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Lo stop alla legge sull'omofobia è un passo indietro

E all'interno del Partito democratico scoppia il ''caso Binetti'', l'on. che ha votato con la maggioranza

15 ottobre 2009

"Un passo indietro". Così l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha commentato il fatto che la legge sull'omofobia abbia subito uno stop, l'altro ieri in Parlamento, rispondendo a una domanda di cronisti italiani sull'Italia.
Secondo l'Alto commissario Pillay, "è necessaria ovunque la piena protezione, l'omosessualità e gli omosessuali vengono criminalizzati in alcuni stati, ma non possiamo ignorare il fatto che gruppi minoritari, e tra loro gli omosessuali, sono oggetto non solo di violenze, ma di discriminazioni in vari aspetti della loro vita"

Intanto in Italia il Partito democratico si è "spaccato", per l'ennesima volta, sul "caso Binetti", unica nel Pd ad essersi espressa a favore della pregiudiziale insieme alla maggioranza.
Ieri il partito, ha fatto sapere il vicecapogruppo alla Camera, Marina Sereni, ha presentato "la nuova proposta di legge, in armonia con il trattato di Lisbona recepito a luglio dal nostro Paese", ma a tenere banco sono anche le questione interne. Nel frattempo anche l’Italia dei Valori ha presentato un suo testo.
"Voglio sapere cosa farà il Pd: ammetterà libertà di coscienza o ogni volta che qualcuno la invocherà sarà buttato via?" ha chiesto Paola Binetti. "Nel Pd la libertà di coscienza è un optional o è la struttura stessa di un partito che vuole essere plurale, multiculturale, aperto alle differenze? Il disagio nel Pd è un fatto reale. Se ieri il voto fosse stato segreto, parecchi avrebbero votato diversamente. In questo momento - ha attaccato l'esponente teodem - nel Pd è in atto un forte pressing per mettere tutti all'interno di un cerchio che si stringe sempre di più".
"Il disegno di legge sull'omofobia aveva punti nebulosi - ha spiegato - Ora mi sento anche io una minoranza, anche io voglio essere tutelata. Il Pd è un partito giovanissimo, vorrei capire quale sia la sua identità. Io sono una moderata, una persona di centro con una sensibilità per il sociale e mi chiedo: nel partito la libertà di coscienza è tutelata o no? Il Pd deve essere un partito a pensiero unico? Bisogna dirlo. Ieri Bersani ha reagito in modo molto diverso da Franceschini. Io fino a ieri ho sostenuto Franceschini, ma non può allontanarmi dal partito per una questione di mia coerenza personale. E ora sto pensando di votare Bersani, certo non voterò chi propone come Franceschini la mia espulsione dal partito".
Quindi sottolinea che deciderà se rimanere dentro il Pd o meno solo dopo le primarie: "Aspetto di vedere cosa sarà il Pd dopo le primarie, e in particolare come agirà il nuovo segretario di fronte alle diversità all'interno del partito".

Sempre ieri Dario Franceschini ha nuovamente affrontato la questione tornando a porre un problema di compatibilità tra la parlamentare teodem e la sua adesione al Pd. "Credo che il voto espresso alla Camera da Paola Binetti debba far riflettere sulla stessa permanenza dell'onorevole Binetti nel Pd. Ma non sono io a poter decidere: il segretario del partito non ha questi poteri" ha rimarcato l'attuale segretario democratico. "Io credo - ha aggiunto - che questi non siano temi su cui ci possa essere libertà di coscienza. Sono chiamati in causa i valori fondativi, l'idea stessa del Pd, che ha al primo posto la lotta a tutte le discriminazioni, contro tutte le aggressioni alle diversità. In un grande partito su tanti temi ci deve essere posto per tutte le posizioni, ma su un tema come questo non è ammissibile che si voti con la destra, contro il proprio partito".
Sospende il giudizio Pierluigi Bersani. "Chi può dire se Binetti deve andare fuori o restare nel partito senza un contesto di regole?" ha rilevato l'altro candidato alla segreteria. "La questione di Paola Binetti - ha premesso - non la si può scoprire adesso. Da molti mesi, forse da qualche anno, abbiamo visto dei comportamenti dissociati, non omogenei, perché non abbiamo riflettuto su cosa sia il nostro partito. Non è quindi una questione di Binetti o di Bersani. Dobbiamo darci delle regole. Io le ho proposte. Sono regole - ha proseguito Bersani - che dicono che con un organo statutario si definisce il perimetro dei famosi casi di coscienza, che non possono essere tirati a piacimento da tutte le parti". E quello che si è verificato nell'aula di Montecitorio, "a occhio, secondo me, non era un cosa di coscienza''.

Sul caso Binetti è intervenuto anche Antonello Soro. "E' evidente la sua estraneità rispetto ai principi fondamentali del Partito democratico - ha affermato il capogruppo del Pd alla Camera - mi chiedo se non dovrebbe essere onesta con sé stessa e domandarsi se stia rispettando il mandato dei suoi elettori". ''Paola deve interrogarsi se nel Pd si sente davvero a casa propria - è la riflessione anche di Rosy Bindi - ma sarebbe un atto strumentale procedere ora nei suoi confronti".
Ma Paola Concia, relatrice alla Camera della proposta di legge contro l'omofobia, è un fiume in piena e ha dato l'aut aut al partito. "O la mia posizione o quella di Paola Binetti: che il Pd decida - ha detto a chiare lettere - Il Pd mi deve dire da che parte sta anche se mi pare chiaro che il segretario l'abbia detto. Lo Stato deve dire ai suoi cittadini che l'omofobia è un reato". "Grazie al Pdl, all'Udc e alla Lega è stata affossata una legge che tutela i diritti umani - ha poi rincarato - Ecco perché ieri ho detto che mi vergognavo della Camera alla quale appartengo".
L'Arcigay, intanto, punta il dito contro le responsabilità sì del Pdl ma anche dell'opposizione. "Le dichiarazioni di queste ore da parte dei politici italiani, all'indomani della sonora bocciatura della legge sulle aggravanti ai danni delle persone omosessuali, rasentano il ridicolo - ha sottolineato Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay - Centrodestra e centrosinistra si accusano a vicenda rispetto all'accaduto: la verità è che Paola Concia ha combattuto per un anno strenuamente per portare a casa un piccolo, insufficiente risultato e in venti minuti il suo lavoro è stato distrutto". "Ora governo e opposizione promettono di proporre nuovi testi: si tratta - ha rilevato - delle solite inutili parole al vento! Al ministro Mara Carfagna diciamo: se davvero vuole intervenire lo può fare con gli strumenti che ha a disposizione, proponendo un decreto legislativo urgente e non un semplice e paludato disegno di legge. Al Pd, vista la dichiarazione odierna rilasciata a Il Manifesto, del capogruppo alla Camera Antonello Soro, diciamo che l'idea di lasciar fuori le persone trans da una nuova proposta è offensiva e la contrasteremo con tutte le nostre forze!".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Adnkronos/Ing]

 

 

 

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15 ottobre 2009
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