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Lo stato di salute dell'Ambiente siciliano non è buono...

Dall'Osservatorio sulla salute bandiera nera a Sicilia e Lazio. ''E al Sud manca l'acqua potabile''

29 luglio 2009

E' grave lo stato di salute dell'Ambiente in Italia. Nessuna regione si salva e non esistono neanche grandi differenze tra Nord e Sud, tanto è vero che la regione più "virtuosa" è la Basilicata. E' quanto emerge dalla prima edizione del "Rapporto osservasalute Ambiente" realizzato dall'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, coordinato da Walter Ricciardi.
Il Rapporto, presentato ieri mattina a Roma, è stato stilato da Antonio Azara, dell'Istituto di igiene dell'università di Sassari e da Umberto Moscato, dell'Istituto d'igiene dell'università Cattolica di Roma. Diversi i parametri considerati: dall'accesso all'acqua potabile alla qualità dell'aria, ai rifiuti e alla raccolta differenziata, fino all'inquinamento acustico.
La classifica finale vede la Basilicata al primo posto seguita da Friuli Venezia Giulia e Val d'Aosta. Fanalino di coda la Sicilia e il Lazio. Ma la verità è che, "non ci sono regioni con le carte in regola", ha spiegato Ricciardi. E mentre nel campo della salute si vedono miglioramenti e differenze fra Nord virtuoso e Sud malconcio, la salute dell'Ambiente in Italia si presenta a macchia di leopardo con regioni in regola per alcuni aspetti della salvaguardia ambientale, ma ancora in ritardo su altri. "Sono evidenti le differenze tra le regioni nell'affrontare il rischio ambientale - ha concluso Ricciardi - ancor più se si reputa quanto sia limitante considerare il problema Ambiente secondo i limiti geografici", perché gli inquinanti non si fermano ai confini regionali e amministrativi.
Il divario nord-sud sull'acqua potabile - In media, l'82,3% degli italiani ha accesso all'acqua potabile, ma è grande il divario tra Nord, dove il 97% della popolazione può bere acqua potabile, e isole, dove la percentuale si dimezza scendendo a 42,7. Il Rapporto evidenzia alcune criticità: mentre alcune Regioni del Nord possono godere di risorse idriche abbondanti e regolarmente disponibili, al Sud tale disponibilità è ridotta sia in termini di precipitazioni, sia in termini di risorse disponibili. Inoltre, in diminuzione è anche l'acqua erogata, con 13 litri/die pro capite in meno, e l'acqua erogata rispetto all'acqua immessa in rete (-1,6%), indicatore del quantitativo di acqua dispersa. Secondo il rapporto, la Regione più virtuosa per acqua erogata è il Trentino, seguita da Valle d'Aosta e Liguria. Tra le ultime, invece, troviamo Umbria e Puglia. Per quanto riguarda, invece, il rapporto tra acqua potabile erogata e quella immessa nella rete, il primato spetta alla Liguria, la Regione meno 'sprecona', seguita da Lombardia e Marche, mentre nelle ultime posizioni ci sono la Puglia, di nuovo, e la Sardegna. L'auspicio, quindi, è un miglioramento nella gestione degli acquedotti, per aumentare l'efficienza nell'impiego della risorsa idrica.

Sicilia: la Regione col maggior numero di centraline di monitoraggio della qualità dell’aria
Ma la Regione presenta ancora molti problemi nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti, troppi in discarica e poca differenziata

La Sicilia è la Regione con il maggiore numero di stazioni di rilevamento della qualità dell’aria (73 nel 2006 rispetto a 42 nel 2005 con una percentuale del 13,7% di tutte le stazioni sul territorio nazionale) in Italia, condizione necessaria per la buona valutazione e la gestione della qualità dell’aria, in termini di prevenzione ambientale intesa come tutela della salute della popolazione e salvaguardia dell’ambiente nel suo complesso. Si deve comunque considerare che molte di queste centraline sono frutto di integrazione di pre-esistenti stazioni di monitoraggio in precedenza non gestite dall’ARPA Sicilia ma da altri enti, ed il cui posizionamento territoriale non risponde ad esigenze di studio epidemiologico del rapporto ambiente/salute.

E' quanto emerge dalla prima edizione del Rapporto Osservasalute Ambiente (2008)
, un'approfondita analisi dello stato di salute dell’ambiente e dei suoi riflessi sulla salute della popolazione italiana realizzata dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma, ed è coordinato dal professor Walter Ricciardi, Direttore dell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Gli autori del Rapporto sono il professor Antonio Azara dell’Istituto di Igiene e Medicina Preventiva dell'Università degli Studi di Sassari e il dottor Umberto Moscato dell'Istituto di Igiene dell'Università Cattolica di Roma.
Per quanto riguarda l’inquinamento da biossido di zolfo (SO2) la Sicilia presenta (unica insieme alla Sardegna) un numero di stazioni con superamenti oltre i limiti previsti (una stazione con superamento orario - valore limite orario, con periodo di mediazione di 1 ora, di 350 μg/m3 di SO2 da non superare più di 24 volte per anno civile - e 2 con superamento giornaliero - valore limite giornaliero, con periodo di mediazione di 24 ore, di 125 μg/m3 di SO2 da non superare più di 3 volte per anno civile, di tipo industriale in zona suburbana a Messina, su 47 totali). Si deve però osservare che proprio la Sicilia ha il maggior numero di stazioni (47), quindi è possibile ipotizzare, in conseguenza del maggior numero di stazioni, che una delle cause di positività sta anche nella maggiore probabilità di avere stazioni nei pressi di sorgenti a rischio, a differenza di regioni in cui il numero delle stazioni è nettamente inferiore ed in cui si potrebbe avere una sottostima del fenomeno.

Per quanto riguarda l’inquinamento da polveri fini (PM10), rappresentato dal materiale particolato (PM) con un diametro medio uguale o inferiore a 10μ (che fondamentalmente ha due categorie di origine, sorgenti di tipo naturale e antropico, delle fonti naturali fanno parte tutti i meccanismi di erosione e trasporto dovuti ad agenti meteorologici, gli incendi e le eruzioni vulcaniche. Tra le sorgenti antropiche si può citare il traffico autoveicolare, il riscaldamento domestico da combustibili fossili, in particolare il carbone, ed alcune emissioni industriali), la Sicilia non supera il valore limite di 40 μg/m3 di particolato fine PM10; inoltre considerando l’indicatore "numero medio giorni di superamento del valore limite delle concentrazioni medie giornaliere delle polveri fini" (PM10), la Sicilia presenta il superamento della soglia di 35 giorni/anno consentiti con 52 giorni di superamento del limite di 50 μg/m3/giorno. La Sicilia ha comunque una media annua delle concentrazioni medie giornaliere di 31 μg/m3, inferiore al valore medio italiano (34 μg/m3).
Si noti che gli effetti maggiori dell’inquinamento da polveri fini sulla salute possono essere sintetizzati in danni sull’apparato respiratorio di tipo acuto (fenomeni irritativi ed infiammatori) e di tipo cronico-degenerativo (infiammatori cronici, mutageni e carcinogenetici).

Per quanto riguarda il benzene (C6H6), inquinante le cui principali sorgenti di emissione sono tutti i veicoli alimentati a benzina, gli impianti di raffinazione, stoccaggio e distribuzione dei combustibili, i processi di combustione in generale che utilizzino derivati del petrolio ed infine solventi o vernici che ancora abbiano come componente base il benzene, la Sicilia ha ben 15 centraline di rilevamento (è infatti la regione col maggior numero di queste centraline) ed ha un buon valore di popolazione media residente per numero delle stazioni di rilevamento del benzene, pari a 334.457 persone per centralina. Inoltre in Sicilia la media annua delle concentrazioni medie giornaliere di benzene (9 μg/m3 previsto al 2006) è nel 2006 di 2,9 μg/m3, in calo rispetto agli anni precedenti.
Il benzene è un potente tossico con effetti acuti e cronici sul sistema nervoso, epatico e renale ed è un oncogeno con capacità induttiva di anemie aplastiche e processi linfomieloproliferativi neoplastici.

Invece per quel che concerne l'ozono stratosferico (O3), la Sicilia ha 26 giorni di superamento dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute (120 μg/m3), contro una media nazionale di 35 giorni. Ottimo in Sicilia il range di copertura della popolazione residente, infatti, si registra un netto miglioramento del rapporto abitanti/stazione di monitoraggio, considerando che nel 2004 era a 2.486.064 abitanti/stazione di monitoraggio mentre al 2006 si attesta su di un più che lodevole incremento a 1/334.458, migliore della media nazionale.
L'ozono stratosferico è un inquinante secondario la cui produzione dipende sia dalla presenza in atmosfera di precursori (quali idrocarburi ed ossidi di azoto), sia dall'intensità della radiazione solare, i cui effetti fisiopatologici variano in funzione del tempo e della concentrazione di esposizione (alterazione dei test di funzionalità respiratoria, fenomeni irritativi delle mucose oculari e delle prime vie aeree, oppressione toracica, tosse e cefalea, aggravamento di broncopneumopatie respiratorie croniche e di processi asmatiformi, complicazioni di preesistenti patologie
cardiache e polmonari, etc.).

Passando a un altro importante aspetto della salute ambientale e della popolazione, la disponibilità di acqua potabile, che rappresenta uno dei più significativi indicatori dello stato di salute di una popolazione, la Sicilia presenta 385.366 migliaia di metri cubi di acqua erogata (dato 2005), ha avuto dal 1999 al 2005 una consistente diminuzione della quantità di acqua erogata di - 45.190 migliaia di m3, pari a una riduzione procapite di 22 litri/abitante al giorno (-13 litri/abitante al giorno, il dato nazionale); ha, inoltre, un quantitativo di acqua potabile erogata pari a 210 litri/abitante al giorno (contro i 254 litri/procapite/die del valore medio nazionale).

Per quanto riguarda l’inquinamento acustico, una delle principali cause del peggioramento della qualità di vita nella popolazione, soprattutto nelle aree urbane, nonché una problematica socio-sanitaria rilevante soprattutto in caso di azione protratta e continuata, come fattori di rischio per patologie dell’apparato acustico, neurologico e cardiovascolare, la Sicilia ha solo 5 comuni su 390 con classificazione acustica approvata che significa che appena l’1,3% della superficie territoriale è zonizzata. La zonizzazione acustica è una classificazione del territorio comunale per aree che, per il loro impiego specifico, devono essere più o meno protette dal rumore. E' la Legge Quadro 447/1995 che prevede l’obbligo per i comuni di procedere alla
classificazione acustica in sei classi omogenee del territorio di propria pertinenza, sulla base della prevalente o effettiva destinazione d’uso, che diviene quindi un passaggio preliminare importante per monitorare l’inquinamento acustico e studiare gli effetti sulla salute.
Per quanto riguarda l’inquinamento da Campi Elettromagnetici (CEM) per Radiazioni Non Ionizzanti, pur nella difficoltà di collegarlo a problemi di salute data la vasta mole di dati controversi al riguardo, se consideriamo gli impianti radio-base di telefonia cellulare (SRB) e gli impianti di radiotelevisione (RTV), vediamo che in Sicilia il numero dei superamenti rilevati per le emissioni degli impianti SRB è il maggiore in Italia, pari a 21, quasi un terzo del totale dei superamenti in Italia (61), mentre quello degli impianti RTV è di 38 con un totale italiano di 443. Si noti che la Sicilia per quanto riguarda gli impianti RTV, non ha aggiornato gli archivi dati al 2006. Per quanto riguarda le attività di risanamento attuate, per gli impianti SRB la Sicilia ne ha ben 15 (erano 11 nel 2002) ancora da risanare, alla data della rilevazione.
Invece, per l’esposizione al radon, elemento che incrementa il rischio di cancro al polmone, la Sicilia ha un modesto livello di inquinamento indoor, nelle abitazioni, pari a 35 Bq/m3 (Becquerel per metro cubo, ossia il numero di trasformazioni nucleari che ogni secondo sono emesse in un metro cubo di aria) contro una media italiana di 70.

Sul fronte della gestione dei rifiuti, la Sicilia ha una produzione totale di rifiuti solidi urbani di 2.717.967 di tonnellate e fa registrare un modesto incremento del 6,47% tra 1999-2006 contro una media italiana del 14,66%. Anche la produzione pro capite di rifiuti solidi urbani (542 Kg/ab/anno) nel 2006 è inferiore al dato nazionale (550 Kg/ab/anno).
Per quanto riguarda le modalità di smaltimento dei rifiuti, la Sicilia è tra le regioni che smaltiscono in discarica le maggiori quantità di rifiuti urbani, sia dal punto di vista assoluto (2,5 milioni di tonnellate, seconda in Italia dopo il Lazio) sia in percentuale (94% del totale dei rifiuti prodotti, prima in Italia); inoltre, nonostante in Italia dal 1999 al 2006 si sia rilevata una diminuzione media del 19,40%, in Sicilia la quota di rifiuti smaltiti in discarica è aumentata del 5,5%.

Bene, ma ancora di gran lunga migliorabile, nello stesso arco temporale, l’aumento della percentuale di rifiuti solidi urbani mediante incenerimento, +24,03%. Si noti però che la chiusura di impianti di smaltimento in discarica, tuttavia, non ha ancora portato ad una reale razionalizzazione del sistema, ma a soluzioni provvisorie: in Sicilia, infatti, a fronte di una sostanziale diminuzione del numero delle discariche, non si è avuta una corrispondente riduzione dello smaltimento in termini quantitativi.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, il dato puntuale del 2006 evidenzia un modesto 6,6% (penultimo in Italia) rispetto al 25,8% nazionale e, anche dal 1999 al 2006, l’incremento in Sicilia è stato modestissimo, solo il 4,7% contro il 12,7% medio italiano.

Fonte: Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane

 

 

 

 

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29 luglio 2009
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