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Lo sciopero degli operai Fiat dello Stabilimento di T. Imerese si è fermato solo per rispetto al Papa

Lunedì, sindacati e operai siciliani saranno di nuovo davanti alla Regione

02 aprile 2005

Ieri, 1 aprile, sono tornati a protestare gli operai della Fiat di Termini Imerese in cassa integrazione per cinque mesi dal 21 marzo, e quelli dell'indotto che temono per il loro futuro occupazionale in assenza di commesse per la fabbrica automobilistica.
Circa 200 metalmeccanici si sono radunati ieri mattina a Palermo in piazza Indipendenza, davanti a Palazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione per chiedere un incontro con il presidente, Salvatore Cuffaro, la cui azione nella crisi Fiat è giudicata insufficiente dai sindacati che sollecitano un'iniziativa del governo siciliano per ottenere da Fiat Auto certezze sul futuro di Termini Imerese.

Il lungo periodo di cassa integrazione è stato motivato dal Lingotto con la necessità di adeguare le linee alla produzione della nuova Ypsilon che dovrebbe a settembre approdare nell'impianto siciliano dove finora è stata assemblata la Punto. Un cambiamento che ha provocato conseguenze pesanti nell'indotto: ad alcune aziende non sono state rinnovate le commesse, altre non hanno ancora notizie al riguardo. Ma tutte con la chiusura di Termini Imerese hanno cessato l'attività e per gli operai, in totale un migliaio, non è stata attivata nemmeno la cassa integrazione.

Gli operai della Fiat di Termini Imerese e dell'indotto sono stati ricevuti dalla task force regionale per il lavoro, alla quale hanno prospettato la loro piattaforma sulla crisi che sta interessando il gruppo torinese. Il capo della task force, Salvatore Cianciolo, ha riferito ai rappresentanti sindacali le iniziative che la Regione sta attuando per intervenire sulla vicenda. Cianciolo ha informato i sindacalisti che lunedì incontrerà i titolari delle aziende dell'indotto. La riunione è stata sospesa e rinviata alla notizia dell'aggravarsi delle condizioni di salute del Papa.

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02 aprile 2005
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