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Ma cosa significa oggi Antimafia?

Con la crisi di Libera, don Luigi Ciotti vorrebbe abolire la parola "antimafia"

02 dicembre 2015

"Antimafia è una parola che non bisognerebbe più usare, è stata svuotata di ogni significato". Don Luigi Ciotti in una intervista a La Repubblica, ha lanciato la sua provocazione. La sua "creatura", Libera, vive una stagione difficile. Crisi nera. Cinque dirigenti dimissionari e l’uscita di scena di Franco La Torre, figlio di Pio, che se ne va accusando Libera di non avere saputo prevenire ed intercettare fenomeni gravi, come Roma Capitale e il caso Saguto, Palermo, i beni sequestrati alla mafia.
E’ stata la magistratura a scoperchiare la pentola. Libera non ha mai avvertito alcuna delle anomalie diventate oggetto di inchiesta giudiziaria. Sulla gestione dei patrimoni sequestrati si è osservato il silenzio. Non sapevano niente o andava bene così?

Ora le domande se li fanno anche all’interno di Libera. A cominciare da Franco La Torre che propone il suo j’accuse, dopo le dimissioni. "Libera - sostiene - unisce l’autoritarismo, l’assenza di democrazia, l’inadeguatezza della sua classe dirigente". E ricorda le dimissioni dei dirigenti, il silenzio assordante sull’antimafia di convenienza, "schermo di interessi indicibili".
Libera, accusa La Torre, non è riuscita ad "intercettare interessi oscuri che si muovono in campi di sua competenza".

Don Luigi Ciotti confessa di essere addolorato per ciò che avviene, ma raccomanda di uscire dalla generalizzazione, di indicare fatti precisi su cui intervenire e riflettere. Altrimenti si fa danno e basta. Ma le accuse di Franco La Torre "bruciano". Chi è il destinatario principale? Chi gestirebbe Libera con pugno di ferro? Chi sono gli incompetenti che l’hanno danneggiata? Chi protegge gli oscuri indicibili interessi?
Don Luigi Ciotti, amareggiato, avverte che lanciare strali generici fa solo male a Libera, ma lancia a sua volta accuse molto gravi sul mondo dell’antimafia, contro "chi ha approfittato del lavoro e del sacrificio di migliaia di persone". Libera non è una holding, ricorda, ma un tante associazioni insieme, che agiscono in piena indipendenza ed autonomia. "Ci sono comportamenti che hanno fato venir meno il rapporto fiduciario", osserva Don Ciotti, lasciando anche lui molte domande senza risposta.

Stanno esplodendo, uno dopo l’altra, i casi di un uso "privato" della lotta al crimine organizzato. Mafia Capitale e la sezione dei beni confiscati di Palermo sono stati, forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La crisi di Libera è, infatti, la crisi dell’antimafia. Libera è il cuore dell’antimafia, la sua proiezione nazionale più forte e, finora, più rispettata. Ma è anche qualcos’altro, le sue associazioni di Libera gestiscono patrimoni colossali ovunque nel Paese, ed in particolar modo in Sicilia, Campania e Puglia, Calabria. La gestione "autoritaria", denunciata da Franco La Torre, e l’ingente patrimonio amministrato forse spiegano, in qualche misura, la crisi di Libera.
Don Ciotti, preoccupato, vuol abolire la parola "antimafia". Potrebbe servire ben altro. [Fonte: SiciliaInformazioni.com]

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02 dicembre 2015
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