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Lungo la rotta della morte

Due tragici naufragi nel giro di 36 ore. E i dispersi diventano pasto per i pesci del Canale di Sicilia

21 agosto 2006

AGGIORNAMENTO
Ancora sbarchi in Sicilia

Un barcone con circa 150 clandestini a bordo è stato intercettato a 38 miglia a sud di Lampedusa. I clandestini presi in consega dagli equipaggi di due motovedette dovrebbero arrivare a Lampedusa intorno alle 13. Ad intercettarli e a dare la segnalazione alla guardia costiera è stato un peschereccio di San Benedetto del Tronto. Le operazioni di soccorso sono rese più difficili dal peggioramento delle condizioni meteomarine. Al momento, il mare è forza 3 e soffia un forte vento da nord est.
Non si fermano dunque gli sbarchi di clandestini in Sicilia. Tra la scorsa notte e stamattina sono 47 gli immigrati giunti, in tre diverse ondate, a Lampedusa e Pantelleria. Ventotto extracomunitari, a bordo di un'imbarcazione, sono arrivati nel porto di Lampedusa e sono stati fermati a terra da carabinieri e dai militari della Guardia di Finanza. Poco dopo in dieci sono stati intercettati dai carabinieri sull'isola dei Conigli di Lampedusa. Sempre i carabinieri hanno fermato, quando avevano già raggiunto la spiaggia, nove clandestini sbarcati sull'isola di Pantelleria.

Intanto all'alba sono riprese le ricerche dei clandestini dispersi nei due naufragi avvenuti nei giorni scorsi al largo di Lampedusa. Alle operazioni partecipano quattro motovedette della Guardia Costiera, due della Guardia di Finanza, una dei Carabinieri e mezzi aerei della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza,
della Protezione Civile e della Marina Militare. Fino ad ora è stato recuperato uno solo dei corpi degli immigrati morti nel naufragio del gommone. Il cadavere, che ora si trova a Porto Empedocle, è stato recuperato dalla Guardia di Finanza nella serata di ieri. L'Atlantic della Marina ne aveva avvistati sei. In tutto i dispersi dovrebbero essere una settantina. È atteso, intanto, per questa mattina l'arrivo sull'isola del ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi. [La Sicilia, 21/08/2006]

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Una fossa comune fatta d'acqua
. E' diventato questo il Canale di Sicilia dove un numero sempre maggiore di cadaveri di immigrati clandestini ingrassano i pesci del tratto di mare che divide l'Africa dall'Europa.
Nel Canale di Sicilia non c'è più il tempo per recuperare i cadaveri di un naufragio che già si deve correre da un'altra parte.
Nella notte tra venerdì e sabato, a 10 miglia a sud di Lampedusa, un barcone lungo 10 metri con a bordo 120 persone, è affondato, mentre la nave dei soccorsi era vicinissima a questa. Una decina le persone morte annegate, tra cui donne e bambini, 70 i superstiti e una quarantina i dispersi, di cui non si sono ancora trovate tracce.
Una disperata e disperante tragedia causata da un tragico incidente. ''La nave italiana ha urtato la nostra imbarcazione. Chi era a prua si è spaventato ed ha cominciato ad indietreggiare. È stato il panico''. Queste le allucinanti parole di una clandestina marocchina di 26 anni sopravvissuta al naufragio. ''Dopo dieci minuti dall'impatto - ha raccontato la giovane donna - la nostra barca si è capovolta e siamo finiti in acqua. Molti compagni sono rimasti schiacciati, altri sono annegati perché non sapevano nuotare''.
In un primo momento si era detto che il capovolgimento dell'imbarcazione clandestina fosse stata causata dal comportamento degli astanti a bordo che vista la nave dei soccorsi si sarebbero riversati tutti da un lato causando, appunto, il capovolgimento della carretta. Il racconto della superstite invece, avvalorerebbe l'ipotesi di un impatto tra la nave della Marina Militare intervenuta per soccorrere gli immigrati in seguito alla segnalazione di un peschereccio e l'imbarcazione degli extracomunitari. Su questa circostanza è incentrata l'inchiesta aperta dalla Procura di Agrigento che ipotizza il reato di disastro colposo.
Una cosa certa è che all'appello, da sabato scorso, mancherebbero ancora una quarantina di persone. Nelle ricerche dei dispersi, partite tempestivamente, sono impegnati Marina Militare, Guardia costiera, Guardia di finanza e Carabinieri.

Come è certo che, mentre tutt'ora si cercano i dispersi della tragedia di poco più di 48 ore fa, un altro infausto episodio ha caratterizzato il solito Canale di Sicilia, divenuto ormai ''assassino''.  Ieri mattina, infatti, a 70 miglia a sud di Lampedusa un nuovo naufragio ha determinato la morta di altri poveri immigrati. E ancora una volta il bilancio è pesante: i morti accertati sono sette ma all'appello mancano altri 22 clandestini. Dieci i superstiti, salvati da un peschereccio dopo una lunga permanenza in mare.
Mentre si scandagliava il tratto di mare a dieci miglia da Lampedusa alla ricerca dei 40 dispersi, più al largo è scattato il nuovo allarme. Aggrappati a quel che restava di un gommone, alcuni disperati allo stremo delle forze. Ad avvistarli è stato un peschereccio di Mazara del Vallo che ha lanciato l'allarme e prestato i primi soccorsi recuperando i superstiti. Quando in zona è arrivato l'Atlantic della Marina militare, si è capito che si trattava di una nuova tragedia. In mare galleggiavano alcuni corpi privi di vita: prima è affiorato quello di una donna e poi, pian piano, ne sono stati avvistati altri sei. Trasportati a Lampedusa i dieci superstiti, tutti maschi, hanno fornito altri particolari che hanno permesso di capire la portata di quest'ennesima tragedia.
''Sulla barca eravamo 39 - hanno detto -, siamo partiti dalla Libia e con noi c'erano anche cinque donne ed un bambino''. Stando al loro racconto il naufragio sarebbe avvenuto 24 ore prima per un incidente. Si sarebbero spezzati i perni del paiolo, e le tavole avrebbero bucato i tabulari del gommone che si sarebbero sgonfiati.

Una nuova tragedia che non ferma l'afflusso di clandestini. Ma più che di una nuova tragedia, anche noi vogliamo utilizzare il termine usato dal ministro dell'Interno Giuliano Amato commentando il naufragio di sabato: un nuovo crimine.
''Quella di oggi - ha detto Amato - non è solo una tragedia, ma un vero e proprio crimine. E se i crimini non riusciamo a punirli, si ripetono. E si ripetono anche le tragedie. Confido perciò che la magistratura dedicherà alla ricerca dei responsabili lo stesso impegno interno e internazionale che giustamente dedica a reati meno gravi di questo. Nel suo lavoro avrà tutto l'appoggio del governo italiano e degli altri governi interessati. Vediamo se riusciamo a scardinare una buona volta le organizzazioni criminale che mettono quotidianamente a repentaglio tante vite nella traversata del Mediterraneo''.
E se le ricerche dei superstiti del naufragio di sabato non hanno dato esiti, importanti passi avanti sono stati fatti invece nelle indagini. Gli inquirenti di Finanza e Polizia sarebbero sulle tracce dei boss dell'organizzazione che ha gestito le ultime traversate e hanno chiarito il ruolo dei cinque scafisti arrestati. ''Sul barcone avevano compiti differenti - spiegano - alla partenza erano solo in tre. Uno governava la barca, un altro teneva i contatti con l'organizzazione tramite un telefono satellitare mentre il terzo era, per così dire, l'uomo d'ordine. A un certo punto ha tolto la cintura ad uno dei passeggeri e l'ha usata per colpire chi non obbediva agli ordini''. A metà navigazione il motore si è bloccato e gli scafisti hanno chiesto aiuto col satellitare. ''E' arrivata una barca dell'organizzazione con altri due scafisti che hanno riparato il guasto e poi sono rimasti a bordo''.

Oltre alle storie di dolore di chi ha visto inghiottire dal mare amici e parenti, a Lampedusa ce n'è una dal sapore diverso, sepur finita nella stessa maniera tragica. E' quella di un bancario marocchino di 24 anni che ha approfittato delle ferie estive per tentare la fortuna in Italia: ''Dico agli amici che vado in vacanza ma spero di non tornare più'', aveva detto ai compagni di sventura che sono sopravvissuti. Aveva deciso di cambiare vita, di lasciare il suo paese, il Marocco, e il lavoro in banca. ''Non si accontentava - raccontano gli amici partiti con lui e sopravvissuti alla tragedia - voleva di più, non gli bastavano i soldi che guadagnava''. Così il giovane ha deciso di partire approfittando delle ferie estive. Ma il visto turistico per l'Italia non gli è stato concesso e allora il nordafricano ha deciso di raggiungere le coste siciliane partendo dalla Libia. Via terra ha raggiunto Al Zwara, e si è imbarcato. Agli scafisti ha dato duemila euro. ''In banca - raccontano gli amici - ne guadagnava 400''. Con pochi mesi di stipendio si è pagato un viaggio finito nelle acque di Lampedusa.

E gli sbarchi continuano.
Tra questa notte e questa mattina sono 47 gli immigrati giunti, in tre diverse ondate, a Lampedusa e Pantelleria. Ventotto extracomunitari, a bordo di un'imbarcazione, son riusciti ad arrivare nel porto di Lampedusa e sono stati fermati a terra da Carabinieri e Finanza. Poco dopo in dieci sono stati intercettati dai Carabinieri sull'Isola dei Conigli di Lampedusa. Sempre i Carabinieri hanno fermato, quando avevano già raggiunto la spiaggia, nove clandestini sbarcati sull'isola di Pantelleria.
Altri sbarchi si erano avuti ieri. In mattinata un peschereccio aveva avvistato due barconi, rispettivamente a 20 e 28 miglia dall'isola. Su uno erano in 29 tra cui otto donne - una incinta di otto mesi - e due neonati, a bordo dell'altra c'erano 25 persone: quattro donne, un bambino e 20 uomini.
I migranti, che vengono dall'Eritrea, dal Niger, dall'Egitto e dal Sudan, hanno raccontato di essere partiti dalla Libia e di essere rimasti in mare per circa 5 giorni. Al secondo giorno di navigazione sarebbero rimasti senza acqua e cibo. Hanno raccontato che uno dei compagni di viaggio sarebbe caduto in mare e morto mangiato da un pescecane. Alcuni uomini avevano segni di ustioni: ''E' la nafta che fuoriesce dai bidoni unita all'acqua di mare - spiega un volontario della Croce Rossa - a provocargli queste bruciature''. Ai 54 vanno si aggiungono anche altri 37 immigrati che sono riusciti a raggiungere Lampedusa con il proprio barcone.

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21 agosto 2006
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