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Libero Stato, libera Chiesa

Paolo Urso, vescovo di Ragusa: "Uno Stato laico come il nostro non può ignorare il fenomeno delle convivenze tra due persone dello stesso sesso"

13 gennaio 2012

Parla un uomo di Chiesa che fa un ragionamento lineare e difficilmente non condivisibile. Un uomo di Chiesa, un monsignore che, invocando la laicità dello Stato, ragiona su un tema delicato: il riconoscimento da parte dello Stato delle unioni omosessuali, mentre la Chiesa si riservi solo il giudizio morale.
Più che un ragionamento propositivo, quello di mons. Paolo Urso, vescovo di Ragusa, è un auspicio, espresso in una lunga intervista alla testata online Quotidiano.net che compare anche nel sito di informazione della curia "Insieme". "Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme - afferma - è importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto. Che va chiamato - precisa - con un nome diverso dal matrimonio, altrimenti non ci intendiamo".
Monsignor Urso parla di una chiesa dalle "porte aperte" e affronta temi cruciali come l'immigrazione, il pacificismo, le convivenze, la fecondazione assistita. Ma è soprattutto sulle unioni tra gay che monsignor Urso esprime il giudizio più impegnativo.
C'è - viene chiesto al vescovo - un ritardo su questi temi? "Uno Stato laico come il nostro - ha risposto - non può ignorare il fenomeno delle convivenze, deve muoversi e definire diritti e doveri per i partner. Poi la valutazione morale spetterà ad altri".

Nel 2005 mons. Urso, in occasione del referendum sulla fecondazione assistita, dichiarò al Corriere della Sera che sarebbe andato a votare, lasciando libertà di coscienza ai fedeli. Si pose quindi in contrasto con l'allora presidente della Cei, cardinale Camillo Ruini, che aveva invece richiamato la Chiesa all'astensione. Rifarebbe quella scelta? "Senza dubbio la rifarei" risponde. "Sono stato educato - aggiunge - alla laicità dello Stato e al rispetto delle leggi civili. Quando il cittadino è chiamato a compiere delle scelte concrete, il compito della Chiesa è quello di offrire ai fedeli strumenti per decidere in autonomia e consapevolezza. Per questo ho detto alla mia gente: 'Informatevi, documentatevi, vedete se questo tipo di soluzioni sono giuste e giudicate voi'". Quella di Ruini fu, secondo il prelato, "un'azione di strategia politica". "Ma io credo - conclude - che i vescovi con la politica e le sue logiche non debbano avere nulla a che fare".
In questi anni il vescovo di Ragusa ha manifestato altre posizioni fuori dal coro. Per esempio, ha voluto che la marcia della pace partisse dall'aeroporto di Comiso dove invece il suo predecessore era andato per benedire le installazioni dei missili Cruise.

Monsignor Paolo Urso si è guadagnato l'elogio di Equality Italia, una rete per i diritti civili per la quale le parole del vescovo sono "molto importanti". "La presa di posizione del vescovo è molto importante, perchè correttamente distingue tra i doveri che ha lo Stato e il possibile giudizio morale della Chiesa", diec Aurelio Mancuso, presidente di Equality. "Fa positivamente impressione che un vescovo in Italia, Paese dove da tanto tempo non si levano voci differenti rispetto alle posizioni della Cei, dica che 'Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme è importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto'. Si tratta di una posizione tra l'altro condivisa dalla gran parte dei cattolici italiani, di numerosi teologi e riviste". "Speriamo che questa intervista - conclude Mancuso - apra un confronto serio dentro la gerarchia cattolica, che sappiamo ha svolto un ruolo di grave ingerenza e di interdizioni nei confronti della politica, riuscendo a bloccare per esempio la legge sull'omofobia e la transfobia".
"Le dichiarazioni del vescovo di Ragusa sono importanti soprattutto pensando a certi politici reazionari che con la scusa del cattolicesimo si oppongono a leggi che dovrebbero essere bagaglio fondamentale in un paese laico e civile". Così Ivan Scalfarotto, vicepresidente del PD, commenta le parole del vescovo. "Oltre al risvolto religioso per migliaia di fedeli - aggiunge - spero che posizioni di questo genere diano anche la possibilità a molti politici, più preoccupati del giudizio di Oltretevere che della responsabilità di rappresentare uno stato di diritto, di uscire dalle ipocrisie mascherate con la fede e approvare finalmente leggi che riconoscano la piena dignità e tutti i diritti e doveri a coppie formate da persone gay e lesbiche".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere.it]

 

 

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13 gennaio 2012
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