Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Lo sciopero dei Tir contagia l'Italia

La protesta degli autotrasportatori si è estesa al resto del Paese: camionisti fermi per cinque giorni

24 gennaio 2012

Partito dalla Sicilia, lo sciopero dei Tir ha contagiato tutta l'Italia, causando blocchi e disagi alla circolazione e non solo. All'alba di oggi, lo sciopero dei camion è stato purtroppo scenario di una tragedia: nell'astigiano, al presidio degli autotrasportatori sulla statale 10 nei pressi di Asti ovest, un uomo di 45 anni che partecipava al presidio è stato travolto e ucciso da un Tir, a quanto sembra, condotto da una donna tedesca. L'incidente si è verificato poco dopo le 5. A travolgere l'uomo è stato un mezzo pesante con targa straniera che stava riprendendo la marcia dopo la fermata notturna. Sul posto la polizia stradale di Asti sta effettuando i rilievi per ricostruire l'esatta dinamica dell'incidente.
Intanto prosegue la protesta che ha bloccato il primo turno di tutti gli stabilimenti Fiat a causa del mancato rifornimento dei componenti. E si fa concreto il rischio di un aumento di prezzi nei mercati.

In Italia, il Garante sugli scioperi attacca chiedendo la precettazione e parla di blocchi "inaccettabili". Il ministero dei Trasporti li definisce "ingiustificati" ed il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri assicura che "non saranno tollerati". "Nelle proteste non si può andare oltre le leggi - ha detto il ministro - e non saranno tollerati blocchi stradali. Fin dove si può tollerare, useremo dialogo e tolleranza. Però bisogna anche tenere presenti i diritti dei cittadini". Per il ministro Cancellieri, che oggi riferirà in Senato sullo sciopero dell'autotrasporto in Sicilia, "è giusto che le proteste si manifestino, sempre però nel rispetto della legge. Siamo aperti a ogni forma di dialogo - ha detto - ma siamo anche pronti a usare tutti gli strumenti che la legge ci mette a disposizione. Seguiamo gli eventi con molta attenzione e fermezza ma anche con serenità".
La protesta proseguirà fino a venerdì, ma domani è in programma un incontro che potrebbe essere decisivo tra Governo e rappresentanti dei camionisti. La mappa delle proteste contro gli aumenti del gasolio, dei pedaggi autostradali e dell'Irpef - sulle quali vigilano due gruppi di lavoro riuniti al Viminale, uno centrato sull'ordine pubblico e l'altro sulla circolazione - coinvolge quasi tutte le regioni. I mugnai, da parte loro, lanciano l'allarme cibo. Pane e pasta, affermano, sono a rischio nell'arco di 48 ore se non verrà ripristinata la normalità del trasporto su strada.
Dal Governo, dal mondo delle imprese, ma anche da quello sindacale, sono partiti attacchi all'iniziativa di protesta. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha ricordato di aver convocato le associazioni dell'Autotrasporto lo scorso 11 gennaio proprio per fare il punto su problemi e richieste e di aver assunto in quell'occasione "concreti impegni, immediatamente attuati". Dunque, ha aggiunto, "non si giustificano le gravi azioni di blocco che tuttora persistono".
L'Authority di garanzia sugli scioperi ha scritto ai ministri di Interno e Trasporti affinché valutino se non sia il caso di emanare l'ordinanza di precettazione nei confronti delle organizzazioni degli autotrasportatori. "I blocchi causati dalla protesta - ha detto il presidente Roberto Alesse - sono inaccettabili" ed ha annunciato l'apertura di "un procedimento per valutare le sanzioni da irrogare a chiunque stia violando la legge e danneggiando i cittadini".
Confindustria ha chiesto al Governo di "ripristinare immediatamente la normalità dei trasporti stradali. Un fermo dei servizi non può trasformarsi in blocchi illegali, che impediscono alle imprese di poter svolgere liberamente le proprie attività e ai cittadini di circolare sulla rete stradale". Critiche anche altre associazioni degli autotrasportatori.

Intanto, in Sicilia la situazione torna gradualmente alla normalità. Sebbene la protesta messa in atto dal Comitato Forza d'Urto e dal Movimento dei Forconi prosegua in forma pacifica, i Tir carichi di carburante sono riusciti a rifornire le pompe di benzina lasciate a secco nei giorni scorsi e prese letteralmente d'assalto da migliaia di automobilisti che hanno atteso ore prima di poter fare rifornimento. Lunghe code sono state registrate anche ieri mattina, con i conseguenti problemi per il traffico.
Per andare incontro alla popolazione "rimasta a secco", l'assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, ha firmato un decreto che stabilisce che fino alle 24 di domenica 29 gennaio gli impianti di distribuzione di carburanti possono esercitare la propria attività anche 24 ore al giorno, in deroga alle disposizioni previste. "Dopo l'emergenza - ha detto l'assessore - adesso occorre garantire il servizio sia ai cittadini e sia alle imprese che fin troppo hanno pagato in termini economici a causa dello sciopero che ha comportato il blocco del traffico dei giorni scorsi".
Il decreto è stato emesso anche per agevolare al massimo il rifornimento dei distributori di carburante in Sicilia. "Molti impianti sono letteralmente rimasti a secco - ha aggiunto Venturi - e gli approvvigionamenti stanno lentamente tornando alla normalità. Con questo provvedimento l'amministrazione intende andare incontro, per quanto possibile, alle esigenze di tutte le categorie produttive, distributori inclusi, e dei cittadini, concedendo la deroga sia sui giorni di chiusura che ai normali turni di servizio".

Per quanto riguarda uno degli attori principali della "rivolta" siciliana, ossia i 'Forconi', il movimento si è spaccato. Martino Morsello, uno dei leader della protesta è solo. La sua linea dura per continuare a mantenere alto il livello della protesta in Sicilia non è passato. È prevalsa la linea di Mariano Ferro e Giuseppe Scarlata che hanno deciso di attendere cosa avverrà dopo l'incontro previsto per domani, mercoledì 25 gennaio, tra il governatore Raffaele Lombardo e il premier Monti.
La notizia è stata data dal coordinatore regionale Mariano Ferro, nel corso di un incontro svoltosi ieri con i giornalisti, a Pian del Lago, a Caltanissetta. "Da questo momento in poi, per il bene dei siciliani - ha dichiarato Ferro - Forza d'Urto si spenderà per ricompattare la frattura, con calma e razionalità. Non se ne può di sentir parlare di due coordinatori regionali bisogna fare chiarezza. Stiamo portando avanti una battaglia per il bene del popolo siciliano. Solo oggi, che i blocchi sono in atto in tutta la penisola, si stanno accorgendo della nostra presenza. Tutti i ministeri sono allertati".

"Mercoledì mattina invaderemo Palermo mentre i nostri novanta deputati dovranno andare a Roma. Fino a quando non vedremo scritto nero su bianco, con la necessaria dotazione finanziaria, quelle che sono le nostre richieste, la nostra battaglia continuerà. I presidi proseguiranno, ma non vogliamo creare disagi ai cittadini come non vogliamo innescare una guerra fra poveri. I presidi rappresentano una fiammella che rimane accesa per dire che questa guerra non è finita. Stiamo scrivendo una pagina storica per la nostra Sicilia. Rivendichiamo l’applicazione dello Statuto Siciliano, quindi defiscalizzazione dei carburanti, distribuzione dei fondi comunitari, basta con le vessazioni da parte della Serit". Ferro ha anche replicato alle accuse mosse dal presidente di Confindustria, Ivan Lo Bello. "Se Lo Bello ritiene che all’interno del nostro movimento vi siano dei mafiosi, lo prego di recarsi in Procura e di fare nomi e cognomi". Ferro ha infine riferito che da ora in poi i portavoce del movimento saranno lui e Giuseppe Scarlata.
Domani mattina i pescatori catanesi aderenti a Forza d'Urto, con in testa il segretario del movimento Fabio Micalizzi, terranno un corteo che è stato autorizzato dalla Polizia. Il concentramento dei manifestanti è previsto alle 9.30 davanti al porto di Catania.

A Ragusa, la Confesercenti provinciale ha denunciato blocchi ad opera di persone che non sono riconducibili ai 'Forconi'. "Nonostante la sospensione delle manifestazione dei Forconi, individui non meglio identificati continuano a bloccare le merci". Confesercenti ha segnalato che l'accaduto è avvenuto ieri al mercato ortofrutticolo di Vittoria con gente che "non si capisce a quale sigla fa parte o aderisce ma allo stesso modo ha causato grossi problemi nel trasferimento delle merci deperibili che hanno già atteso parecchi giorni prima a causa della protesta di Forza d'urto". "Abbiamo avuto notizie anche di blocchi in alcuni caselli autostradali della Sicilia sempre da parte di persone che minacciano e non si capisce a che titolo sono li".
A Licata, in provincia di Agrigento, gli agricoltori hanno regalato due camion pieni di zucchine e carciofi ai passanti della zona del porto. La merce, a causa dello sciopero dei tir la scorsa settimana, non ha potuto raggiungere i mercati regionali e nazionali.

"Tutti, i cittadini come le imprese, hanno motivi di insoddisfazione forte, ma non basta questo a motivare il blocco del Paese. Questa forma di protesta è inaccettabile, suicida". Ancora ieri, il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, in un'intervista al 'Messaggero, ha lanciato un monito alle categorie sul piede di guerra.
"'Va spiegato - ha aggiunto - che in questo momento non è possibile portare avanti interessi di singole categorie. Bisogna restare ancorati all'interesse generale. Lavorare per recuperare il tempo perduto: da 15-20 anni non si fanno piu' riforme in Italia". Per il presidente di Confindustria Sicilia, se ne esce "facendo le riforme, evitando le strumentalizzazioni, fissando il principio che si può discutere di tutto, anche della struttura dei contratti di lavoro se serve a costruire il futuro dei nostri figli".
A chi gli ha chiesto se è possibile quantificare i danni già subiti dalla Sicilia a causa del blocco di 5 giorni, Lo Bello ha replicato: "Alcune centinaia di milioni di euro. Derrate agricole o comunque deperibili non distribuite ed avviate al macero, centinaia di lavoratori in cassa integrazione. E questo pesa ancora di più in una regione dove la crisi è più forte che altrove''.
Quanto al rischio di infiltrazioni mafiose nella protesta, Lo Bello ha sottolineato: "La categoria dei trasportatori è composta nella stragrande maggioranza da gente perbene, da lavoratori onesti. Ma occorre, ed in prima battuta proprio da parte loro, una grande vigilanza. Penso alla situazione della Calabria e della Campania. Penso alle inchieste in corso - ha concluso - ne cito una soltanto: quella delle infiltrazioni mafiose nel mercato di Fondi".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ign]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

24 gennaio 2012
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia