di rifugio della biodiversità propria delle basse pendici etnee.
Legambiente fa rilevare che i boschi oggetto di tali manomissioni hanno caratteristiche tali da essere tutelati a tutti gli effetti di legge (e la loro distruzione costituisce un reato penale). Essi, peraltro, figurano nella Carta Ufficiale dello Stato, nella Carta della Vegetazione dell'Etna (2000) e nella cartografia relativa al censimento delle aree boscate della provincia di Catania effettuato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania. Malgrado ciò il Comune di Aci Sant'Antonio ha rilasciato concessioni edilizie e la Soprintendenza ha fornito nulla osta senza verificare che le relative aree ricadono nei boschi (e nelle relative fasce di rispetto) individuati da essa stessa.
Oltre alla cancellazione del bosco (gli alberi e le piante del sottobosco sono stati tagliati o totalmente asportati) sono state distrutte le antiche e pregevoli colate laviche su cui esso insisteva. Questa ultima distruzione è irreversibile perché, a seguito dell'asportazione e dello spianamento del substrato lavico, non sarà mai più possibile ricostruire la variegata naturale morfologia delle colate laviche. Chi si reca sui luoghi rimane colpito dallo stridente contrasto tra le parti contigue risparmiate del ricco e rigoglioso bosco insediato su colate laviche ricoperte da muschi e licheni e la desolante spianata prodotta dalle brutali manomissioni denunziate da Legambiente. Tutti i lavori sono stati eseguiti con l'impiego di mezzi meccanici, per alcuni dei quali è stata rilevata la targa.
Legambiente ritiene gravissimo che una preziosa e rara risorsa come quella costituita dai frammenti del "Bosco di Aci" sia irresponsabilmente ignorata dagli Enti preposti alla tutela del territorio e distrutta a seguito di provvedimenti emessi verosimilmente in modo illegittimo da tecnici e funzionari pubblici privi, nella migliore delle ipotesi, di sensibilità ambientale. Per tali motivi Legambiente ha chiesto alla Magistratura di verificare se nei fatti esposti siano ravvisabili estremi di reato nell'operato di tali Enti.