Libera Chiesa...
A tutto pensa Dio che a te ci penso io... Le posizione ribadite dal cardinale Camillo Ruini: NO ai Pacs, NO alla eutanasia...
NO all'eutanasia, NO ai Pacs, NO alle unioni di fatto... Ma anche NO all'accanimento terapeutico, al ''muro contro muro'' tra maggioranza e opposizione e finalmente un SI, un sì al ricongiungimento famigliare degli immigrati.
Sono alcune delle posizioni, alcune conosciutissime, che il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), ha espresso e ribadito aprendo il consiglio permanente dei vescovi italiani.
Le motivazioni dei primi due NO di Ruini che abbiamo elencato sono quelli che conosciamo oramai bene.
No all'eutanasia - Nessuno è padrone della propria vita, quindi è il Santissimo che deve farsi carico di togliere l'uomo dall'esistenza terrena... E così dev'essere per tutti, sia per chi crede, sia per chi non crede... Quindi chiusura totale sull'eutanasia ''quali che siano i motivi e i mezzi, addotti o impiegati al fine di ottenerla''.
Il no all'accanimento terapeutico - Con il no all'accanimento terapeutico il cardinale Ruini ha risposto indirettamente al suo collega Carlo Maria Martini, che aveva sottolineato la necessità di tenere in considerazione la volontà del malato, e ha rafforzato il NO assoluto nei confronti dell'eutanasia. ''La volontà del malato, attuale o anticipata o espressa attraverso un suo fiduciario scelto liberamente, e quella dei suoi familiari - ha detto Ruini - non possono avere per oggetto la decisione di togliere la vita al malato''. Ma allo stesso tempo il cardinale ha bocciato ''l'accanimento terapeutico'', definito ''il ricorso a procedure mediche straordinarie che risultino troppo onerose o pericolose per il paziente e sproporzionate rispetto ai risultati attesi. La rinuncia all'accanimento terapeutico non può però giungere a legittimare forme più o meno mascherate di eutanasia e in particolare l'''abbandono terapeutico che priva il paziente del necessario sostegno vitale''. Su questi temi, per Ruini, è ''norma di saggezza non pretendere che tutto possa essere previsto e regolato per legge''.
E proprio trattando questi temi il presidente della Cei ha ricordato il caso di Piergiorgio Welby, ''vicenda umana dolorosa che mi ha chiamato in causa anche personalmente quando è giunta la richiesta del funerale religioso. La sofferta decisione di non concederlo nasce dal fatto che il defunto, fino alla fine, ha perseverato lucidamente e consapevolmente nella volontà di porre termine alla propria vita: in quelle condizioni una decisione diversa sarebbe stata per la Chiesa impossibile e contraddittoria, perché avrebbe legittimato un atteggiamento contrario alla legge di Dio''. Come dire: io l'avrei pure fatto ma il Santissimo non ha voluto... ''Nel prendere una tale decisione - ha sottolineato ancora il porporato - non è mancata la consapevolezza di arrecare purtroppo dolore e turbamento ai familiari e a tante altre persone, anche credenti, mosse da sentimenti di umana pietà e solidarietà verso chi soffre''. Ma Welby ha perseverato nell'errore, fino alla fine, e come tutti sanno: sbagliare è umano, perseverare...
No ai Pacs e alle unioni di fatto - ''La famiglia di omosessuali non è una famiglia perché non genera figli'', perché dunque legiferare al fine di permettere un ''qualche cosa che non esiste''? E questo vale per tutti, per chi ha forte il senso della famiglia ''classicamente inteso'', e per chi crede alla legittimità di nuovi nuclei sociali, di nuove forme di convivenza.
Oltre tutto, ha detto Ruini, i diritti dei conviventi e dei loro figli sono già assicurati dal ''diritto comune''. Non c'è motivo di ''creare un modello'' legislativo che ''configurerebbe qualcosa di simile a un matrimonio, dove ai diritti non corrisponderebbero uguali doveri''. Ruini ha osservato che alcune coppie gay spingono per i pacs ''con cui intenderebbero aprire la strada per il matrimonio'' omosessuale. ''Una simile rivendicazione'', ha proseguito il porporato, ''contrasta con fondamentali dati antropologici e in particolare con la non esistenza del bene della generazione dei figli, che è la ragione specifica del riconoscimento sociale del matrimonio''.
Il cardinale, intervenendo più volte sulla politica interna italiana, ha poi toccato i temi legati all'andamento demografico e all'attenzione rivolta alla famiglia, ovviamente quella da lui benedetta. Secondo Ruini, infatti, l'adozione del ''quoziente familiare'', consentirebbe politiche di ''sostegno organico'' alle famiglie. Benché la famiglia in Italia svolga un notevole ruolo, ha ancora osservato il presidente dei vescovi, ''siamo da molti anni alle prese con una gravissima crisi della natalità, che minaccia il futuro del nostro paese''. Per questo ha invitato i politici a sostenere praticamente la ''famiglia legittima fondata sul matrimonio'', rimuovendo anche ''tutti gli ostacoli di ordine pratico'' o giuridico che dissuadono i giovani dal matrimonio.
Sì al ricongiungimento familiare degli immigrati - Il suo sì Ruini lo ha espresso nei confronti di una politica d'immigrazione che favorisca i ricongiungimenti familiari, e che promuova la dignità degli stranieri, ma che nello stesso tempo assicuri ''il riconoscimento da parte dei migranti dei valori della società che li ospita''. Il cardinale ha posto l'accento sulla situazione dell'immigrazione femminile. ''L'uguaglianza tra le persone - ha detto Ruini - richiede di porre fine allo sfruttamento delle donne e alle tante mancanze di rispetto per la loro dignità, superando le visioni antropologiche persistenti in alcune culture, che riservano alla donna una collocazione ancora fortemente sottomessa all'arbitrio dell'uomo''.
Il presidente della Cei ha parlato inoltre della contrapposizione politica italiana. ''Governo e opposizione, senza confondere i ruoli, dovrebbero uscire dalle contrapposizioni fini a se stesse e cercare lo sviluppo complessivo e solidale dell'Italia'', ha affermato, indicando non solo riforma elettorale e alcune riforme costituzionali, ma anche sanità, lavoro, potere d'acquisto, casa, sistema pensionistico e fiscale. In questo quadro si inseriscono le valutazioni di Ruini sui contenuti della legge finanziaria. A suo avviso la manovra varata dal governo Prodi ''dovrebbe contribuire non poco al risanamento del debito'', ma i progressi economici che il Paese sta conoscendo rischiano secondo il porporato di essere vanificati proprio dalla conflittualità tra maggioranza e opposizione, e dalla conflittualità interna ai due schieramenti.
...Libero Stato. ''Grande rispetto per le parole del cardinale ma il Parlamento legifererà''
Sono molti all'interno della maggioranza di governo che metterebbero la firma alle parole pronunciate dal cardinale Ruini. Nonostante tutto, anche chi si sente ben rappresentato da quelle parole sente l'esigenza di ivendicare l'autonomia della politica.
E' il caso del ministro della Famiglia Rosy Bindi. ''Quello di Ruini - ha detto - non mi è sembrato un attacco. Sappiamo che siamo chiamati a esercitare nella nostra autonomia una responsabilità che sappia interpretare il sentire pluralista di questo Paese''. Insomma, la legge sulle unioni di fatto sulla quale il governo sta lavorando e che si è impegnato a presentare entro gennaio, si farà secondo l'intesa messa nero su bianco nel programma dell'Unione.
Stessa posizione quella di Dario Franceschini, capogruppo dell'Ulivo alla Camera, che manifestando ''grande rispetto'' verso il cardinal Vicario, ha aggiunto che ''il Parlamento legifererà'' sul tema delle coppie di fatto. ''Le leggi le fa il Parlamento'', ha osservato a sua volta il presidente dei deputati dell'Idv Massimo Donadi.
Dalla sinistra del centrosinistra e dai laici invece nessuna riverenza nei confronti del cardinale e delle sue parole, considerate ''ennesima ingerenza''.
''Ruini parla da premier'', attacca Daniele Capezzone; ''come don Sturzo, potrebbe fondare un partito'', gli fa eco Roberto Villetti (Rnp); ''trovo stupefacente che voglia dire cosa è bene e cosa è male per gli omosessuali'', dice Franco Grillini. Ma anche Benedetto Della Vedova (Fi) e Mauro Del Bue (Nuovo Psi) vogliono la legge sulle coppie di fatto e invitano il cardinale a non condizionare il Parlamento.