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Liberati i due dipendenti dell'Impregilo

Lucio Mori e Luciano Passarin sono liberi. Sempre più difficile, invece, la situazione con il Mend

27 febbraio 2007

Lucio Moro e Luciano Passarin, dipendenti di una società collegata all'Impregilo, la Rivigo JV Ltd, sono stati sequestrati venerdì scorso dopo un conflitto a fuoco vicino a Port Harcourt, nel Delta del Niger, al quale è invece sfuggito un terzo connazionale.
Una sequestro durato soltanto tre giorni e che in un primo momento era stato attribuito al Mend, il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger, che il 7 dicembre scorso ha rapito quattro dipendenti dell'Agip, tre italiani e un libanese: Francesco Arena e Cosma ''Mimmo'' Russo, ancora nelle mani dei sequestratori, Roberto Dieghi, rilasciato a gennaio per le sue condizioni di salute, Imad Saliba, in un primo momento creduto rilasciato dal Mend e che invece si è scoperto essere riuscito a fuggire, grazie alla complicità - sostiene lo stesso Saliba - di uno dei carcerieri. 

Lucio Moro e Luciano Passarin, entrambi friulani, entrambi della provincia di Udine, sono stati liberati l'altro ieri sera dopo una lunga trattativa avviata dalla Farnesina e dai servizi di sicurezza italiani con il gruppo armato che li aveva sequestrati. La banda che ha catturato i due dell'Impregilo è stata individuata come appartenente alla tribù degli Okrika la sola che controlla quella zona.
Moro e Passarin sono in buone condizioni. Oggi con un elicottero messo a disposizione dall'Eni, saranno trasferiti all'aeroporto di Owerri perché l'aeroporto internazionale di Port Harcourt è chiuso per lavori. Da Owerri dovrebbero rientrare in Italia con un aereo della Presidenza del Consiglio.
Il negoziato è stato condotto con gli anziani della tribù di etnia Okrika, e in particolare con un ''king'' della zona molto rispettato. E' probabile che gli italiani abbiano promesso ai villaggi della zona coinvolgimento nei lavori e negli appalti.

''Sono in buona salute e rientreranno quanto prima in Italia'' ha assicurato il viceministro degli Esteri Franco Danieli, senza però fornire dettagli sulle modalità della liberazione né su un eventuale riscatto. ''Si tratta - ha detto Danieli - di un sequestro che rientra nella casistica tradizionale dei sequestri nel Delta del Niger. Ora la priorità è di riportarli in Italia. Cercheremo di farlo il prima possibile tenendo conto delle difficoltà tecniche''.
Il lieto fine del sequestro lampo ha dato ottimismo alla Farnesina: ''Rinnoviamo l'impegno per quanto riguarda la liberazione degli altri due ostaggi italiani nelle mani del Mend'', ha fatto sapere il capo dell'unità di crisi della Farnesina Elisabetta Belloni. Che però non commenta la possibilità che la liberazione sia avvenuta dopo il pagamento di un riscatto: ''Aspettiamo il rientro di Moro e Passarin, gli accertamenti verranno fatti dalla Procura''. Dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema ''viva soddisfazione per la felice conclusione della vicenda'' che dà speranza per le trattative che la Farnesina ''continua a perseguire con il massimo impegno e determinazione per la liberazione dei due tecnici italiani dell'Eni''.
Ottimismo non condiviso interamente dal viceministro Danieli. ''Certo che continua il forte impegno del ministero degli Esteri per arrivare quanto prima anche alla liberazione di Cosma Russo e Francesco Arena, il cui rapimento è connotato da dinamiche e motivazioni diverse e più complesse''.  I tempi per la liberazione dei due tecnici petroliferi non si annunciano rapidi.

Il sequestro di Mori e Passarin è stata una storia assolutamente diversa da quell'altro rapimento che dopo 82 giorni vede ancora prigionieri Francesco Arena e Cosma Russo. Questo fin da subito era apparso un brutale sequestro a scopo di estorsione. Evidentemente, frenetiche trattative si sono intrecciate da subito e soprattutto nel silenzio. Il risultato è stata la doppia liberazione. Molto probabilmente è stato pagato un riscatto. Forse sono state garantite contropartite per gli abitanti dei villaggi dell'etnia Okrika. Sembra comunque che le trattative siano passate per il consolato italiano a Lagos e per il console onorario che risiede a Port Harcourt. Sul pagamento, però, nessun commento dai responsabili politici della Farnesina.

Intanto ieri il Mend in un comunicato inviato via email alla France Presse ha annunciato che non sarà più possibile comunicare con i due ostaggi e che la prigionia dei due sarà d'ora in poi contraddistinta dal massimo riserbo: ''Senza il minimo dubbio, gli italiani saranno trattenuti in segreto fino alla loro eventuale liberazione che, ve lo garantisco, non arriverà tanto rapidamente''. Finora gli italiani erano stati autorizzati a parlare al telefono con le loro famiglie e i loro avvocati. Alla domanda diretta se il Mend intenda non permettere più comunicazioni fra gli ostaggi e le loro famiglie, il portavoce Jomo Gbomo ha risposto per posta elettronica: ''Esatto''.

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27 febbraio 2007
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