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Lodo Mondadori: ''Fininvest deve risarcire 750 mln alla Cir''

E dopo la sentenza il Pdl pensa ad una manifestazione a sostegno del premier

05 ottobre 2009

La Cir di Carlo De Benedetti ha diritto a un risarcimento di 750 milioni di euro per il danno causato dalla corruzione giudiziaria nella vicenda del "Lodo Mondadori".
Lo si legge in una nota della stessa Cir dopo che giovedì scorso è stata depositata la sentenza del Tribunale di Milano nella causa civile promossa dalla società di cui l'Ingegnere è ora presidente onorario.
La sentenza, che ha carattere esecutivo, ha deciso che Cir ha diritto al risarcimento da parte di Fininvest del danno patrimoniale da "perdita di chance" di un giudizio imparziale. Inoltre Cir ha diritto al risarcimento da parte di Fininvest anche dei danni non patrimoniali sopportati in relazione alla vicenda. La liquidazione di questi danni è riservata ad altro giudizio.

La vicenda Lodo Mondadori si incentrava su presunte sentenze comprate che avevano assegnato il gruppo editoriale di Segrate alla Fininvest nella battaglia legale che nella seconda metà degli anni '80 aveva opposto Silvio Berlusconi al gruppo di Carlo De Benedetti. Nel processo, Berlusconi era stato prosciolto per intervenuta prescrizione.

Cir "esprime soddisfazione per una sentenza che rende giustizia alla società e ai suoi azionisti". "Dopo quasi vent'anni dalla condotta fraudolenta messa in atto per sottrarre al nostro gruppo la legittima proprietà della Mondadori - ha affermato De Benedetti - finalmente la magistratura, dopo la sentenza che ha confermato definitivamente in sede penale la avvenuta corruzione di un giudice, ci rende giustizia anche sul piano civile. La sentenza del Tribunale di Milano, che liquida a favore di Cir la somma di 750 milioni di euro di danno patrimoniale, non mi compensa per non aver potuto realizzare il progetto industriale che avrebbe creato il primo gruppo editoriale italiano, ma stabilisce in modo inequivocabile i comportamenti illeciti che l'hanno impedito".

La Fininvest esprime invece "tutta la propria incredulità" e annuncia che farà "subito appello". È, ha affermato Fininvest in una nota, "una sentenza profondamente ingiusta". "In attesa di conoscerne le motivazioni, la Fininvest ribadisce la correttezza del suo operato, la validità delle proprie ragioni e degli elementi che sono stati addotti per sostenerle". Il presidente della Fininvest, Marina Berlusconi, parla di "verdetto incredibile e sconcertante". "La Fininvest - ha commentato - ha sempre operato nella massima correttezza e ha dimostrato in modo limpido e inconfutabile la validità delle proprie ragioni. Non posso non rilevare che questa sentenza cade in un momento politico molto particolare. Non posso non rilevare che dà ragione ad un Gruppo editoriale la cui linea di durissimo attacco al presidente del Consiglio, per non dire altro, è sotto gli occhi di tutti. Sbaglia però chi canta vittoria troppo presto. Sappiamo di essere nel giusto e siamo certi che alla fine questo non potrà non esserci riconosciuto".

Secondo quanto scritto dal giudice Raimondo Mesiano, nelle 140 pagine di motivazioni con cui condanna la holding della famiglia Berlusconi, Silvio Berlusconi è "corresponsabile della vicenda corruttiva" alla base della sentenza con cui la Mondadori fu assegnata a Fininvest. "E' da ritenere - ha scritto il giudice -, 'incidenter tantum' (cioè solo ai fini di questo procedimento, ndr) e ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede". La "corresponsabilità" di Silvio Berlusconi, spiega il giudice Mesiano, comporta "come logica conseguenza" la "responsabilità della stessa Fininvest", questo "per il principio della responsabilità civile delle società di capitali per il fatto illecito del loro legale rappresentante o amministratore, commesso nell'attività gestoria della società medesima".
In definitiva, secondo il tribunale che ha condannato la Fininvest, è impossibile che i vertici della Fininvest ignorassero l'atto di corruzione: "Vale osservare che i conti All Iberian e Ferrido erano conti correnti accesi su banche svizzere e di cui era beneficiaria economica la Fininvest. Non è quindi assolutamente pensabile - c'è scritto nella sentenza - che un bonifico dell'importo di Usd 2.732.868 (circa tre miliardi di lire) potesse essere deciso ed effettuato senza che il legale rappresentante, che era poi anche amministratore della Fininvest, lo sapesse e lo accettasse". "In altre parole - conclude il giudice -, il tribunale ritiene qui di poter pienamente fare uso della prova per presunzioni che nel giudizio civile ha la stessa dignità della prova diretta (rappresentazione del fatto storico). E', come è noto, la presunzione un argomento logico, mediante il quale si risale dal fatto noto, che deve essere provato in termini di certezza, al fatto ignoto".

"Una grande manifestazione popolare" contro i continui attacchi a Silvio Berlusconi. A proporre di "valutarne l'opportunità" è il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto che dopo la sentenza sul lodo Mondadori denuncia un "attacco al presidente Berlusconi di precisi settori politici e finanziari". Un attacco "concentrico e lungo più direttrici che vanno dal gossip, all'evocazione degli attentati di mafia del '92, ad altro ancora che si prepara e, adesso a questa sentenza civile dalle proporzioni inusitate ben studiata anche nei tempi. Ovviamente - attacca Cicchitto - il beneficiario è De Benedetti, il vero leader della sinistra editoriale e finanziaria". "Infatti la debolezza della sinistra politica - incalza il capogruppo del Pdl alla Camera - è surrogata dalle iniziative giudiziarie, finanziarie e editoriali. Il tutto avviene mentre lo scandalo reale della Regione Puglia è tenuto coperto usando le Daddario di turno. L'obiettivo è sempre quello: manipolare con manovre di Palazzo la vittoria elettorale del 2008, che evidentemente non è accettata da una serie di ambienti".
Ma afferma Cicchitto, "rispetto a tutto ciò il governo e la maggioranza devono svolgere il loro ruolo sostenuto dal consenso della maggioranza dei cittadini. La libertà di dibattito interno non deve comunque portarci a rinchiuderci in noi stessi; anzi bisogna cominciare a esaminare l'opportunità di una grande manifestazione popolare".

Con Cicchitto si schiera subito il coordinatore nazionale del Pdl, Sandro Bondi: "Di fronte al nuovo attacco concentrico nei confronti del presidente del Consiglio, occorre che il nostro partito e l'intera maggioranza prendano in esame con urgenza la necessità di organizzare una grande manifestazione popolare con l'obiettivo di difendere la democrazia e la libertà nel nostro Paese".
Ignazio La Russa, ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, ipotizza anche due date possibili per la manifestazione, che "era già stata proposta a Berlusconi un mese fa". Due le ipotesi: manifestazioni all'inizio di novembre in cento province per ricordare la caduta del muro di Berlino, oppure il 2 dicembre. Berlusconi, ha aggiunto La Russa, si è detto «favorevolissimo» all'ipotesi di organizzare manifestazioni in tutte le province italiane per l'anniversario della caduta del muro di Berlino. Quanto all'idea di tornare in piazza il 2 dicembre, bissando la grande manifestazione del 2006, il coordinatore del Pdl ha riferito che il premier "aveva chiesto di studiare l'ipotesi, aggiungendo comunque che per lui andava bene". La Russa ha voluto precisare che l'idea di scendere in piazza non deve essere vista solo come una risposta alla manifestazione di sabato a Roma sulla libertà di stampa o agli «attacchi» contro Berlusconi di queste settimane. "Credo che la maggioranza abbia non solo il diritto, ma anche il dovere di avere un contatto diretto con i proprio sostenitori e soprattutto i militanti. In questo momento l'antiberlusconismo è l'unico collante dell'opposizione". La Russa si dice infine convinto che se una decisione del genere dovesse essere presa, non vi sarebbero defezioni da parte degli ex di An.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Repubblica.it]

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05 ottobre 2009
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