Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Lourdes

''Si può essere atei, andare a Lourdes e magari credere anche nei miracoli?''

17 febbraio 2010

Noi vi consigliamo...
LOURDES
di Jessica Hausner

Christine, da anni bloccata su di una sedia a rotelle, ha deciso di andare a Lourdes per compiere un viaggio della speranza. E la sua fiducia nel miracolo viene ripagata poiché, incredibilmente, una mattina si sveglia ed è in grado di stare in piedi. Christine assapora appieno questa occasione di felicità e la sua guarigione suscita tanta ammirazione ma, purtroppo, anche tanta invidia. Tuttavia, la malattia è sempre in agguato...

Anno 2009
Nazione Austria, Francia, Germania
Produzione Coop 99, Parisienne de Production, Essential Filmproduktion, Thermidor Filmproduktion, ZDF / Arte France Cinema
Distribuzione CineCittà Luce
Durata 99'
Regia e Sceneggiatura Jessica Hausner   
Soggetto Géraldine Bajard e Jessica Hausner
Con Sylvie Testud, Léa Seydoux, Bruno Todeschini, Elina Löwensohn, Irma Wagner, Gilette Barbier, Gerhard Liebmann
Genere Drammatico


In collaborazione con Filmtrailer.com

Dalle note di regia: "Peccato che le vie del Signore restino imperscrutabili. Lourdes è un luogo in cui si afferma l'esistenza del miracolo, un luogo che è sinonimo di speranza, di conforto e di guarigione per i moribondi e i disperati. Eppure, la speranza che alle soglie della morte tutto possa ancora risolversi sembra assurda quando la vita arriva alle sue battute finali. Lourdes è lo sfondo in cui si svolge questa commedia umana."

La critica
"L'obiettivo della regista non si fissa solo su di lei: dedica altrettanto spazio e tempo alle giovani accompagnatrici dell'Ordine di Malta, agli altri malati, alle piccole ritualità quotidiane che scandiscono i giorni di permanenza al santuario. E lo fa con un occhio che sarebbe fuori luogo chiamare laico ma che è certamente oggettivo ed equidistante da spiritualità e scetticismo. Se scatta il sorriso è perché quello che si vede può essere letto anche in maniera ironica ma tutto potrebbe offrirsi anche a una lettura opposta. Proprio come succede alla protagonista quando viene «miracolata»: è lei la prima ad avere dei dubbi, a temere per una possibile recrudescenza della paralisi, a subire gli sguardi invidiosi degli altri malati. In questo modo il film racconta sì un miracolo ma evita in tutti i modi di spiegarlo (la protagonista non sembra neppure particolarmente credente) facendo tornare alla mente quello spirito dissacrante ma insieme ambiguo e un po' sorpreso che Buñuel aveva portato a vette eccelse e che Jessica Hausner sembra in grado di ritrovare di nuovo."
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera'

"Più coinvolgente 'Lourdes' dell'austriaca Jesse Hausner che ha un pregevole inizio documentaristico dove la regista dimostra sensibilità e distacco. Ma poi il reportage, che inscena un miracolo o un finto miracolo, ubbidisce a certi risvolti narrativi poco o nulla convincenti. E si ha la sensazione di essere davanti a una bella occasione sprecata."
Francesco Bolzoni, 'Avvenire'

"'Lourdes' è stato ideato e girato dalla viennese Jessica Hausner in occasione dei centocinquant'anni delle apparizioni mariane nella cittadina francese. Un racconto condotto con eccezionale abilità tra fideismo e blasfemia, documentarismo iper-oggettivo e suspense enigmatica, in apparenza freddo, asettico resoconto del pellegrinaggio di una ragazza paraplegica francese, ma in realtà sottilissima, poliedrica trasfigurazione del Dubbio Primario palleggiato tra credenti e laici. Le guarigioni che come lampi abbaglianti squarciano il muro di quotidiana mestizia e contrizione di masse sterminate e sventurate sono miracoli, fenomeni naturali o truffe organizzate da un agghiacciante congegno ecclesiastico-turistico? Delicatissimo nel suo linguaggio come sospeso sulla minaccia (positiva o negativa, fa lo stesso) dell'evento."
Valerio Caprara, 'Il Mattino'

"La Hausner evita i toni corrosivi, della miscredenza come quelli enfatici del devoto. Adotta un'angolazione da documentario per presentare il contrasto tra fede (o almeno l'estrema speranza) dei malati e il mercato intorno al Santuario; non risparmia dettagli delle malattie, ma vi affianca la voglia di vivere di un'infermiera che è ancora solo una ragazzina. Mostra insomma personaggi verosimili divisi dall'avere già o dal non aver ancora paura."
Maurizio Cabona, 'Il Giornale'

"Girato da una bravissima regista austriaca, 'Lourdes' forse parla di fede o forse no. Non riusciamo però a ricordare un film più crudele."
Maria Rosa Mancuso, 'Il Foglio'

"Il problema è che il miracolo messo in scena da Hausner suscita reazioni contrastanti: l'invidia di altri malati, il contrappasso rappresentato nella suora probabilmente in chemioterapia che cade in coma, l'amore di un aitante volontario della croce di Malta (Bruno Todeschini). Fino ad un finale raggelante che sarebbe delittuoso raccontare, ma che ripropone in un loop filosofico esistenziale infinito il cosiddetto "mistero della fede". «Arrivare a Lourdes è scioccante: centinaia e centinaia di barelle, persone speranzose di guarire», racconta Gerard Liebman che nel film interpreta padre Nigl, «una sensazione di commozione che si fa ambivalente appena ti accorgi dell'indotto, di questa sorta di Disneyland cattolica che sfrutta la speranza e la fede dei malati». Caratteristica peculiare di Lourdes, però, è il distacco nello sguardo adottato da Hausner rispetto al palpitare della fede (altrui), riportandola sullo schermo senza mai sottolineare, additare, sfottere: «Ho cercato di creare distanza da quel che racconto, immaginando di essere un viaggiatore giapponese che guarda quello che succede: i diversi aspetti della guarigione miracolosa, le preghiere a Dio, la speranza che il miracolo sfiori qualcuno, quando invece i piani di Dio sono incomprensibili e ti accorgi di essere solo nell'universo. Spero che l'ambivalenza del miracolo, il fatto che non si possa sapere per quale motivo avviene e se durerà, possa suscitare nel mondo cattolico un dibattito aperto»."
Davide Turrini, 'Liberazione'

"Hausner filma con misura, tra l'altro è abbastanza difficile entrare nei luoghi di Lourdes con una macchina da presa, infatti ci sono voluti mesi di preparazione. Filma l'attesa, le tappe obbligate, quel momento collettivo in cui gli attori si confondono coi malati veri. Non distorce anzi è quasi realista, luce e folla da sé declinano l'incubo di uno stordimento Lourdes è un luogo crudele, il miracolo non arriva mai, la sua mitologia è piena di miracoli passeggeri, di guarigoni date e poi tolte da un dio beffardo, tutto il contrario di quanto la fede lo vorrebbe, buono e eterno. Ma pensare il film di Jessica Hausner - in gara - come una riflessione sul cattolicesimo è limitante. 'Lourdes' è piuttosto un teatro della vita, coi suoi ineffabili casi di felicità conquistate e perdute, epifanie di benessere che svaniscono senza ragioni, e la giusta ironia. Perché io e non lei. E vale per il dolore e per il miracolo. Perché esistono i ricchi e i poveri dice il prete, ma allora Dio non è buono e giusto commentano le signore. Si parla di fede, certamente, e dei suoi misteri obbligati ma dentro alla vita, al quotidiano equilibrio precario dell'esistenza, alle sua altalene di imprevisti, felici o tragici, senza spiegazione. Un mistero. O una scommessa come la felicità, che vale quanto una canzonetta."
Cristina Piccino, 'Il Manifesto'

"Parliamo di 'Lourdes', il film che la regista austriaca Jessica Hausner ha girato nel luogo santo dei Pirenei per raccontare la storia di un miracolo. Un film assai rispettoso dei sentimenti e delle speranze dei 700 milioni di pellegrini che, spinti dalla fede, si sono recati a Lourdes in cerca di guarigione. Ma l'opera rivendica uno sguardo laico e disincantato nel quale molti credenti faranno fatica a ritrovarsi. (...) Il che rende il suo lavoro, per così dire, double face. Non a caso a Venezia ha vinto sia i premi cattolici Signis e Navicella, assegnati da chi ha riconosciuto alla Hausner il merito di sapersi confrontare con il tema del sacro, sia il Premio Brian degli Atei e Agnostici Razionalistici che della pellicola hanno apprezzato gli aspetti più critici, condividendo quell'idea di «miracolo come paradosso» e «incrinatura della logica», piuttosto che manifestazione misteriosa di un disegno divino."
Alessandra De Luca, 'Avvenire'

"Si può essere atei, andare a Lourdes e magari credere anche nei miracoli? Qualcosa del genere è successo a Jessica Hausner, regista austriaca che ha girato un film destinato a far discutere. Si intitola appunto 'Lourdes' (...) Reduce dall'ultima Mostra di Venezia, dove ha ricevuto La Navicella della Rivista del Cinematografo e il Premio Signis dei cattolici e il Premio Brian degli atei, l'opera seconda della Hausner verrà distribuita in 70 copie (...). Si capisce, insomma, che lo sguardo rivolto a Lourdes, alla gente che ci va in pellegrinaggio, alla possibilità che si verifichi un miracolo, è quello lucido, spassionato, algido di una non credente, che per si interroga sul mistero, sull'imponderabile, che entra nella vita e riesce, a volta, a trasformarla da cima a fondo. (...) Un film che parla di cose simili, gettato nella mischia tra i "mostri" come 'Avatar' e le preconfezioni da botteghino come 'Baciami ancora'? Eppure, vale la pena di scommetterci."
Caterina Maniaci, 'Libero'

"Il santuario di Lourdes visto come un luogo terreno, dunque sottomesso a tutte le leggi che governano gli uomini, il potere, il denaro, i buoni e i cattivi sentimenti, senza per questo negare la fede e la speranza che muovono ogni anno milioni di pellegrini. La massima fabbrica di miracoli del mondo cattolico osservata con occhio distaccato, pungente, pedino divertito, ma senza cedere alla facile dissacrazione, per fare luce sulle dinamiche che la attraversano grazie a un pugno di personaggi pieni di umanità. (...) Se un buon film si riconosce dalla chiarezza dei mezzi espressivi e dalla precisione con cui li usa, 'Lourdes' è addirittura esemplare. Come altri importanti registi austriaci, Michael Haneke o Hulrich Seidl, Jessica Hausner lavora infatti su mondi chiusi e ben definiti entro cui operano personaggi tanto riconoscibili quanto ambigui. (...) a Venezia l'eleganza crudele di 'Lourdes' ha convinto sia i cattolici del premio Signis sia gli atei del premio Brian. Un paradosso che la dice lunga sull'arte della Hausner, così preziosa oggi che tanti film somigliano alle fiction e alle loro false certezze."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

"La prospettiva di Jessica Hausner nel suo 'Lourdes' è dichiarata subito, sin dalla scena iniziale, coll'inquadratura dall'alto della sala da pranzo per i pellegrini. Nessuna finestra, ma una luce artificiale fioca, su un ambiente claustrofobico: nero il pavimento, nere le pareti cui sono appesi crocifissi neri, nere le gonne e i pantaloni del personale, neri i mantelli delle hospitalières con la croce di Malta, nere le divise dei Cavalieri dell'Ordine, neri i clergyman dei preti. A quei tavoli funerei prende posto, in silenzio, una turba da corte dei miracoli di nani, paralitici, cancerosi, assistiti da volontari tanto formalmente educati quanto distratti o perplessi («che ci faccio, qui ?»), vivi solo nello scambio di sguardi tra ragazze col velo e giovanotti col basco. Poca, pochissima luce in tutto il film, la cui cifra cromatica è il plumbeo: nuvole nere nel cielo persino nelle pochissime scene all'aperto. Anche la benedizione eucaristica del pomeriggio l'appuntamento quotidiano più amato dai pellegrini, assieme alla processione notturna con le fiaccole non è girata, come è nel vero, sulla grande, luminosa Esplanade che fronteggia i tre santuari sovrapposti. No, la Hausner ha scelto di ambientarla nell'enorme chiesa sotterranea, dove non penetra alcuna luce. Poca luce pure per la lugubre festicciola finale. (...) Qui, però, occorre forse riconoscere delle attenuanti. In effetti, a una prima lettura Il film della regista austriaca (la solita ex cattolica: l'occidente ne è ormai pieno) pare accattivante per i devoti."
Vittorio Messori, 'Corriere della Sera'

"Il film ha in parte l'andamento di un bellissimo documentario: con attenzione e pathos vengono descritti i riti e gli impegni quotidiani dei pellegrini a Lourdes, l'immersione nell'acqua della piscina miracolosa come la collettiva sala-mensa, la visita alla grotta mistica come la stanza da letto e le cerimonie religiose di impetrazione, il rapporto con infermiere, volontari e guardie in divisa sempre presenti, la tristezza di trovarsi costantemente in compagnia di persone malate concentrate su una speranza per lo più frustrata. Questa descrizione minuziosa è ispirata a una fisicità che non ha nulla di spirituale ma si rivela molto, molto interessante, proprio grazie al suo materialismo. Una parte diversa di 'Lourdes' riflette e a volte discute sul miracolo: cos'è, perché accade, perché favorisce alcuni e non altri, perché non si verifica. Infine, tutto il film mostra il volto del dolore umano: le facce deformate dalla sofferenza, le persone alterate dal rancore (perché lei sì e io no?), la speranza e la fede come consolazioni impossibili, la preghiera come mantra penoso. Eppure il permanere di intensa umanità: le piccole vanità e rivalità, l'insorgere improvviso d'una risata, la stanchezza fisica più forte di tutto. Molto bello e onesto, senza ironia, preclusioni ideologiche né pregiudizi. La protagonista Sylvie Testud è un'attrice bravissima e non bella, anche scrittrice (il suo 'Senza santi in Paradiso' è pubblicato da Salani). Lo stile e il freddo pathos del film sono perfetti."
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'

Premio Fipresci, Premio Signis e Premio 'La Navicella-Venezia Cinema' alla 66ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2009).

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

17 febbraio 2010
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia