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Lo sbarco dei mille

Sei i barconi diretti a Lampedusa, con a bordo oltre un migliaio di profughi. Il primo sbarco questa mattina

13 maggio 2011

AGGIORNAMENTO
Sono stati tutti tratti in salvo dagli uomini della Guardia di finanza e della Guardia costiera i circa 500 migranti che si trovavano a bordo di un barcone in difficoltà nel Canale di Sicilia. La "carretta" del mare sulla quale viaggiavano gli extracomunitari imbarcava acqua, era priva di controllo e in balia delle onde, dal momento che durante la traversata aveva riportato la rottura del timone. Gli extracomunitari sono stati trasbordati dunque su sei motovedette italiane, e portati al sicuro sul molo commerciale di Lampedusa.
Sono complessivamente 1.271 i profughi sbarcati in poco meno di 8 ore sull'isola. Il primo sbarco è avvenuto poco prima delle 7 di questa mattina con 166 migranti a bordo, seguito da un altro di 265 persone, e poi 191 e 142. Infine, 14 immigrati, ma di nazionalita' tunisina, sono approdati sull'isola di Linosa.

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Al porto di Lampedusa, poco dopo le sette di questa mattina, è sbarcato il primo dei sei barconi di profughi avvistati ieri sera nel Canale di Sicilia. Sull'imbarcazione c'erano 166 profughi, tra cui nove donne e quattro bambini ancora piccoli. I migranti sono quasi tutti in buone condizioni, fatta eccezione per quattro persone portate al Poliambulatorio dell'isola per un controllo sanitario.
Nelle prossime ore è previsto l'arrivo degli altri barconi con complessivamente almeno mille persone a bordo. La nave 'Vitali' della Guardia di Finanza ha già raggiunto la seconda imbarcazione con oltre 200 persone. L'arrivo al porto dell'isola è previsto in mattinata. Poi c'è un'altra imbarcazione ancora distante, e questa avrebbe a bordo circa 500 profughi. Nella notte, una nave militare francese della Nato ha soccorso, nel Canale di Sicilia, uno dei sei barconi. L'imbarcazione, come si apprende, si è avvicinata a una delle carrette del mare in difficoltà fornendo soccorso ai migranti e dando loro acqua e viveri.

Ieri sera un drammatico SOS lanciato con un telefono satellitare è stato raccolto da un giornalista di Al Jazeera: "Chiediamo all’Italia e a Malta di aiutarci: stiamo imbarcando acqua e rischiamo di affondare". L'appello è arrivato daa uno dei circa 200 migranti che si trovano a bordo di un barcone nel Canale di Sicilia che, secondo i rilevamenti con il Gps, si troverebbe a circa 80 miglia a Nord delle coste libiche, in acque Sar di competenza maltese. Le autorità de La Valletta hanno detto che la stanno "monitorando", ma hanno puntualizzato che non è ancora entrata in acque maltesi. Parlando con il giornalista di Al Jazeera, un migrante ha detto di essere nigeriano, in un inglese stentato ha spiegato che sul barcone sono in 220, tra cui molte donne e bambini. La barca sarebbe salpata ieri da un porto vicino a Tripoli.
Sul posto è poi arrivata una nave della Marina Militare. Nella zona, di competenza maltese per quanto riguarda i soccorsi, si stanno dirigendo anche alcune unità partite dalla Valletta. Un altro barcone, infine, è stato avvistato mentre si trova ancora in acque libiche, ad oltre cento miglia da Lampedusa.
Inoltre, due gommoni con alcune decine di migranti sono stati avvistati da un peschereccio a poca distanza dalla costa di Pantelleria. A bordo di uno dei due natanti ci sono nove migranti mentre è ancora sconosciuto il numero delle persone che si trovano sull’altro gommone. Verso le imbarcazioni si sono dirette le motovedette della Capitaneria di Porto e dei Carabinieri.
Intanto, i 129 minori ancora presenti a Lampedusa nel centro d’accoglienza partiranno stamane con il traghetto di linea diretto a Porto Empedocle, dove saranno provvisoriamente ospitati nella tensostruttura allestita al porto e da lì nelle comunità alloggio. I minori, tra cui una ragazza, tutti di età compresa tra i 16 e i 17 anni, provengono prevalentemente dai paesi dell’Africa sub sahariana, ma fra loro ci sono anche 11 tunisini.

"Dopo il cardinale Bagnasco a Lampedusa venga il Papa" - Mercoledì prossimo, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco, si recherà in visita a Lampedusa. "È un segno di attenzione della Chiesa italiana alle vicende dell'immigrazione ma anche alla comunità di Lampedusa che nei giorni dell'emergenza ha dimostrato grande senso di accoglienza e di solidarità", ha commentato mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento.
"Siamo molto contenti che il cardinale Angelo Bagnasco venga a Lampedusa e gli chiederemo ufficialmente di far venire il Papa, anche perché l'idea ci piace molto". Il parroco di Lampedusa, don Stefano Nastasi, accoglie così - interpellato dal Sir, l'agenzia dei vescovi italiani - la notizia che Bagnasco sarà sull'isola mercoledì prossimo. "È la prima volta - aggiunge - che un presidente Cei viene a Lampedusa anche se il card. Bagnasco vi aveva già fatto visita in qualità di Ordinario militare. Siamo contenti perchè rappresenta la vicinanza della Cei alla popolazione lampedusana". "Attendiamo notizie più precise - dice ancora il sacerdote -, perchè non sappiamo ancora che tipo di visita sarà. Presumo che venga per incontrare la comunità ed esprimere la gratitudine della Cei rispetto alla situazione che stiamo vivendo, che certamente non è finita. Avremo bisogno di ulteriori risposte, anche rispetto ai bisogni nuovi che stanno emergendo, considerando che la stagione estiva probabilmente non andrà a gonfie vele. Abbiamo bisogno di supporto tangibile, ma più da parte del governo che della Chiesa".
Don Nastasi ha fatto sapere inoltre che oggi pomeriggio alle 17 si svolgeranno, nel cimitero di Lampedusa, i funerali dei tre uomini, probabilmente nigeriani, annegati durante il naufragio di domenica scorsa (LEGGI). Saranno sepolti a Lampedusa perchè non sono stati identificati e nessuno ha reclamato i corpi. Poi ha lanciato un appello alle tv perché "non trasmettano le immagini dei primi giorni di caos sull'isola senza spiegare che sono immagini di repertorio, senza una data. Questo a noi lampedusani fa molto male, ci mortifica. È come se ci strumentalizzassero per fare breccia sulla gente".

Claudio Baglioni a Lampedusa dice: "Sùsiti" - "Sùsiti" che in dialetto siciliano significa "Alzati, sollevati", ha tutta la forza di un imperativo categorico, un moto d'orgoglio e di dignità che diventa il titolo di un grande raduno-concerto a più voci e strumenti che si terrà venerdì 3 giugno, al porto di Cala Pisana di Lampedusa.
Una tre giorni organizzata dalla Fondazione O'Scià e Claudio Baglioni insieme alla Nazionale Italiana Cantanti (NIC) e all'Associazione Artisti Amici (AAA) per trasmettere solidarietà agli isolani, accoglienza ai profughi e riconoscenza ai soccorritori.
Claudio Baglioni e un'intera squadra di interpreti, cantautori e musicisti saranno i testimonial d'eccezione di un evento che vuole promuovere il valore dell'integrazione e preservare l'immagine di una delle più belle aree marine del Mediterraneo. Molti degli artisti che compongono questo team di solidarietà, hanno già portato individualmente la loro testimonianza a Lampedusa, in occasione delle edizioni della rassegna "O'Scià", la tradizionale settimana di musica e incontri che tra settembre e ottobre, vede i più grandi nomi dell'arte, della cultura e dello spettacolo italiani e internazionali riunirsi sull'isola.
Musica e non solo. Il concerto, infatti, sarà anticipato da una partita di calcio amichevole tra la Nazionale Italiana Cantanti e il Lampedusa Calcio (giovedì 2, presso il campo sportivo) e seguito nella giornata di sabato 4, da una serie di performance artistiche itineranti, nei luoghi più suggestivi e simbolici dell'isola.

"No alle decisioni unilaterali su Schengen" - No a decisioni prese in modo unilaterale su Schengen e sì invece a risposte comunitarie per evitare il rischio di far scattare "reazioni a catena" tra i Paesi europei. E' la posizione espressa ieri dalla Commissione Ue e dalla presidenza ungherese di turno del Consiglio al termine della prima sessione di lavori dei ministri dell'Interno dei 27 a Bruxelles.
"L'opinione della maggioranza dei Paesi è che uno Stato membro non dovrebbe poter prendere individualmente una decisione simile (chiudere le frontiere, ndr) perché potrebbe fare scattare una reazione a catena che comprometterebbe la fiducia degli altri Stati membri" ha affermato il ministro dell'Interno ungherese Sandor Pinter, sottolineando che "è per questo che occorre una risposta comunitaria, solo che come sarà questo dipenderà dai nostri lavori".
"Abbiamo bisogno di chiarire le procedure per evitare decisioni unilaterali e non coordinate da parte dei Paesi membri" ha fatto eco la commissaria Ue agli Affari interni Cecilia Malmstroem, sottolineando che anche la Commissione "pensa che decisioni di questo tipo debbano essere prese su una base comunitaria". Secondo la Malmstroem c'è stata nel corso della riunione dei ministri degli Interni dei 27 una "unanimità molto forte" sul fatto che Schengen sia una "conquista che dobbiamo difendere". Per questo secondo la responsabile di Bruxelles è ora "necessario identificare gli strumenti" con cui rafforzarne la governance, dove solo come "ultimissima spiaggia", a "condizioni molto ben definite" e "temporaneamente" possono essere reintrodotti i controlli alle frontiere.
Finora non c'è stata "nessuna discussione" sulle misure annunciate dalla Danimarca (LEGGI), che il ministro per l'immigrazione Soren Pind ha illustrato all'inizio dei lavori. "La Danimarca ci ha informati questa mattina e ieri pomeriggio ci aveva già inviato le prime informazioni, ma non abbiamo ancora avuto la possibilità di esaminarle e su questo non c'è stata nessuna discussione", ha riferito la Malmstroem. "Il collega danese ha ribadito che la decisione rientra nelle regole di Schengen" e che le misure "non intendono andare contro" il trattato, ha rassicurato il ministro dell'Interno ungherese.

Su Schengen e la chiusura parziale delle frontiere l'Italia è "esattamente sulla posizione della Commissione europea". Lo ha affermato il ministro dell'Interno Roberto Maroni al termine del Consiglio Ue straordinario affari interni. Durante il dibattito di ieri a Bruxelles, il titolare del Viminale è intervenuto per dire che la posizione dell'Italia "è assolutamente a sostegno della comunicazione della Commissione" Ue, che chiede una revisione della governance della libera circolazione e il 'no' alla chiusura delle frontiere se non in casi eccezionali, limitati e ben definiti.
Per quanto riguarda l'emergenza immigrazione, ieri mattina, al suo arrivo a Bruxelles, il ministro ha detto che la Ue non ha la "tempestività" necessaria nel mettere in atto le decisioni prese, facendo riferimento alla cooperazione tra l'agenzia Frontex e la Tunisia per il pattugliamento congiunto delle frontiere marittime del Paese nordafricano.
A un cronista che chiedeva cosa dovrebbe fare l'Ue, il ministro ha risposto che "basterebbe che si desse attuazione concreta alle decisioni prese, cosa che purtroppo non succede come dovrebbe succedere con la tempestività necessaria". A partire da quelle "dell'ultimo Consiglio giustizia e affari interni di un mese fa, in cui si decise che Frontex avrebbe dovuto iniziare i negoziati con la Tunisia per i pattugliamenti congiunti" quando "invece è passato un mese e non è successo nulla".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Lasiciliaweb.it]

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13 maggio 2011
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