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Lo j'accuse iberico

Un altro ministro spagnolo contro la politica sull'immigrazione che l'Italia vuole adottare

19 maggio 2008

Nei giorni scorsi sul quotidiano spagnolo El Mundo si è letta questa dichiarazione del vicepremier iberico, e portavoce del governo Zapatero, Maria Teresa Fernandez De La Vega: "Il governo spagnolo respinge la violenza, il razzismo e la xenofobia e, pertanto, non può condividere ciò che sta succedendo in Italia. La Spagna lavora a una politica dell'immigrazione legale e ordinata, che permetta il riconoscimento di diritti e doveri. Esistono meccanismi legali per arginare l'immigrazione clandestina. Sono questi i meccanismi da utilizzare, e non altri". (l'articolo di El Mundo).
Parole che hanno quasi scatenato una mini-crisi tra Spagna e Italia, ma che José Luis Rodriguez Zapatero ha subito risolto incontrando il ministro degli Esteri Franco Frattini (a Lima, dove entrambi partecipavano al summit Ue-Amlat), e spiegando che De la Vega faceva in realtà riferimento agli atti di violenza, avvenuti la scorsa settimana a Napoli, dove due campi rom erano stati incendiati (leggi) e non aveva criticato direttamente il governo italiano.

Insomma, ''un malinteso'', così lo ha chiamato Zapatero, che comunque non è andato giù al ministro delle Riforme Umberto Bossi: "Gli spagnoli sono i primi a sparare sugli immigrati. Noi invece li abbiamo già qui e abbiamo il problema inverso: metterli fuori", ha attaccato il senatur. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, ha invece gettato acqua sul fuoco: "Mi pare che le incaute dichiarazioni del vicepremier spagnolo - ha affermato il responsabile del Viminale - siano state smentite dal premier Zapatero, quindi l'incidente è chiuso per quanto ci riguarda".
Tutto bene, dunque... non proprio.
"Le politiche sull'immigrazione del governo italiano pongono l'accento più sulla discriminazione del diverso che sulla gestione del fenomeno" e "intendono criminalizzare il diverso".
La Spagna è tornata alla carica attaccando nuovamente la politica sull'immigrazione adottata dal governo italiano. Le parole sono stavolta del ministro del Lavoro e dell'Immigrazione, Celestino Corbacho, secondo quanto riferisce l'edizione on line di El Mundo citando l'agenzia di stampa Europa press.
L'incidente italo-spagnolo, quindi, non è chiuso. Anzi, dopo quarant'otto ore di distanza è... raddoppiato. "E' necessario rispettare i diritti umani quando si lotta contro l'immigrazione clandestina" ha detto il ministro Corbacho secondo l'agenzia Europa Press. "Un immigrato illegale ha un solo destino, il ritorno nel suo Paese, ma per ottenere questo bisogna soddisfare tutte le condizioni di rispetto dei diritti umani".

Immediate e piccata le reazioni in Italia. Il premier "Zapatero sappia mettere a tacere i suoi ministri che ci offendono" ha detto Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl. "Singolare - ha detto ancora - che un ministro straniero, da rispettare per il ruolo che riveste, si permette di mettere in dubbio che in Italia non si rispettino i diritti umani. L'Italia è la culla del diritto, ma è anche il paese che ha affidato al nuovo governo il compito di garantire la sicurezza dei cittadini. E di certo non faremo ciò che ha fatto la Spagna, cioè sparare sugli stranieri". Il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni ha invitato il ministro Corbacho "a guardare in casa propria prima di criticarci".

Diego Lopez Garrido, il segretario di Stato spagnolo agli affari europei, ieri sera ha provato a mettere una pezza: "Nessuna crisi, nessuno scontro. Questa è la posizione del governo Zapatero. Questo è quello che ci siamo detti con l'ambasciatore italiano a Madrid". Come dire: il ministro Corbacho parla, sbagliando, e a titolo personale.
Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha incassato il chiarimento ufficiale e ha avvertito: "Sono sicuro che il presidente Zapatero saprà porre fine a dichiarazioni individuali ed estemporanee che non rispecchiano la linea di forte collaborazione che ha dichiarato di voler mantenere con l'Italia".
Ma i cocci di una nuova crisi sono in terra. E riguardano anche un altro fronte. Oltre al ministro del lavoro Corbacho, anche la sua collega per le Pari Opportunità, Bibiana Aido, se l'è presa con Silvio Berlusconi al quale, riferendosi ad una sua battuta di qualche tempo fa  (Berlusconi aveva definito "troppo rosa" l'ultimo esecutivo iberico e quindi difficile da guidare),  ha suggerito di "andare dallo psichiatra [...] Pagherei di persona uno psichiatra per Berlusconi, ma servirebbero molte sedute".

La regina dei rom d'Europa: ''Campagna d'odio senza precedenti'' - E' in atto una campagna d'odio senza precedenti. Così Tudor Lucica, la regina dei rom rumeni d'Europa, ha commentato con l'Adnkronos il clima di tensione di queste ultime settimane dopo gli attacchi al campo rom di Ponticelli a Napoli e le misure annunciate nel pacchetto di sicurezza del governo.
Quarantaquattro anni, artista di talento nata in Romania, in Italia da quasi vent'anni, la regina Tudor è da sempre impegnata al fianco del suo popolo. "Dopo un gravissimo incidente - aggiunge - ho conosciuto un sacerdote meraviglioso che è diventato il mio punto di riferimento per aiutare i più bisognosi e da anni mi batto per i diritti dei rom. Sono la mia ragione di vita. Da Milano, dove vivo ora ospite di famiglie generose, lotto per tutelare i rom e per garantire loro i servizi indispensabili".
"Vorrei che tutti sapessero che il popolo rom - prosegue Lucica - non è un pericolo per l'Italia. Abbiamo tanto in comune con gli italiani, spesso è l'ignoranza a dividerci, chi non conosce odia. L'Italia ai miei occhi è un Paese sensibile, ci vivo da 18 anni ed è il luogo che meglio mi ha accolta. Ora mi sembra di vivere un incubo, si parla di espulsioni. C'è un odio profondo mai sentito prima, un clima di tensione che toglie il respiro. Un attacco di questo tipo coinvolge, direttamente o indirettamente, bambini e anziani senza colpa. I rom che da generazioni vivono in Italia, amano questo Paese". Lucica ha lanciato poi un appello alle autorità: "riflettete bene prima di prendere qualsiasi iniziativa". "Ciò che fa più male è il silenzio - ha continuato Lucica Tudor - l'assenza di gesti di solidarietà dalla destra come dalla sinistra, degli intellettuali. Non uno che abbia parlato per difenderci. Le porte erano chiuse prima e ancora di più oggi. Da tempo insieme ad altri rom stiamo preparando una 'Carta dei Diritti del popolo rom' da presentare all'Unione europea". La 'regina' dei rom rumeni d'Europa ha infine aggiunto: "Per un anno intero ho aspettato un incontro con il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ma non ho mai ricevuto risposta. Ora ho intenzione di chiedere un incontro al nuovo sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e spero che mi ascolti, credo sia un uomo di grande sensibilità. Una cultura come quella dei rom va tutelata, non distrutta. Non si può trasformare un rom in italiano, non si cancella un'identità". [Adnkronos, 18 maggio 2008]

- E la Spagna accusò l'Italia di xenofobia (Guidasicilia.it, 17/05/08)

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19 maggio 2008
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