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Lo Zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti

Poesia di fantasmi, miti, storia in cui si intrecciano la memoria di un paese e quella di un uomo

19 ottobre 2010

Noi vi consigliamo...
LO ZIO BOONMEE CHE SI RICORDA LE VITE PRECEDENTI
di Apichatpong Weerasethakul

Boonmee si rende conto di avere un'insufficienza renale ed è consapevole che morirà nel giro di 48 ore. Da grande professionista dello yoga, l'uomo capisce che la malattia è legata al suo karma negativo dovuto all'uccisione di troppi comunisti. Dopo aver espresso il desiderio di tornare a casa dall'ospedale, per morire in pace, Boonmee trova ad accoglierlo il fantasma della moglie defunta giunta per aiutarlo a superare i suoi ultimi istanti di vita. Per l'occasione torna a casa anche suo figlio, ma sotto le sembianze di una scimmia poiché ha vissuto per 15 anni nella foresta accoppiandosi con una creatura chiamata "il fantasma della scimmia". Mentre ricorda le sue vite passate, Boonmee chiede al fantasma di sua moglie di accompagnarlo nella foresta dove, prima di spegnersi, ricorderà un evento della sua prima vita...

Anno 2010
Tit. Orig. Loong Boonmee raleuk chaat
Nazione Spagna, Tailandia, Germania, Gran Bretagna, Francia
Produzione
Apichatpong Weerasethakul, Simon Field, Keith Griffiths, Charles De Meaux, Hans W. Geissendoerfer, Luis Miñarro, Michael Weber per Kick the Machine, Illuminations Films Past Lives Production, Anna Sanders Films, Eddie Saeta S.A., The Match Factory, GFF Geissendoerfer Film-und Fernsehproduktion KG
Distribuzione BIM
Durata 113'
Regia e Sceneggiatura Apichatpong Weerasethakul
Con Thanapat Saisaymar, Jenjira Pongpas, Sakda Kaewbuadee, Natthakarn Aphaiwonk, Geerasak Kulhong, Wallapa Mongkolprasert
Genere Commedia
    

In collaborazione con Filmtrailer.com

La critica
"In casella, qualche giorno fa, abbiamo trovato un libretto curatissimo: è il materiale stampa di 'Uncle BoonMee Who Can Call His Past Lives', il nuovo film di Apichatpong Weerasethakul, regista che ha fatto scoprire al mondo la nuova generazione del cinema thailandese, affermando nel corso del tempo un personale immaginario potente e mai ripiegato su se stesso. In gara è uno dei pochi momenti di grazia del concorso 2010, poesia di fantasmi, miti, storia in cui si intrecciano la memoria del paese e quella personale, la vita e la morte. (...) La barriera tra umano e animale si rompe, come quando in una delle sequenze più belle del film, la principessa che è sfigurata si rispecchia nel lago e si vede bella, con la pelle bianca. E la magia del pesce-gatto a cui offre i suoi gioielli, e poi se stessa, lui l'ama, sensualità acquatica. Ma questa comunione è la sostanza del cinema di Weerasethakul il cui universo unisce i molti piani dei tempo e dell'essere perché questo è il potere del cinema, e il suo essere luogo di memoria e presente. Lo zio BoonMee è la storia di quel paese, 'sono malato' dice 'perché ho ucciso troppi comunisti e troppi insetti alla fattoria'. Umano e natura, la giungla è lo spazio della nascita e della morte, una corsa folle tra gli alberi con gli occhi rosso fosforescente dei gorilla/fantasmi e quella caverna che è il ventre materno dove morire e rinascere, in una delle sequenza di morte più intense mai viste. Il cinema per Weerasethakul è dunque questo luogo incantato di conoscenza, di fantasmi e di realtà, di infinite storie possibili con cui si può ancora rompere la rappresentazione univoca del mondo."
Cristina Piccino, 'il manifesto'

"Nel film di Apichatpong Weerasethakul, 'Uncle BoomMee' che usa il mito, e la leggenda, per confrontarsi con la Storia, e l'attualità 'reale' di questi giorni, la presenza nei suoi fotogrammi costante di soldati ci porta ai morti e agli scontri a Bangkok e altrove tra il governo militare e le camicie rosse armate dall'ex-premier il multimiliardario e corrotto Taskin."
'il manifesto'

"Molto amato dai festivalieri, che hanno applaudito a lungo il film in concorso Zio Boonmee quello che si ricorda delle sue vite precedenti, il thailandese Apichatpong Weerasethakul è partito da un Paese messo a ferro e a fuoco dalla guerra civile tra camicie rosse e governativi. Non ce l'avrebbe fatta, se l'ambasciata italiana non gli avesse timbrato il passaporto poche ore prima di sospendere i rapporti con Bangkok. Il suo film è una fantasticheria, spesso affascinante, di spettri, scimmie-fantasma, pesci-gatto che si accoppiano nell'acqua con principesse umane; per contiene anche riferimenti alla situazione reale. L'episodio, in particolare, di un villaggio occupato dai militari tra gli anni 60 e 80."
Roberto Nepoti, 'La Repubblica'

Palma d'Oro al 63mo Festival di Cannes (2010) - Illustrazioni di Phim U-Mari - Tra i produttori associati figura anche Danny Glover

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19 ottobre 2010
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