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Lo scippo!

La Cassazione ha stabilito che la Fininvest dovrà risarcire la Cir di De Benedetti

18 settembre 2013

La Cassazione ha stabilito che la Fininvest dovrà risarcire la Cir di De Benedetti, ma al ribasso. In particolare la III sezione civile, nelle 185 pagine di motivazione depositate ieri, ha stabilito che il risarcimento che la Fininvest deve alla Cir dovrà essere inferiore del 15%. In appello c'era stata la condanna a risarcire la Cir con 564,2 milioni di euro per il danno subito con l'annullamento, nel 1991 da parte della Corte d'Appello di Roma, del lodo arbitrale favorevole a De Benedetti sul controllo della Mondadori.
In seguito alla sentenza della Cassazione civile sul Lodo Mondadori, precisa poi in una nota la Cir, "l'importo definitivo del risarcimento riconosciuto alla Cir ammonta a circa 494 milioni di euro".

In secondo grado, per i giudici, se il relatore non fosse stato corrotto, la Mondadori sarebbe andata a Carlo De Benedetti. In primo grado, il giudice Raimondo Mesiano aveva stabilito un risarcimento di 749,9 milioni sostenendo che la Cir aveva subito un danno patrimoniale da perdita di chance. Nel motivo di ricorso di Fininvest che la Cassazione ha accolto si denunciava falsa applicazione del criterio equitativo sul 'danno patrimoniale ulteriore'. Nel dettaglio, la Suprema Corte ha accolto il tredicesimo motivo di ricorso di Fininvest e ha cassato senza rinvio il capo della sentenza d'Appello contenente la liquidazione d'anno in via equitativa come stimata nella misura del 15% del danno patrimoniale liquidato. Confermata nel resto l'impugnata sentenza.

Fininvest dovrà quindi risarcire la Cir di De Benedetti nella vicenda, legata alla cosiddetta 'guerra di Segrate' con un risarcimento al ribasso e, come ha stabilito la sentenza 21255 della Cassazione, dovrà sborsare 900mila euro di spese processuali.
Quanto a Cir, la Suprema Corte rileva che ha subito un "danno ingiusto" conseguente a un "atto doloso (il comportamento corrotto del giudice Metta) che cagiona ad altri (la Cir) un evento di danno (la sentenza corrotta) ingiusto (conseguente alla ingiusta alterazione delle posizioni contrattuali) da cui scaturisce una conseguenza dannosa risarcibile (la transazione stipulata a diverse e pregiudizievoli condizioni), in costanza del doppio e necessario nesso di causalità, materiale e giuridico". Piazza Cavour fa notare che "la sentenza impugnata, secondo la quale la corruzione del componente del collegio aveva privato la Cir non tanto della chance di una sentenza favorevole, ma senz'altro, della sentenza favorevole, nel senso che, con Metta non corrotto, l'impugnazione del lodo sarebbe stata respinta, risulta conforme a diritto, non nel senso della sussistenza di un diritto a non vedersi annullato un lodo favorevole, bensì in quello di avere senz'altro ritenuto ingiusto il danno subito da Cir".
La Cassazione nella sentenza sul Lodo Mondadori, parla anche di Silvio Berlusconi e, ripercorrendo quanto già fatto dalla Corte d'appello di Milano nel 2011, sottolinea come "la valutazione degli elementi ed argomenti di prova, condotta ai soli fini civilistici di ricondurre alla società Fininvest la responsabilità del fatto corruttivo imputabile anche al dottor Berlusconi, senza alcuna ulteriore finalità di ripercorrere un giudizio penale ormai concluso irrevocabilmente (con la prescrizione), risulta esente da vizi logico-giuridici e correttamente motivata".

"Prendo atto con soddisfazione che dopo più di vent'anni viene definitivamente acclarata la gravità dello scippo che la Cir, attraverso la mia persona, subì a seguito della accertata corruzione di un giudice da parte della Fininvest di Berlusconi, il quale, a quel tempo, era ancora ben lontano dall'impegnarsi in politica" ha affermato in una nota Carlo De Benedetti commentando la sentenza con cui la Cassazione ha respinto il ricorso della Fininvest contro la Cir, editore di 'Repubblica'. "La spartizione del Gruppo Mondadori-Espresso avvenne a condizioni per me molto sfavorevoli per un grave motivo che all'epoca nessuno conosceva", spiega ancora De Benedetti. "Ci sono voluti otto gradi di giudizio, cinque penali e tre civili, per arrivare a questa inappellabile decisione. La cifra definita è importante, ma - prosegue - occorre tener conto che essa è composta per meno di un terzo dal danno riconosciuto e per più dei due terzi dal semplice meccanismo di interessi e inflazione dovuto ai vent'anni trascorsi". "Questo percorso l'ho compiuto in solitaria e desidero ringraziare gli avvocati e i consulenti che a suo tempo ho scelto per la collaborazione che mi hanno sempre fornito. Questa cifra è destinata alla Cir e non a me, neanche indirettamente, avendo recentemente donato ai miei tre figli il controllo del Gruppo. A me - ha affermato ancora l'imprenditore - rimane la grande amarezza di essere stato impedito, attraverso la corruzione, di sviluppare quel grande gruppo editoriale che avevo progettato e realizzato. Avrò modo di ritornare sull'argomento", ha concluso.

"La Cir non ha subito alcun danno - dice il presidente di Fininvest Marina Berlusconi - lo sa per primo Carlo De Benedetti che continua a straparlare di 'scippo'. Neppure un euro da parte nostra era ed è dovuto". "Questa sentenza non è giustizia, è un altro schiaffo alla giustizia. Rappresenta la conferma di un accanimento sempre più evidente. E la sua gravità lascia sgomenti". "Siamo dalla parte della ragione, lo abbiamo provato senza ombra di dubbio, ma ci vediamo ugualmente condannati a un autentico esproprio, che senza alcun fondamento colpisce così duramente uno dei più importanti gruppi imprenditoriali del Paese" aggiunge. "Il ridimensionamento molto modesto della somma determinata dalla Cassazione non intacca in alcun modo l'eccezionale peso dell'ingiustizia di cui siamo vittime. Al contrario, suona come una vera e propria beffa", sottolinea la primogenita di Silvio Berlusconi. La Cassazione "aveva la possibilità di cancellare quello che non esito a definire uno scandalo giuridico. Ha deciso di non farlo. E' una nuova, bruciante sconfitta per la giustizia, una ferita profonda per quanti si ostinano ancora a credere nei valori della giustizia e della verità. Ma noi non ci arrendiamo. Percorreremo tutte le strade che riguardo alla sentenza l'ordinamento consente perché questi valori possano tornare a essere rispettati".

"Da vent'anni certa magistratura assieme al gruppo editoriale di Carlo De Benedetti tentano di eliminare dalla scena politica mio padre aggredendolo su tutti i fronti - dice ancora Marina Berlusconi -. E ora la magistratura ci impone definitivamente di finanziare proprio il gruppo De Benedetti, per un importo spropositato, infinitamente superiore al valore della partecipazione Fininvest nella Mondadori". "Tutto ciò è compatibile con la democrazia? Davvero si può far finta di niente di fronte ad una simile anomalia?", dice ancora. "Sappiamo meglio di tanti altri che le sentenze si devono rispettare, lo abbiamo dimostrato nei fatti eseguendo alla lettera quanto stabilito dai primi due gradi di giudizio. Però le sentenze ingiuste non solo si possono, si devono criticare. E anche questo, al di là delle motivazioni che leggeremo molto attentamente, è un verdetto in palese contrasto con la realtà dei fatti, ma anche con le regole del diritto".

- 'Tutti su mio padre' (Guidasicilia.it, 11/07/11)

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18 settembre 2013
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