LIBERALIZZAZIONI
Benzinai liberi di rifornirsi dove i carburanti costano di meno e tassisti in rivolta
Benzinai liberi di rifornirsi dove i carburanti costano meno, di vendere nei distributori anche giornali, sigarette e alimentari e di riscattare, da soli o in cooperativa, gli impianti dove lavorano. Sono questi i punti fondamentali della modernizzazione della rete contenuti in una prima bozza del decreto liberalizzazioni, che scatena però la rivolta di un'altra categoria, quella dei tassisti, già pronta allo sciopero il 23 gennaio.
BENZINA. Per quanto riguarda la benzina, il provvedimento, ancora in fase di definizione, prevede in pratica un superamento, seppur parziale, del vincolo di esclusiva che lega gestori e compagnie. "Forme di esclusiva nell'approvvigionamento - si legge - sono nulle per violazione di norma imperativa di legge, per la parte eccedente il 50% della fornitura complessivamente pattuita e comunque per la parte eccedente il 50% di quanto erogato nel precedente anno dal singolo punto vendita". Ma le novità non si limitano ai carburanti.
CONCORRENZA. Con "l'ampio" (come lo ha definito lo stesso Monti) decreto in arrivo con ogni probabilità il 19 gennaio in anticipo di un giorno rispetto al previsto, Palazzo Chigi, presidiato dall'ex Garante della Concorrenza, Antonio Catricalà, avoca a sè nuovi poteri antitrust per privatizzare ed aprire i mercati a livello locale, superando l'ostacolo, finora praticamente invalicabile, rappresentato dalla normativa regionale. La bozza contiene infatti una stretta su Regioni ed enti locali, prevedendo un intervento diretto della presidenza del Consiglio in caso di regole locali in contrasto con la tutela e la promozione della concorrenza a livello nazionale.
Ad occuparsi della materia sarà un apposito ufficio di Palazzo Chigi, la cui istituzione sarà affidata a un decreto del presidente del Consiglio. L'ufficio svolgerà "le funzioni di tutela e promozione della concorrenza nelle Regioni e negli enti locali e di tutela dei consumatori", monitorerà la normativa regionale e locale individuando le disposizioni contrastanti con la concorrenza e assegnerà, in caso di infrazioni, all'ente interessato un congruo termine per rimuovere i limiti imposti.
DISTRIBUZIONE. Gli ambiti d'azione non sono specificati, ma è facile immaginare che il provvedimento si riferisca ad esempio a materie come il commercio o la distribuzione carburanti, oggi di stretta competenza regionale. Allo stesso tempo, facendo leva su una specifica facoltà di proposta in materia di privatizzazioni, la nuova struttura supporterà gli enti locali "nel monitoraggio e nelle procedure di dismissione delle loro partecipazioni societarie nei servizi pubblici locali". La presidenza del Consiglio avrà insomma un potere diretto per favorire l'apertura delle utility municipalizzate.
Nella bozza è previsto anche l'utilizzo di strumenti incisivi come le ispezioni o la Guardia di Finanza, anche se Palazzo Chigi ha precisato che tali poteri non saranno in realtà conferiti a nessuna nuova struttura. Assumendosi il nuovo ruolo di garante sugli enti locali, il governo affianca e rafforza così l'azione dell'Antitrust che fino ad oggi non aveva poteri diretti, se non di segnalazione o, in base al decreto 'Salva Italia', di ricorso al Tar contro gli atti amministrativi delle Regioni.
TAXI. Intanto è però il capitolo taxi a scatenare le polemiche più agguerrite. Riuniti ieri a Bologna in un inedito parlamentino, i rappresentanti di una trentina di sigle sindacali hanno optato per la linea dura e decretato unitariamente il fermo della categoria per il 23 gennaio per protestare contro la mancata convocazione e contro le misure annunciate per il settore.
LE RAGIONI DEI TASSISTI. Massimo per diventare taxista ha lasciato un negozio di videonoleggio che era diventato un punto di riferimento per gli appassionati di cinema a Bologna e una attività giornalistica fatta di uffici stampa e di recensioni cinematografiche. Ora, se la liberalizzazione passasse, dopo aver investito nella licenza una "cifra molto alta", che lo impegna per 20 anni, vede davanti un futuro nero: "Uno scenario newyorkese dove un taxista per portare a casa uno stipendio lavora 24 ore al giorno e dorme in auto".
"Curavo l'ufficio stampa di una casa di produzione video e facevo recensioni di film - racconta - e avevo il negozio, 'L'occhio privato'. Poi con l'affermarsi delle nuove tecnologie, con il downloading da internet, il negozio ha cominciato a perdere colpi e mi sono dovuto inventare una nuova occupazione. Se volessi dare una continuità alla mia carriera potrei dire che il taxi è un elemento cinematografico primario, non manca in nessun film. Se vogliamo dirla in maniera più prosaica, il direttore della mia banca mi diceva che come giornalista mi pagavano un pò troppo poco. La verità è un misto di queste cose, oltre al grande senso di libertà che ti può dare questo mestiere".
Massimo, maturità classica, carriera universitaria mollata ad un passo dalla laurea in Scienze politiche, la licenza l'ha comprata nel 2007: "L'ho pagata una cifra che può valere un medio appartamento e che comunque mi ha impegnato come ammortamento per 20 anni. Ora però con la liberalizzazione, a fronte di un momento economico difficile, si sta proponendo un raddoppio delle licenze in maniera totalmente demagogica. L'eventuale carenza di servizio va verificata sui singoli territori dai comuni titolari del rilascio delle licenze. Fare di tutte le erbe un fascio è assolutamente sbagliato. Credo che quasi dovunque l'attuale numero di licenze sia giusto per quanto il mercato in questo momento richiede". "L'assioma dell'attuale governo - spiega - sarebbe che con l'aumento del numero delle licenze diminuirebbe il prezzo e dunque aumenterebbero i clienti e in breve i conti si pareggerebbero. È totalmente sbagliato, come le esperienze di Irlanda e Olanda, gli unici due paesi dove ciò è avvenuto, stanno a dimostrare. Oggi ad Amsterdam, a fronte di un costo delle vita assolutamente analogo a Milano, il costo di una corsa in taxi è il doppio di Milano. Questi sono i dati di uno studio Eurotest, non dei taxisti. Oltretutto il deprezzamento delle licenze e il conseguente calo del lavoro dovuto all'immissione sul mercato di nuove autorizzazioni porterebbe inevitabilmente ad un grande impoverimento della categoria, che nel giro di poco tempo sarebbe costretta a svendere le proprie licenze". "Probabilmente a grandi gruppi industriali, visto che vogliono cambiare la regolamentazione giuridica. Oggi la normativa è una licenza, una persona, un turno di servizio, un territorio. Oltre ad emettere le nuove licenze verrà rotto questo vincolo giuridico e le società di capitale potranno intestarsi le licenze. Abbattendo il nostro reddito, ci ridurranno alla fame: tra un anno potremmo essere costretti a svendere le licenze ad una società di capitale che mette in piedi una compagnia. La compagnia i taxisti o li assume direttamente oppure dice dammi 150 euro al giorno e tutto il resto è tuo. Con tanti taxi tutto il resto sono spiccioli e poi devi veramente dormire in macchina perchè non puoi farti sfuggire una corsa".
Massimo si sente deluso dai partiti si sinistra: "Io, figlio di una medaglia al valore delle lotta partigiana, non riesco a capacitarmi di come il segretario del mio ex partito di riferimento, il Pd, in questo momento di profondissima crisi, invece di immaginare un modello alternativo di società e sviluppo economico ripeta gli slogan di Confindustria".
"Noi siamo lavoratori - conclude - capisco e va benissimo che si parli della Fincantieri. Ma noi non siamo bestie a cui tutti devono dare colpi in testa. Quali sarebbero i nostri privilegi?".
Nasce il movimento per le liberalizzazioni - Una nutrita rappresentanza di cittadini, da medici ad avvocati, da ingegneri a commercialisti, da impiegati a rappresentanti di organizzazioni sociali etc, con a capo il Segretario Nazionale del Codacons, Francesco Tanasi, fonda il MOVIMENTO PER LE LIBERALIZZAZIONI.
"Il Movimento - afferma Tanasi - nasce per contrastare il rischio che le liberalizzazioni restino al palo specie quelle che contano, ossia quelle nei settori chiave che stanno mandando sul lastrico le famiglie italiane: banche, assicurazioni, luce, gas, carburanti, telefonia".
Il rischio di veti incrociati tra i partiti è più che una certezza, viste le dichiarazioni già fatte su questo tema da innumerevoli esponenti politici e considerato che questo Governo ha già dovuto fare una retromarcia con il decreto Salva Italia. "Per questo, se Monti considera - continua Tanasi - veramente importante per il Paese procedere con le liberalizzazioni, è indispensabile che, coerentemente, ponga la fiducia sul provvedimento, senza attendere che i veti e le pressioni lobbistiche sortiscano i loro effetti".
Per Tanasi, ad esempio, vanno ulteriormente potenziati i poteri dell'Antitrust, abolite le spese di spedizione delle bollette (telefoni, luce…), eliminate le commissioni di massimo scoperto, va data la possibilità di recedere dai contratti per adesione (telefonici e non) senza spese di chiusura, obbligo di insegne luminose e benzacartelloni per indicare i prezzi dei carburanti, oltre a vendite sottocosto libere, farmaci di fascia C nei supermercati, obbligo di indicare il doppio prezzo (ossia anche quello che il commerciante paga al grossista), class action con danno punitivo, abolizione del canone Telecom.
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Codacons.it]