Lo Stato pagherà i controllori di volo del Pio La Torre
Le spese per i "servizi di torre" non graveranno più sul Comune di Comiso
A Comiso già si festeggia, anche se in fondo manca l’ultima firma. Una firma che, però, è sostanzialmente una formalità: quando arriverà anche quella, il Comune - e quindi la Regione che lo finanzia - smetterà di pagare i 210 mila euro per il funzionamento della torre di controllo, un costo finora gestito autonomamente per l’anomalia di un aeroporto a trazione locale e che, di fatto, l’ente locale ha già smesso di pagare.
C’è il via libera dell’Ente nazionale dell’aviazione civile e del Ministero delle Infrastrutture per l’inclusione di Comiso fra gli scali di interesse nazionale per i quali i costi di gestione sono a carico dell’Enav. "Adesso - spiega Rosario Dibennardo, presidente della Soaco, la società di gestione dell’aeroporto - manca solo l’approvazione del piano complessivo per gli aeroporti italiani, che dovrà essere varato dal ministero dell’Economia. Ma è solo un passaggio formale".
Fin qui il meccanismo era un po’ tortuoso. I "servizi di torre" - cioè i costi della torre di controllo, inclusi gli stipendi dei controllori di volo - venivano pagati dalla Soaco, che a sua volta riceveva soldi dal Comune. Quest’ultimo aveva negoziato una convenzione con la Regione, che dal primo giorno di vita dello scalo ha versato complessivamente nelle sue casse 5,4 milioni: "Questi soldi - chiarisce il sindaco Filippo Spataro - bastavano però solo fino a gennaio. L’accordo sul quale adesso è arrivato il via libera sarà invece retroattivo: l’Enav coprirà i costi a partire da Capodanno". A quel punto bisognerà capire cosa fare con i 210 mila euro di gennaio, già anticipati da Palazzo d’Orléans: "Potremmo restituirli alla Regione - taglia corto il sindaco - ma potrebbero essere utilizzati per aprire nuove rotte. Io preferirei quest’opzione, ma è presto per parlarne".
L’aeroporto di Comiso è stato aperto al traffico civile il 30 maggio 2013. A gestirlo è appunto la Soaco, una società partecipata al 35 per cento dal Comune e al 65 per cento da Intersac. Quest’ultima è controllata dalla Sac, la società che gestisce Fontanarossa, ma fra i soci di minoranza vede anche la famiglia Ciancio. [Articolo di Claudio Reale - Repubblica/Palermo.it]