Luna di miele
In Sicilia la nota espressione
In "I sapori di Sicilia" di Giuseppe Coria si legge che "in un documento del 1623 è descritto un antico costume di Catania e del catanese: all'ingresso in Chiesa dei novelli sposi, veniva loro data una cucchiaiata di miele mentre all'uscita veniva loro gettato del grano e dell'orzo Nella Contea di Modica, prima che gli sposi entrassero nella loro nuova casa, al ritorno della cerimonia nuziale, veniva buttato davanti l'uscio un recipiente di terracotta (quartara) piena di vino, e tutti in quel momento gridavano in segno di augurio, "resti, boni festi" (cocci rotti, buon augurio) ma appena varcavano la soglia di casa venivano subito imboccati con un cucchiaio di miele: il marito per primo, che ne leccava la metà e poi la moglie, che ingoiava la rimanente parte."
Lo stesso uso di consumare miele nel giorno delle nozze si ritrova a Piana degli Albanesi, a Licata, a Marineo e a Prizzi anche se con modalità diverse: a Piana, per esempio, la suocera imbocca la nuora davanti l'uscio, mentre negli altri due paesi lo stesso rito viene agito dalle amiche della sposa.
Le origini di queste tradizioni popolari risalgono al tempo dei romani quando il miele si offriva agli sposi novelli per circa un mese continuato.