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Lezioni di antimafia

La mafia si combatte prima di tutto con la cultura della legalità. All'università di Lecce un corso di ''legislazione antimafia''

21 gennaio 2006

La mafia è prima di tutto un fatto culturale. Per colpa di un retaggio ormai lungo nel tempo, l'essere mafioso, oltre a dover essere riferito, principalmente, a chi si macchia di reati connessi all'associazionismo criminale, è divenuto un atteggiamento che dal Meridione ha fatto presto a migrare in tutte le regioni d'Italia. Ma cosa vuol dire questo? Vuol dire che la sconfitta del ''fenomeno mafia'' la si avrà del tutto nel momento in cui alcuni cattivi costumi degli italiani si avvieranno verso il viale del tramonto, e saranno sostituiti da quelli che nascono dalla legalità, dall'onestà e dalla giustizia.
Dalla scuola dovrebbe avviarsi questo fondamentale insegnamento, partendo magari (diciamo questo in tono semplicistico e ce ne scusiamo) da una sostanziale rivalutazione dell'educazione civica, perché proprio nel saper vivere nella maniera più armoniosa possibile con ''l'altro da noi'' si può trovare la radice del volere giustizia per se e per gli altri.

Per costruire questo ''migliore dei mondi possibile'', vanno in aiuto ai giovani d'oggi, figure che possono benissimo far parte di un olimpo di ''miti reali'' che hanno dato un esempio sommo di ciò che vuol dire vivere per la legalità, e questi sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Pio La Torre e Peppino Impastato, Rocco Chinnici e Rosario Livatino, personaggi nati in quel Meridione da dove il cattivo costume mafioso è partito, e che con il loro esempio si può cancellare, per tracciare un nuovo, sano e virtuoso percorso culturale.
All'Università di Lecce, presso la facoltà di Scienze Giuridiche, hanno pensato che l'introduzione della cultura della legalità è tanto importante per la ''giovane Italia'', d'aver introdotto tra i corsi di studio quello di ''Legislazione antimafia''.
Ascoltando i ragazzi che hanno frequentato questo corso, il primo organizzato in Italia, la speranza che il Sud e l'Italia tutta possa finalmente rinnovare il proprio volto, sboccia rigogliosa come in una nuova primavera. Sono ragazzi che dopo l'Università sognano di entrare in magistratura, che parlano il linguaggio di chi è sceso in piazza tanti anni fa a Palermo dopo le stragi di Capaci e di Via D'Amelio, e recentemente a Locri dopo l'omicidio Fortugno. Sono ragazzi che pensano sia prioritaria la lotta alla mafia per risollevare l'economia del Mezzogiorno. Sono ragazzi che aborrono la prepotenza dei ''poteri occulti che operano alla luce del sole'', e che nella legalità vedono la matrice della propria dignità.
Così una studentessa del corso spiega il perché ha scelto lo studio della ''Legislazione antimafia'': ''La mafia non è solo quella che spara, ma anche quella della società clientelare, che impedisce ai giovani imprenditori di accedere ai finanziamenti pubblici, o di aggiudicarsi un concorso. E questo riguarda la vita quotidiana di noi tutti, in particolare al Sud dove limita i diritti e le opportunità economiche. Voglio capire come funziona la mafia e quali strumenti abbiamo per contrastarla''.

Il corso di legislazione antimafia è stato attivato all'inizio dell'anno accademico presso la facoltà di Giurisprudenza di Lecce grazie al magistrato Antonio Maruccia, consulente della commissione parlamentare antimafia e alla collaborazione dell'associazione Libera. ''Una scelta felice - secondo il preside della facoltà Nicola De Liso - a giudicare dall'assiduità con cui gli studenti hanno frequentato. E dall'interesse crescente, perché all'inizio erano in 30, e velocemente sono diventati 150. Qualcuno addirittura già avvocato, che ha frequentato solo per passione o per affinare le sue conoscenze''.
Obiettivo del corso è quello di sollecitare la comprensione critica dello sviluppo del fenomeno criminale e diffondere, appunto, la cultura della legalità nei percorsi universitari. Alla fine del corso sette ragazzi hanno dato vita all'associazione antimafia ''Libera... mente''. Un'associazione che nasce in un momento in cui nel Salento non ci sono omicidi eccellenti, né situazioni emergenziali, ma che sa che la lotta alla mafia deve essere portata avanti con continuità, sempre e comunque.

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21 gennaio 2006
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