Ma, come qualcuno sostiene, le tasse sono veramente diminuite? Secondo l'Eurispes no
Anzi, 139 euro in più da ogni contribuente fra il 2002 ed il 2003
"Vi è chi, anche con vistosi richiami pubblicitari, sostiene che milioni di italiani abbiano pagato meno tasse. Per l'esattezza essi sarebbero 28.622.000 ossia la totalità dei contribuenti Irpef, di coloro cioè che pagano le imposte sui redditi delle persone fisiche. Per amore di verità e sapendo che a volte la pubblicità può essere molto benevola nei confronti del prodotto che intende reclamizzare", l'Eurispes ha misurato la pressione fiscale dell'anno passato (2003) confrontandola con quella dell'anno precedente (2002).
"I dati prodotti – sostiene dunque l’Eurispes -, ad una prima lettura, non sembrano confermare quanto annunciato dai cartelloni pubblicitari". I primi succinti dati che l'Eurispes ha elaborato a caldo dalle informazioni appena pubblicate dall'Agenzia delle Entrate sul "Bollettino delle Entrate Tributarie", n.22, marzo 2004 (ma uscito a metà aprile), mostrano un panorama molto più articolato e "sicuramente non in linea con l'affermazione che gli italiani pagano meno Irpef".
L’Eurispes sostiene dunque nell’ultimo anno gli italiani hanno vissuto un accrescimento della pressione fiscale del 6%, "cioè molto maggiore rispetto all'aumento del reddito che si è verificato nello stesso anno (ma anche superiore all'aumento del Pil nel 2002, al quale si fa riferimento per la imposizione diretta)".
Una prima conclusione che si può trarre dall’indagine condotta è quella che gli italiani nel 2003 hanno ceduto, rispetto all'anno precedente, a vantaggio dell'erario, una quota maggiore del loro reddito. L’Eurispes afferma inoltre che "una parte consistente dell'incremento del reddito è dovuta alle entrate straordinarie del condono fiscale i cui effetti si sono fatti sentire solo a partire dal 2003; le imposte dirette sono diminuite di quasi un punto percentuale; le imposte indirette sono cresciute di quasi 4 punti percentuali".
"Come si vede - chiarisce l’Istituto di ricerca - il condono è in gran parte responsabile dell'accresciuto gettito del 2003, e se è vero che si tratta comunque di somme che il cittadino ha trasferito all'erario, per la loro natura (debiti pregressi del contribuente) e per la loro eccezionalità (si spera!), sembra corretto non confonderle con le altre entrate tributarie e limitare il confronto alle partite di entrata correnti".
Viene ribadito così che "le imposte dirette sono diminuite e le indirette si sono accresciute. L'incremento delle imposte indirette non può essere attribuito all'aumento del reddito (che non si è verificato) né all'inflazione che, secondo i dati ufficiali, è stata ben al di sotto del 4%. L'Iva aumenta del 2,8%, in linea quindi con l'inflazione (ed a conferma di una sostanziale non crescita del Pil in valore reale), mentre si accrescono le entrate dovute alle accise imposte sugli oli minerali (petrolio), sul consumo di gas metano e sulle altre indirette. Se ne può concludere tranquillamente che la tassazione indiretta ha accresciuto il suo peso anche al di là dell'aumento dell'inflazione e sottraendo quindi reddito disponibile al cittadino ed in particolare a quello più povero, come sempre succede quando la proporzione fra il gettito delle imposte dirette si sposta a favore di quelle indirette. Si vorrà obiettare che comunque, a fronte di un aumento delle imposte indirette, il contribuente ha goduto il vantaggio di una contrazione delle imposte dirette. Questa constatazione, se rende evidente le difficoltà dell'erario ad accrescere le proprie entrate, non indica però un minor sacrificio del cittadino. Ma la realtà è un'altra".
E l’Eurispes lo chiarisce analizzando l'Irpef nel 2003. "Il suo gettito è aumentato di quasi quattro miliardi di euro, pari a 7.500 miliardi di vecchie lire. La pubblicità che annuncia una riduzione dell'Irpef non è quindi del tutto affidabile: se il gettito è aumentato vi sarà pure qualcuno fra i 28 milioni di contribuenti che avrà pagato qualcosa in più. Le riduzioni delle imposte dirette sono causate soprattutto dalla riduzione del gettito proveniente dalle imprese e dalle persone giuridiche (-2.436 milioni di euro) e dall'imposizione sui redditi da capitali (-1.749 milioni di euro). Si può obiettare che una parte cospicua dei risparmi e dei capitali in obbligazioni ed azioni è detenuta dalle famiglie che sono le stesse che pagano l'Irpef. Tuttavia, la riduzione del volume delle imposte sugli interessi e sugli altri redditi da capitale non ha avuto come contropartita un vantaggio per il contribuente: infatti, il calo delle entrate di questa imposta, che come noto viene trattenuta alla fonte, non discende da una legislazione più benevola, ma dal minor gettito in interessi delle obbligazioni e dei Titoli di Stato presenti nei portafogli dei risparmiatori e, anche, da un minor volume dello stesso risparmio, stante la contrazione delle entrate di molte famiglie".
L'Eurispes ha infine calcolato quanto è stato l'ammontare in euro del maggior sacrificio fiscale riferito alla sola Irpef ed "ha scoperto che non si tratta di pochi centesimi: mediamente nel 2003 ogni italiano ha pagato di imposta sui redditi delle persone fisiche 139 euro (270.000 lire) in più che nell'anno precedente".
Fonte: Aise