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Lo "scudo" bocciato in parte

La Consulta ha deciso sul 'legittimo impedimento': "il giudice valuterà di volta in volta"

13 gennaio 2011

'Bocciatura parziale': può sintetizzarsi così la decisione presa dalla Corte Costituzionale sulla legge relativa al legittimo impedimento dei membri del governo, sia il presidente del Consiglio sia i ministri, ad essere presenti nelle aule giudiziarie alle udienze che riguardino processi dove risultano imputati.
Dal palazzo della Consulta non arriva una dichiarazione di incostituzionalità della norma - che aveva trovato subito applicazione nei processi Mills, Mediaset e Mediatrade in corso a Milano e che coinvolgono il capo del governo Silvio Berlusconi - ma si interviene su alcuni punti particolari della legge sul legittimo impedimento: quelli relativi alla certificazione diretta dell'impegno da parte di Palazzo Chigi; all'obbligo previsto per il giudice di rinviare l'udienza fino a sei mesi; alla valutazione dello stesso impedimento la cui legittimità - a parere dei giudici costituzionali - non scatta automaticamente ma va riscontrata di volta in volta da parte dei giudici.
Inoltre, la Consulta in qualche modo 'interpreta' il comma della legge relativo all'elenco delle attività associate alle funzioni di governo, sottolineando che spetta sempre al giudice valutare se quegli impegni sono o meno forzatamente concomitanti con l'udienza processuale fissata, per bilanciare così il diritto di difesa dell'imputato premier o ministro con la tutela della sua funzione di governo.

Esultanza del Popolo Viola davanti al palazzo della Consulta dopo aver appreso la notizia della bocciatura parziale della legge. Una delegazione ha stappato una bottiglia di spumante e sventolato il Tricolore scandendo 'Viva la Costituzione italiana'. "La decisione della Consulta - ha sottolineato Gianfranco Mascia in rappresentanza del Popolo Viola - è una vittoria per gli italiani. Dobbiamo togliere il tappo dall'Italia: la legge - ha ribadito - è uguale per tutti".
Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture, preferisce non esprimersi sul verdetto della Consulta: "Non commento mai le sentenze, qualsiasi esse siano, anche quelle che non mi piacciono. Figuriamoci ora". "Mi pare di capire - dice all'Adnkronos - che Berlusconi vuole andare avanti lo stesso, ma questo lo davo per scontato. Berlusconi, lo sappiamo bene, non è uno che si arrende. Io ritengo che bisogna prendere atto delle sentenze. Poi c'è chi le critica, chi le apprezza, e quelli come me che non hanno mai voluto esprimere giudizi in proposito".
La capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti commenta: "Le anticipazioni sulle motivazioni della Corte smontano sostanzialmente l'impianto della legge". "Da quanto si apprende - prosegue - tutto viene riportato nell'alveo dei principi costituzionali riattribuendo ai giudici la valutazione concreta del legittimo impedimento anche per chi ricopre incarichi di governo e bocciando il meccanismo automatico di rinvio che era stato introdotto con questa legge". [Adnkronos/Ing]

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13 gennaio 2011
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