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Luci e ombre della Sanità meridionale

Tra l'eccellenza di alcune realtà ospedaliere e l'arretratezza nel combattere alcune diffuse malattie

02 maggio 2009

Nell'Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione (Ismett) di Palermo, si è ripetuta nei giorni scorsi un'eccezionale maratona di interventi. Sono stati eseguiti tre trapianti di fegato e due di rene  Un vero tour de force che è stato possibile grazie a tre donazioni che si sono rese disponibili nel giro di poche ore.
Anche questa volta la macchina dei trapianti siciliana si è dimostrata impeccabile: la serie di trapianti nel giro di 24 ore è stata, infatti, un evento eccezionale non solo per la Sicilia ma in generale per i centri di trapianto. A essere sottoposti a trapianto sono stati tutti pazienti siciliani. Così come in due casi su tre i donatori sono siciliani.
Le segnalazioni dei tre donatori sono scattate quasi contemporaneamente nel pomeriggio di giovedì scorso: il Centro regionale per i trapianti della Sicilia (Crt) ha contattato i coordinatori dell'Ismett per informarli della disponibilità di prelievi presso l'Ospedale Cannizzaro di Catania, il Papardo di Messina e l'Ospedale di Catanzaro. Grazie al donatore catanese due pazienti in lista d'attesa presso Ismett sono ritornati ad avere una speranza.
La stessa equipe che ha eseguito il prelievo di Catania si è poi recata a Messina per effettuare un altro prelievo di fegato. L'organo stavolta è stato trapiantato su un uomo di Palermo. Nelle stesse ore, una seconda equipe dell'Istituto è volata a Catanzaro per il terzo prelievo di fegato e di rene: organi che sono stati trapiantati rispettivamente a un paziente di Ragusa e uno di Catania.

Purtroppo a questo evento eccezionale, che conferma l'Ismett centro d'eccellenza della sanità del Sud, si contrappongono i dati dell'Istituto nazionale tumori (Int) di Milano che descrivono, per quel che riguarda le cura del cancro, un'Italia spaccata in due, con un Nord sempre più vicino agli standard dei Paesi europei più avanzati, dove ci si cura presto e bene e si sopravvive di più, e un Sud che arranca, con il risultato che meno pazienti riescono ad arrivare al giro di boa dei cinque anni dalla diagnosi della malattia. 
I dati epidemiologici raccolti raccontano un'Italia in cui nel 2010 circa 8 milioni di persone avranno in qualche modo avuto a che fare con il cancro. Due milioni saranno i pazienti alle prese con la malattia o usciti dal tunnel. Mentre si prevede che i nuovi casi toccheranno quota 255 mila (3 mila in più rispetto al 2005, per via dell'incidenza in aumento proprio al Sud).

"L'epidemiologia del Paese sta cambiando faccia - ha spiegato Andrea Micheli, epidemiologo dell'Int - perché al Nord l'incidenza dei tumori sta diminuendo mentre al Sud, tradizionalmente più protetto, aumenta". Una regione che rischia di registrare entro un decennio un boom di tumori, ha ipotizzato Micheli, è la Campania, a giudicare dalle proiezioni degli esperti. "Una spiegazione - osserva - potrebbe essere che qui si sta velocemente sostituendo lo stile di vita mediterraneo con le abitudini più negative in stile Usa. Basta guardare alle nuove generazioni: nei quartieri napoletani i bambini sono sempre più in sovrappeso e si registra un 15-20% di baby-obesi". In generale, però, a preoccupare gli esperti è il divario Nord-Sud nella sopravvivenza dei pazienti oncologici. Un divario che oscilla intorno al 5%. "Su 100 abitanti al Sud sopravvivono al cancro, a distanza di cinque anni, 5-6 persone in meno rispetto al Nord Italia", conclude Micheli.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Adnkronos Salute]

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02 maggio 2009
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