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Ma, in un ''Paese normale'', quando qualcuno sbaglia, non dovrebbe pagare e magari chiedere scusa?

11 luglio 2007

In un ''Paese normale'' è buona regola che un deputato del Parlamento, quindi un rappresentate ed amministratore della ''cosa pubblica'', una volta macchiatosi di una colpa, e per colpa vogliamo qui intendere un ''reato'', e una volta che questo è stato accertato fino all'ultimo grado di giudizio, non possa più prendere parte, e far parte dei ''pubblici uffici''.
In un ''Paese normale''. Appunto.
In Italia, invece, il colpevole si trasforma sempre in ''perseguitato'', ''capro espiatorio'', ''agnello sacrificale''. Sempre.

Bene, detto questo: l'altro ieri giunta per le elezioni della camera dei Deputati ha proposto all'assemblea ''l'annullamento dell'elezione per sopravvenuta ineleggibilità di Cesare Previti per la condanna nel processo Imi-Sir''. La decisione, dopo due ore di camera di consiglio, è stata approvata con 16 voti a favore e 11 contrari.
Ecco, l'onorevole avvocato Cesare Previti, ex ministro della Difesa di un governo Berlusconi, per il processo Imi-Sir è stato condannato definitivamente a sei anni di reclusione e ha preso un anno e sei mesi nel processo d'appello bis per la vicenda del Lodo Mondadori. La Legge e la Giustizia hanno, dunque, giudicato Previti un corrotto, e per questo inadatto a rimanere rappresentate del Popolo Italiano.

La decisione su Previti dovrà essere ora presa dall'aula della Camera. ''Abbiamo seguito un percorso non pregiudiziale ma di merito - ha detto il relatore in Giunta Gianfranco Burchiellaro, dell'Ulivo -. Ci sono state valutazioni diverse, ma credo che la decisione che è stata presa sia ineccepibile sotto ogni punto di vista''.
Donata Lenzi, capogruppo dell'Ulivo in Giunta delle Elezioni ha detto che ''la Giunta ha preso la decisione più giusta. Di fronte a una sentenza della magistratura di condanna dell'onorevole Previti all'interdizione dai pubblici uffici, abbiamo preso l'unica decisione possibile''. Per il presidente del gruppo di Rifondazione al Senato Giovanni Russo Spena, la decisione della giunta per le elezioni della Camera dei deputati è stata ''del tutto condivisibile, direi ineccepibile''.
Dichiarazioni che, in un ''Paese normale'', suonerebbero addirittura esagerate. Insomma, hai sbagliato, è stato comprovato il tuo sbaglio, basta così, raccogli le tue cose e ritorna a fare l'avvocato.

Ma siamo in Italia e quindi una parte politica, quella opposta a quanti hanno scelto la via dell'ovvietà, si è sentita in dovere di polemizzare aspramente. ''I numeri stanno dalla parte della maggioranza ma il diritto è dalla nostra'', ha commentato Gaetano Pecorella, parlamentare di Forza Italia e Presidente della Commissione Giustizia della Camera . ''La situazione dell'onorevole Previti - ha detto - è sottoposta ancora al giudizio dell'Europa sull'eventualità di un processo che non sia stato giusto. A parte questo l'interdizione dai pubblici uffici avrà fine ad agosto del prossimo anno quando sarà finito il periodo di affidamento in prova di Previti ai servizi sociali''. ''Privare un parlamentare definitivamente della sua funzione quando l'interdizione è solo temporanea - ha concluso - è un atto politico che contrasta però con il buon senso e la giustizia. Ci aspettiamo che l'Assemblea non condivida la decisione della giunta''.
Per il coordinatore di FI, Sandro Bondi, ''la decisione della Giunta per le Elezioni di proporre l'annullamento dell'elezione dell'on. Previti, per com'è arrivata e per l'assoluta impermeabilità anche alla minima ragione della difesa, è la triste conferma che viviamo in un Paese dove si prendono decisioni solo spinti da motivazioni politiche e che il giustizialismo è l'unica lingua parlata dalla sinistra''.
Nella sua personale arringa difensiva davanti alla Giunta per le elezioni, Cesare Previti si era dichiarato vittima di ''una vergognosa persecuzione giudiziaria perpetrata da un giudice non imparziale''. Previti ha poi aggiunto che la decisione della Giunta sarebbe stata ''non tecnica ma politica'' e ha affermato il suo ''diritto di esercitare la funzione di parlamentare''.
Per concludere ha annunciato il suo ricorso alla Corte europea per i diritti dell'Uomo: ''Datemi ragione prima che lo faccia l'Europa''.

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11 luglio 2007
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