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Ma che cos'è il ''piano casa''?

Inizia a prendere corpo l'annunciato progetto del premier per rilanciare l'edilizia

12 marzo 2009

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, l'ha annunciato per il Consiglio dei ministri di domani. "Avrà effetti straordinari sull'edilizia" ha detto nei giorni scorsi il premier. Ora il "piano casa" da 550 milioni di euro sembra essere pronto, e qualcuno ha già anticipato le linee guida: una stanza in più per ogni abitazione; via libera all'abbattimento di vecchi edifici; sconti sulle tasse per ottenere dai Comuni il permesso di costruzione. E poi la costruzione di cinquemila nuovi appartamenti e la possibilità per un milione di inquilini di riscattare la casa popolare in cui abitano.
Già qualche Regione di centrodestra ha annunciato la propria adesione al progetto. Oltre al Veneto, anche la Sardegna si dice favorevole alle nuove norme e la Lombardia annuncia un intervento a breve.

LE LIBERALIZZAZIONI DEL NULLA
Dopo la scuola e la sicurezza, ecco il piano casa. O meglio, il piano villette da ampliare
di Salvatore Parlagreco (SiciliaInformazioni.com, 10 marzo 2009)

Piano casa, di che si tratta? Difficile capirci qualcosa leggendo ciò che promette il governo e ciò che ribatte l'opposizione. Presentato con la fanfara e criticato con toni forti, il piano casa è l'ennesimo oggetto di misterioso della cronaca politica, l'ultimo ping-pong sul nulla. Il governo lo annuncia come il toccasana di tutti i mali e poi demanda tutto alle Regioni, un salto mortale che potrebbe significare l'insabbiamento. Nel frattempo l'opposizione, allarmata, sospetta la cementificazione del Paese.

Proviamo a capirci qualcosa...
Intanto non si tratta di liberalizzazione, l'aumento della cubatura delle case, della volumetria, non ha niente a che vedere con le liberalizzazione. Le quali riguardano ben altro; per esempio, la possibilità di esercitare una professione senza passare attraverso le forche caudine della corporazione, la possibilità di aprire una farmacia, di applicare le tariffe che si ritiene opportuno con i clienti di uno studio legale, di ottenere la licenza di un taxi, di abbattere le tariffe obbligatorie degli studi notarili. Queste sono le liberalizzazioni e non la costruzione di una stanza di un appartamento.
Aumentare la cubatura significa creare le condizioni per rilanciare il mercato edilizio? Bugia grande, appunto, quanto una casa. Qualcuno può davvero affermare che le ville, luoghi in cui la cubatura può essere aumentata, costituiscono una fetta consistente del patrimonio immobiliare italiano? Gli italiani, per quanto ne sappiamo, vivono nei condomini e non in ville. Coloro che vivono in ville, residence con giardini eccetera, sono una piccola percentuale, generalmente dotati di un reddito medio-alto. Le coppie che sono in affitto e non possono permettersi né l'affitto né il mutuo, non trarranno certo alcun beneficio dall'aumento della cubatura.

E allora a che serve? Semplificazione, spiegano. Ma che c'entra la semplificazione con la cubatura? Niente, però basta che si dichiari di avere rispettato la norma per costruire un'altra stanza. Questa è semplificazione? Ne siete certi? Si tratta di un "appalto" ai privati di un'attività tipicamente pubblica: il rispetto delle regole urbanistiche che nel caso presente vengono affossate due volte; una prima volta, derogando ai piani urbanistici, una seconda, impedendo di fatto i controlli. Molti amministratori di varia appartenenza politica si sono chiesti come sarà possibile controllare l'aumento della cubatura delle villette ampliate. Il Presidente della Regione siciliana, Lombardo, si è chiesto invece chi investirà in piena crisi? Ma questa è un'altra cosa.

L'allarme cementificazione? Non è senza fondamento, ma l'abuso edilizio non ha avuto finora bisogno di questa liberatoria per diventare il fenomeno più brutale di devastazione paesaggistica. E' bene perciò fare un poco di storia. Com'è nato? Norme restrittive, piani regolatori inesistenti, assenza di controlli, ingovernabilità dei consigli comunali, scelte penalizzanti per alcuni proprietari di aree edificabili ed estremamente vantaggiose per altre.
Perché non è stato possibile fermare l'abuso edilizio e debellare il fenomeno? Inefficienza dei controlli, ritardi negli interventi. Multe, condanne, sanzioni sono arrivate quando le case sono state costruite. Non una, ma tante. Il popolo degli abusivi si è trasformato in una lobby con propri rappresentanti, che hanno indirizzato le scelte assolutorie dei partiti. Se si fosse impedito per tempo la costruzione dell'immobile abusivo, sarebbe stato possibile porre un freno.
Chi ci ha guadagnato? Nelle realtà meno sviluppate i proprietari di terreni agricoli, trasformati in aree edificabili. L'abusivo ha creduto di fare un affare e si è ritrovato con una casetta di due o tre piani (uno per ogni figlio), senza servizi (acqua, luce, strade, fognature eccetera). Né urbanizzazione oprimaria, né urbanizzazione secondaria. Altro che affare, hanno comperato un fazzoletto di terreno, pagandolo - senza saperlo - più di quanto l'avrebbero pagato al centro di Milano. Nelle aree metropolitane e sviluppare, il fenomeno ha assunto altre connotazioni: l'abuso edilizio è stato generalmente legittimato da concessioni e piani urbanistici. I mostri non sono mai nati senza licenza edilizia.

Il piano casa? E' solo un messaggio mediatico, almeno per ora.

QUESTE LE MISURE CHIAVE DEL TESTO
Un milione di nuovi proprietari, 5.000 alloggi - L'obiettivo del governo è quello di costruire cinquemila nuove alloggi popolari, ma potrebbero salire a 6.000 le abitazioni interessate dal piano considerando anche gli interventi di ricostruzione. A riscattare gli immobili popolari in cui vivono, potrebbero essere un milione di inquilini.
Ampliamento di case - Le abitazioni private potranno essere ingrandite fino a un tetto massimo del 20% del volume esistente; per tutte le altre tipologie di edifici la soglia del 20% è in riferimento invece alla superficie coperta.
Sconti fisco - I Comuni potranno scegliere di ridurre il cosiddetto contributo di costruzione previsto per l'ampliamento del 20%. Sconto che salirebbe al 60% nel caso di prima abitazione. Si potrebbe addirittura arrivare all'esonero del contributo nel caso di uso di bioedilizia.
Richieste entro 2010 - La richiesta di ampliamento deve arrivare entro il 31 dicembre 2010. Il provvedimento allo studio prevede anche la possibilità di realizzare un edificio separato nel caso in cui non sia materialmente o giuridicamente possibile realizzarlo in contiguità con il fabbricato esistente.
Demolizioni e ricostruzioni - Gli edifici realizzati anteriormente al 1989 che non siano adeguati agli standard qualitativi e che non siano sottoposti al vincolo di conservazione possono essere abbattuti e ricostruiti con un aumento della cubatura fino al 30%. Qualora gli edifici non siano residenziali la soglia è relativa alla superficie coperta. In entrambi i casi, il tetto salirebbe al 35% con l'utilizzo di tecniche di bioedilizia. All'interno di questo capitolo, poi, si starebbe ragionando sulla possibilità di rendere l'area originaria non edificabile nel caso in cui si decidesse di ricostruire in una zona diversa.
Rispetto del paesaggio - Paletti rigidi rispetto ai vincoli ambientali e paesaggistici e divieto assoluto di ampliamento per gli immobili abusivi.
Stretta su sanzioni - Multe per i casi più lievi e per contro una stretta delle sanzioni per chi interviene sui beni vincolati. Allo studio poi il ravvedimento operoso, fino a immaginare per i casi meno gravi l'estinzione dell'illecito, e la possibilità che l'accertamento di conformità e quello di compatibilità ambientale estinguano i reati.
Arriva certificato di conformità - Il ddl abolisce il permesso di costruire e lo sostituisce con una certificazione di conformità giurata da parte del progettista. Previsto poi l'ampliamento dei casi di denuncia di inizio attività, la rimodulazione degli interventi di edilizia libera.
Camera di conciliazione - Via libera alla valutazione preventiva degli interventi con gli uffici preposti e creazione di una Camera di conciliazione presso i comuni.
Semplificazione e tempi certi - Meno burocrazia per le procedure per il rilascio dell'autorizzazione paesaggistica e indicazione di tempi certi per la conclusione del procedimento.

- Aulenti, Fuksas e Gregotti: "Una legge contro il territorio" (Repubblica.it)

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12 marzo 2009
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