Liberi i sette pescatori tunisini che la notte dell'8 agosto avevano salvato 44 clandestini destinati al naufragio
Mentre qualche rappresentante della politica italiana si fa arrestare (e malmenare) dalla polizia belga per aver organizzato e partecipato ad una manifestazione non autorizzata per dire basta all'islamizzazione dell'Europa (leggi da Repubblica.it), da un'altra parte l'Italia si mostra pronta a tenere alto il vessillo della solidarietà tra i popoli. La bandiera dell'umanitarismo italiano è sventolata alta grazie alla liberazione dei sette pescatori tunisini, arrestati l'8 agosto scorso e messi sotto processo ad Agrigento, con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I sette avevano aiutato 44 clandestini in balia del mare forza 4, accogliendoli sui loro pescherecci e accompagnandoli verso il porto di Lampedusa.
L'odissea giudiziaria dei sette pescatori incensurati, equipaggio di due motopesca della flotta di Monastir, è finita dopo 32 giorni, una settimana prima dal processo per direttissima che i giudici volevano celebrare nonostante tutte le testimonianze rendessero conto che quella notte l'azione dei pescatori era stato un salvataggio che aveva evitato una tragedia.
Il caso ha creato tensioni tra Roma, Tunisi e Bruxelles dove un centinaio di europarlamentari, Arci, associazioni umanitarie ed opinionisti nei giorni scorsi si sono mobilitati per chiedere l'immediata scarcerazione dei sette uomini. Mobilitazione che ha funzionato visto che ieri mattina, a sorpresa, un'altra sezione del tribunale di Agrigento ha disposto la liberazione. O meglio: i due comandanti dei due pescherecci sono stati trasferiti agli arresti domiciliari in un Centro di accoglienza a Licata (AG). Gli altri cinque sono liberi e andranno a Palermo.
''Grazie italiani per l'aiuto che ci avete dato, personalmente rifarei tutto'' ha detto uno dei pescatori appena fuori dal carcere.
''La loro liberazione è il primo atto di risarcimento nei confronti di persone che hanno fatto ingiustamente più di un mese di galera'' ha detto invece l'eurodeputato di Rifondazione comunista Giusto Catania. ''La nostra battaglia continua adesso nel Parlamento europeo per arrivare a un quadro normativo rigoroso e di buon senso, capace di evitare le manette e il carcere a chi mette la propria vita a rischio per salvare quella degli altri'' ha aggiunto Claudio Fava, europarlamentare di Sinistra democratica.
La scorsa settimana, un articolo di Gian Marco Chiocci de ''il Giornale'', metteva però in dubbio l'innocenza dei sette marinai, riportando la ricostruzione di quanto accaduto e mettendo in evidenza come il comportamento dell'equipaggio dei due motopesca tunisini somigliasse più a quello di mercanti di uomini che non a quello di pescatori animati da un profondo senso di solidarietà (leggi l'articolo).