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Lui si sta divertendo...

Mentre il Capo dello Stato e il Vaticano chiedono che venga fatta chiarezza, il Cavaliere si dice sereno e... scherza

19 gennaio 2011

Accogliendo la richiesta del relatore Antonio Leone, la Giunta per le Autorizzazioni della Camera ha deciso all'unanimità di iniziare martedì prossimo l'esame della richiesta di perquisizione domiciliare nei confronti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi presentata dalla Procura della Repubblica di Milano (LEGGI).
Una richiesta "ragionevole" l'ha definita il presidente della Giunta Pierluigi Castagnetti, spiegando che il dibattito proseguirà mercoledì e giovedì e probabilmente la settimana successiva, prima della decisione da sottoporre all'Aula.

Intanto, Silvio Berlusconi dice di... divertirsi. Sì, tutta questa storia lo diverte e non ha nessuna intenzione né di dimettersi, né di presentarsi davanti i magistrati della procura di Milano che vorrebbero interrogarlo sul "caso Ruby".
"Io mi dimetto? Ma che siete matti!". Silvio Berlusconi è alla Camera. Le porte dell'ascensore che lo sta portando alla riunione del gruppo del Pdl presso la sala Lucio Colletti si aprono a sorpresa al quinto piano. I giornalisti, tenuti fuori dalla riunione che per loro è off limits, ne approfittano per una domanda al volo e gli chiedono se dopo gli ultimi sviluppi del caso Ruby è pronto a dimettersi. "Non faccio gestacci", dice rispondendo a chi gli ricorda la richiesta in tal senso arrivata dall'opposizione. E aggiunge: "Mi sto divertendo, sono sereno, assolutamente".
Poi, rispondendo ai cronisti che gli chiedono come sia andato l'incontro con il capo dello Stato, aggiunge: "Non chiedetelo a me ma al presidente della Repubblica". E' pronto a dimettersi? Il Cavaliere prima scherza: "Io o il capo dello Stato?". Poi, sempre sorridendo esclude un suo passo indietro: "Io dimettermi, ma che siete matti!".
E' lasciando la riunione che, ai cronisti che gli chiedevano se si presenterà dai giudici di Milano, il Cavaliere ha risposto: "I miei avvocati mi hanno detto che non essendo Milano il tribunale competente non è logico che io vada". E aggiunge: ci sono state "gravissime violazioni di legge e dei principi costituzionali" da parte dei giudici di Milano. Questa vicenda è solo "un caso mediatico più che giudiziario". E sottolinea che sono stati diffusi "tutta una serie di fatti che hanno la sola finalità di portare scandalo".
"Dentro di me sono sereno, questa cosa sarà un boomerang per loro", avrebbe detto inoltre il premier durante una riunione a Montecitorio con i membri della commissione Giustizia e della Giunta delle Autorizzazioni della Camera. Avrebbe ribadito la sua estraneità alle accuse che gli sono mosse e aggiunto: "Non ho commesso alcun reato, non ho mai pagato nessuno. Tutta la vicenda si risolverà nel nulla più totale. Poi sarebbe tornato a dire che si tratta di un processo mediatico: vogliono farmi fuori. Tutta questa vicenda è servita solo a ringalluzzire quelli che il 14 dicembre sono stati sconfitti. Ma io vado avanti". E avrebbe spiegato che il caso Ruby è servito a far tirare fuori la testa a quelli del terzo polo, Fli in testa, che hanno colto l'occasione per tornare a chiedere le sue dimissioni dal governo. Il presidente del Consiglio, riferiscono alcuni presenti avrebbe detto che invece lui è determinato a completare la legislatura.

"Mi attribuiscono tutte queste relazioni con tutte queste donne, si parla di 24... Vorrei sapere come abbia potuto fare, non sono mica Superman", avrebbe detto ancora Berlusconi rivolgendosi ai parlamentari avvocati del Pdl riuniti a Montecitorio. "Io sono un uomo solo ma non solitario", avrebbe inoltre detto Berlusconi difendendo così il suo stile di vita. "Le cene che ho fatto sono assolutamente eleganti, del resto sono un uomo a cui piace stare in compagnia", avrebbe aggiunto il Cavaliere. "Tutto quello che dicono è assurdo", avrebbe sottolineato il premier. "Figuriamoci se in una casa dove c'è mio figlio io posso fare tutte quelle sconcerie che dicono e che mi disgustano", avrebbe sottolineato ancora il capo del governo.

Il "turbamento" del Colle e l'indignazione del Vaticano - Il giorno dopo le rivelazioni con i devastanti particolari contenuti negli atti allegati dalla magistratura di Milano alla richiesta di poter ascoltare il presidente del Consiglio, il premier è stato incalzato dai pesanti richiami che arrivano da Quirinale e Vaticano. Da un lato l'autorità laica del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che in una nota ufficiale ha spiegato di essere "ben consapevole del turbamento dell'opinione pubblica dinanzi alla contestazione, da parte della Procura della Repubblica di Milano al presidente del Consiglio, di gravi ipotesi di reato, e dinanzi alla divulgazione di numerosi elementi riferiti ai relativi atti d'indagine". Dall'altro l'autorità religiosa della Santa Sede che in un commento affidato all'Avvenire, il quotidiano dei vescovi, sottolinea come "anche solo l'idea che un uomo che siede al vertice delle istituzioni dello Stato sia implicato in storie di prostituzione e, peggio ancora, di prostituzione minorile ferisce e sconvolge".
Ma non è tutto. Il Quirinale, smentendo "che il Capo dello Stato abbia letto o comunque ricevuto - non competendogli in alcun modo - le carte" ha chiesto anche, "senza interferire nelle valutazioni e nelle scelte politiche" che si faccia chiarezza quanto prima "nelle previste sedi giudiziarie" e che "si proceda al più presto ad una compiuta verifica delle risultanze investigative". Parole che coincidono quasi alla perfezione con quelle di una nota della Sir, l'agenzia di stampa della conferenza episcopale italiana, nella quale si afferma: "Bisogna che si faccia chiarezza in termini stringenti, che la questione sollevata dalla procura di Milano abbia delle celeri risposte, così da non tenere sul filo la politica, le istituzioni, più ampiamente la governabilità".
Nella polemica entrano anche le parole pronunciate ieri sera a Ballarò dal ministro della Giustizia Angelino Alfano: "La procura di Milano non è competente, è competente il tribunale dei ministri. Non è che Berlusconi si spoglia delle vesti di presidente del Consiglio quando è ad Arcore". Il ministro ha rimarcato anche "l'uso spropositato delle intercettazioni". Secondo Alfano "si è usata l'attività di indagine più invasiva, le intercettazioni, per accertare una fattispecie concreta che è sproporzionata in basso, rispetto all'uso dei mezzi. Neanche si dovesse beccare un narcotrafficante".

A tutto ciò si aggiunge anche l'opinione di Famiglia Cristiana, che negli ultimi anni si è mostrata tra le entità più "comuniste" nei confronti del Cavaliere, sempre pronta a criticare senza mezzi termini. In un intervento pubblicato sulla sua edizione online, il settimanale dei Paolini osserva che nella vicenda della "minorenne Ruby", "marocchina che si tentò di far passare per nipote del presidente egiziano", "risalta la personalità di un politico che, forse, ha sbagliato secolo, immaginandosi simile ai signori rinascimentali ai quali tutto era permesso, grazie all'assenza di un'opinione pubblica informata e all'acquiescenza delle gerarchie circostanti". L'articolo parla anche di "una politica stretta intorno alla presenza di una sola persona, fino a un devastante conflitto fra le istituzioni".

A fronte di questa situzione sempre più complicata, il governo e il Pdl rispondono con dichiarazioni che puntano a minimizzare la vicenda e ad accusare la magistratura milanese di comportamenti persecutori e illeciti. Se il ministro degli Esteri Franco Frattini parla di un'inchiesta "giudiziario-mediatica" che "si rivelerà una grande montatura", quello della Difesa Ignazio La Russa si dice convinto che il caso Ruby passerà "molto velocemente". Difendono a spada tratta Berlusconi anche le donne del Pdl che lo descrivono come la vera vittima dell'intera vicenda. Ma oltre alla difesa mediatica, il partito del premier è lavoro per trovare anche la migliore difesa legale. Tutti i deputati-avvocati del Pdl sono stati convocati ieri a Montecitorio. All'incontro anche il consigliere giuridico del premier, Nicolò Ghedini. Tra le ipotesi che circolano quella di costituire un pool di legali che possa difendere le ragazze sottoposte a perquisizioni nel 'caso Ruby'.

"Vilipese le donne che lavorano in polizia" - Le rivelazioni sul caso Ruby, l'inchiesta per cui è indagato anche il premier Silvio Berlusconi, fanno indignare anche la polizia. Per un particolare che è emerso dalle indagini. La professionalità delle donne in polizia sarebbe infatti stata vilipesa.
Il segretario generale del sindacato Consap, uno dei sindacati di polizia, Giorgio Innocenzi, in una nota afferma: "Qualora queste indiscrezioni di stampa rivelassero un fondamento sarebbe un fatto gravissimo che colpisce l'alta professionalità garantita dalle donne in polizia. Sarebbe altresì evidente il profondo disagio dell'intera categoria, nell'indossare una divisa che sarebbe stata ridicolizzata di fronte all'opinione pubblica nazionale ed internazionale". Il rappresentante dei lavoratori poi aggiunge: "In tema di scelte di governo sulla sicurezza, quelle che più ci stanno a cuore, i fatti che stanno emergendo appalesano nel nostro Presidente del Consiglio, una personalità sempre meno attenta all'agenda di governo, che si era evidenziata anche nell'assenza in occasione dei provvedimenti che hanno riguardato la sicurezza e la specificità delle forze di polizia, che mai come in questo periodo si sono sempre chiuse con inaccettabili penalizzazioni economiche ed operative".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Lasiciliaweb.it, Corriere.it]

- Da Papi a "amò", la neolingua di Arcore di Filippo Ceccarelli (Repubblica.it)

 

 

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19 gennaio 2011
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