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Ma che fine ha fatto l'equipaggio del Buccaneer?

Mentre la Marina militare contrasta i pirati nel Golfo di Aden, la nave italiana sequestrata l'11 aprile...

25 maggio 2009

Nei giorni scorsi la Fregata 'Maestrale' della Marina militare italiana, impegnata nel Golfo di Aden nell'ambito dell'operazione Ue 'Atalanta', ha sventato un attacco ad una nave mercantile, arrestando i nove pirati che si trovavano a bordo di una piccola imbarcazione.
Ricevuta la segnalazione di allarme da parte del cargo sotto attacco - la 'Maria K.' battente bandiera di Saint Vincent e Grenadines e appartenente ad un armatore liberiano - è stato disposto il decollo dalla fregata italiana di un elicottero AB212, che ha raggiunto in pochi minuti l'imbarcazione dei pirati ed ha sparato alcuni colpi di avvertimento in aria. Il successivo intervento del personale della 'Maestrale' (tra cui militari del reggimento San Marco) ha permesso la cattura dei pirati a bordo dell'imbarcazione.
L'intervento della Fregata Maestrale della Marina militare è stato autorizzato dal comando dell'operazione europea 'Atalanta'. Il personale del 'boarding team' a bordo dell'unità italiana ha potuto così effettuare un'ispezione a bordo dell'imbarcazione, nel corso della quale è stato trovato un fucile mitragliatore, oltre ad un apparato Gps e ad una scaletta per gli abbordaggi. Il personale della nave italiana ha quindi proceduto al fermo delle nove persone che si trovavano a bordo, effettuato in coordinamento con la Procura di Roma.

Ma che fine ha fatto l'equipaggio del Buccaneer?
IL CAPITANO DELLA BUCCANEER: "QUI VA MALE"

di Massimo A. Alberizzi (Corriere.it, 23 maggio 2009)

Dopo decine di tentativi, alla fine al telefono risponde Awil, uno dei carcerieri dell'equipaggio del Buccaneer, la nave italiana sequestrata dai pirati l'11 aprile (LEGGI). Parla un buon inglese e passa il cellulare a Mario Iarloi, il comandante del rimorchiatore. La conversazione è brevissima (si può ascoltare su Corriere.it): Come vanno le cose? Come state? «Non so se...». Come vanno le cose? «Vanno male».
A quel punto il pirata probabilmente strappa il telefono a Mario e da qual momento la linea risulta staccata. A giudicare dai silenzi il comandante sembra disperato. Quasi come se si sentisse abbandonato.

Le trattative per il rilascio della nave sembrano arenate in un braccio di ferro tra governo italiano e pirati. In un primo tempo Roma aveva incaricato del negoziato le autorità del Puntland (la regione autonoma del nord della Somalia abitata principalmente dai migiurtini) e lo stesso presidente Abdullahi Faroleh (che vuol dire «ditone»: i somali usano spessissimo i soprannomi). Margherita Boniver - l'inviata del governo italiano per le crisi umanitarie - era volata a Garowe (la capitale del Puntland) a inizio maggio e aveva chiesto l'immediata liberazione dell'equipaggio, accusando senza mezze parole Faroleh di connivenza con i pirati.
Durante l'incontro si era sfiorata la lite. Sostiene una fonte somala presente che l'inviata della Farnesina avrebbe minacciato: «La mancata liberazione dell'equipaggio verrà considerato un atto ostile verso l'Italia». Ma Faroleh con il gruppo di pirati di Las Qurey che ha catturato il Buccaneer non ha niente a che fare. Clan differenti. Il presidente è un issa mahammud. Omar Baqalyoh e Ali Daghalibah (cioè orecchio di leone), i due leader dei banditi del mare, appartengono a altri due clan: ugas soleiman il primo e warsangeli il secondo.

Da Roma è stato inviato nella zona un somalo sposato con un'italiana. La sua missione è fallita per l'intransigenza dei pirati che, pur essendo scesi dalla loro richiesta iniziale di trenta milioni di dollari a due milioni e mezzo, non vogliono saperne di trattative e mediazioni. La situazione ora è di stallo, con la Buccaneer sorvegliata a vista dalla nave militare italiana San Giorgio, dotata dei più sofisticati mezzi elettronici per controllare ciò che avviene sul rimorchiatore, e di un certo numero di teste di cuoio, pronte a intervenire nel caso sia messa in pericolo la vita dell'equipaggio, dieci italiani, cinque rumeni e un croato.
Il governo del Puntland ha dato in via libera all'Italia per un blitz militare, cosa che il ministro Frattini non intende in nessun caso autorizzare.
Un paio di settimane fa da Gibuti è stato inviato un camion carico di cibo italiano ma non si sa se sia realmente giunto sulla Buccaneer: «Non ne so niente», ha dichiarato al Corriere Omar Baqalyoh. E' arrivato invece un pacco di medicinali inviato a un membro dell'equipaggio che si è sentito male, ma che ora si è rimesso. A Bosaso è giunto un gruppo di giornalisti bulgari (che ha raggiunto perfino Eyl) e un team di russi, mentre agli italiani, con scuse banali, è stato negato il visto d'ingresso.

 

 

 

 

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25 maggio 2009
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