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Lo hanno ammazzato

Il tragico epilogo del rapimento del piccolo Tommaso Onofri, ucciso da quelle bestie venute dalla Sicilia

03 aprile 2006

Un mese di angoscia e di speranza. Un mese di ipotesi, sbagli e confusione. Un mese di indagini e di ricerche. Poi la svolta e la tragedia e la coscienza del fatto che la speranza era stata solo speranza fine a se stessa, perché il piccolo Tommy era stato ucciso il giorno stesso in cui venne rapito.

Sì, lo hanno ammazzato subito perché piangeva. Subito, appena fuori dalla cascina di Calsalbarocolo, a qualche kilometro di distanza. In due lo hanno portato via con uno scooter. Un lampeggiante li ha spaventati e sono caduti. Tommy ha iniziato a piangere e loro presi dal panico lo hanno soffocato. Poi, vicino al bordo di un torrente, prima lo hanno finito con un colpo di badile sul viso, dopo lo hanno seppellito, sotto uno strato leggero di terra e nascosto da un cumulo di paglia.
Ecco che fine ha fatto il piccolo Tommy, un piccolino di 18 mesi, che soffriva di epilessia e che quella fredda sera del 2 marzo scorso aveva la febbre a 39.

Ad ammazzarlo sono state due immonde bestie, un certo Salvatore Raimondi, un pregiudicato 27enne di Sorbolo, e Mario Alessi, il muratore siciliano, 44enne, che aveva lavorato nella cascina degli Onofri.
La loro intenzione, hanno detto, era quella di ottenere un po' di denaro dagli Onofri. Il rapimento avrebbe dovuto durare qualche ora, il tempo necessario al direttore della Poste di Montebello Sud, di andare in banca o di metterli in condizione di impadronirsi dei soldi delle pensioni che sarebbero state pagate proprio l'indomani, il 3 marzo. Gli avevano persino lasciato i cellulari, in modo da rendere più facili i contatti.
Gente rozza, maldestra, incapace, feroce, gente di merda, gente malvagia.
Hanno rapito quella piccola anima indifesa e fragilissima, e confusi lo hanno ammazzato.
Gente malvagia che non si può perdonare
.
Mario Alessi e sua moglie hanno mostrato qual'è l'esatto volto che il male può assumere.
Alessi era stata la prima persona ad essere indagata e ripetutamente, mostrando il suo volto in tv aveva non solo proclamato in maniera ferma la sua estraneità ai fatti, ma più volte ha avuto il coraggio di lanciare appelli ai rapitori affinché Tommy potesse ritornare fra le braccia dei suoi genitori.
Ha parlato senza mai abbassare gli occhi a terra. Si è detto e ripetuto innocente. Ha parlato ai rapitori, ed è stato difeso con ardore dalla sua compagna.
Mario Alessi aveva ammazzato il piccolo Tommy qualche giorno prima.

E i due orchi maledetti adesso si accusano a vicenda. Alessi e Raimondi si rimpallano la responsabilità dell'omicidio.
Nella notte del ritrovamento del corpo del bambino, davanti ai carabinieri, Raimondi ha accusato Alessi. Questo, sentito dalla polizia, ha detto che è stato il complice a uccidere Tommaso. Due versioni contrastanti, che gli investigatori dovranno verificare. Quel che è certo, è che sul volto del bambino sono stati trovati segni di colpi inferti con un oggetto contundente. I due, è stato reso noto, saranno tenuti in una sezione protetta del carcere di Parma, per scongiurare ''punizioni'' da parte degli altri detenuti.
Secondo la versione fornita da Raimondi ai carabinieri, Alessi aveva strangolato Tommaso, uccidendolo. Una rivelazione che ha scatenato la reazione dell'altro manovale: ''Ad ammazzare il bambino non sono stato io'', avrebbe detto, ''ma Raimondi, che l'ha colpito più volte al volto''.
Il primo a confessare dopo ore di interrogatorio è stato Salvatore Raimondi. La sua impronta digitale era stata ritrovata sullo scotch utilizzato per legare i genitori e il fratellino di Tommaso la sera del sequestro. Ieri, nella caserma provinciale dei carabinieri, ha raccontato di aver partecipato al rapimento, ma ha ribadito di non aver ucciso il bambino: è stato Alessi, ha insistito, ad averlo strozzato.

Mentre Raimondi rendeva la sua confessione, il complice si trovava negli uffici della Questura di Parma. E ha replicato: non è vero nulla, è stata Raimondi ad ammazzare Tommaso colpendolo al volto.

Intanto da San Biagio Platani, piccolo paese in provincia di Agrigento, i parenti di Mario Alessi hanno preso le distanze. ''Per noi è come se Mario fosse morto, non ne vogliamo più sentir parlare''. Sono state queste le parole del fratello gemello di Mario Alessi, Salvatore e di sua moglie Antonella Pace. Il terzo fratello Luigi, già l'altra sera sera, aveva condannato il gesto del familiare.
Attraverso il legale nominato ieri mattina, l'avvocato Mirella Amoroso, dicono: ''Siamo increduli ed esterrefatti. Lo abbiamo difeso a spada tratta quando lo credevamo innocente, ora che abbiamo saputo siamo annientati dal dolore''.
''I miei clienti - ha spiegato l'avvocato che sarà affiancato anche da un altro legale, il civilista Domenico Testasecca - sono decisi a battersi per ottenere l'affidamento temporaneo del figlio di 6 anni di Alessi e della sua compagna Antonella Conserva (anche lei coinvolta nel sequestro Onofri n.d.r.)''.
Il bambino ha trascorso alcuni mesi a San Biagio Platani mentre il padre era in carcere per una condanna per violenza sessuale. ''I miei assistiti - dice Amoroso - l'hanno cresciuto per un po' e ora sono molto preoccupati per lui. È ammalato (soffre di una cardiopatia congenita, n.d.r.) e va seguito. Ha il diritto di essere allevato in un ambiente sereno e tenuto fuori da vicende orribili come questa''.

Sì, perché tra qualche mese la Corte di cassazione si pronuncerà definitivamente sulla condanna a sei anni di carcere, per violenza sessuale, inflitta, dalla corte d'appello di Palermo, a Mario Alessi. A San Biagio Platani la storia dello stupro per cui il muratore è stato processato la ricordano tutti. Nell'estate del 2000 una coppia, che si era appartata nelle campagne vicine, venne aggredita da due uomini. I fidanzati furono rapinati; l'auto danneggiata per evitare che chiedessero aiuto; il ragazzo legato ad un albero; la giovane violentata. Le vittime si rivolsero ai carabinieri ma degli aggressori non fu possibile trovare traccia fino a quando uno di loro telefonò alla ragazza chiedendole un incontro. Lei finse di accettare e portò all'appuntamento i militari ma i due non si presentarono. Restarono, però, le tracce della chiamata che consentirono agli investigatori di risalire all'identità degli aggressori: Mario Alessi, ed un suo amico, G.B., anche lui di San Biagio Platani. Il resto lo fece la comparazione del dna prelevato dal liquido seminale trovato nella biancheria della vittima con quello estratto dalla saliva dei due indagati.

Tutto il popolo siciliano addolorato si stringe intorno alla famiglia Onofri, e condanna duramente il proprio conterraneo Mario Alessi.


C'è un altro indagato per il rapimento e l'uccisione del piccolo Tommaso Onofri
Aumenta il numero degli indagati per il rapimento e l'uccisione del piccolo Tommaso Onofri. Prosegue dunque la caccia ai complici di un delitto ancora non del tutto chiarito.
Pasquale Barbera, il capomastro 45enni di Pantelleria che lavorò con Mario Alessi, il muratore accusato di essere l'autore materiale del delitto nel casolare degli Onofri, è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di favoreggiamento.
A difendere l'uomo sarà l'avvocato Paolo Mingori, del Foro di Parma. Barbera, nei giorni scorsi, era stato sentito dagli inquirenti, come persona informata sui fatti, ma non è stato ancora interrogato come indagato. Insieme a lui e alle tre persone già fermate non risultano nuovi indagati. A chiamare in causa Barbera, per la contestazione di favoreggiamento, ci sarebbero fra l'altro diverse telefonate con Mario Alessi, uno dei tre fermati per il sequestro.
Nulla di sconvolgente, però, secondo la tesi difensiva, poichè i due si conoscevano bene: fu Barbera, infatti, a far lavorare come manovale proprio Alessi nella ristrutturazione dell' abitazione della famiglia Onofri. Secondo fonti investigative, al momento, non ci sono altri indagati.

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03 aprile 2006
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