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Ma non chiamatele ronde...

Berlusconi: ''Non sono ronde ma associazioni di persone che segnalano situazioni anormali''

23 febbraio 2009

"Non sono ronde ma associazioni soprattutto di ex carabinieri, poliziotti, alpini che si costituiscono in associazione per segnalare eventuali situazioni anormali. Persone che agiscono sotto la responsabilità del prefetto e che quindi collaborano con il questore e con gli organi di polizia".
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha voluto chiarire qual'è il vero significato delle "ronde", voce inserita nelle 'Misure urgenti in materia di pubblica sicurezza e di contrasto alla violenza sessuale', firmato venerdì scorso, e lo ha fatto in particolare per pianificare il rapporto con la Chiesa, che nella stessa giornata, con le parole del segretario del pontificio Concilio per migranti e itineranti, l'arcivescovo Agostino Marchetto, aveva sottolineato come l'attività delle ronde sarebbe stato una "abdicazione dello Stato di diritto", una "criminalizzazione dei migranti", e di "una soluzione che creerà altri problemi".

Parole di monsignor Marchetto e non della Chiesa, ha subito rettificato la Santa Sede. Il portavoce Vaticano, padre Federico Lombardi, con una nota ha infatti voluto precisare che non tutti i commenti o le dichiarazioni di prelati sono riconducibili automaticamente al Vaticano, che in quanto tale "manifesta rispetto verso le autorità civili, che nella loro legittima autonomia hanno il diritto e il dovere di provvedere al bene comune". Lombardi ha spiegato che "la Santa Sede non entra nel merito dei provvedimenti del governo. Il Vaticano quando intende esprimersi autorevolmente usa mezzi propri e modi consoni".
La precisazione Oltretevere sarebbe arrivata dopo una telefonata di Gianni Letta ai piani alti del Vaticano per chiarire che non sempre è bene esprimersi sulle questioni che riguardano il governo.

Le mani dei partiti sulle ronde (di Vladimiro Polchi) - I City Angels battono le strade milanesi da 14 anni. Gli "assistenti civici" di Livorno sono invece pronti a debuttare in questi giorni. Il decreto anti-stupri del governo non fa che accelerare un processo in corso: decine sono le ronde già attive nei comuni del centro-nord. Il rischio? Le mani dei partiti sulla sicurezza. Una parte delle ronde ha infatti un colore politico: in testa, sventolano le bandiere della Lega Nord, seguite da quelle di An, Destra di Storace, Forza Nuova e Fiamma tricolore.
"Il rischio di politicizzazione della sicurezza - avverte l'Associazione nazionale dei funzionari di polizia - è reale e ci riporta alla memoria tempi che credevamo superati".
Quello delle ronde non è un fenomeno omogeneo. Si va dai pensionati con block notes di Firenze, agli studenti-vigilanti di Bologna; dagli storici e apartitici City Angels lombardi, alle ronde targate Carroccio. Se infatti è vero che una parte del fenomeno è trasversale a tutte le amministrazioni comunali, di centrosinistra e centrodestra, un'altra parte mantiene precisi connotati politici.
Molte ronde sfilano oggi sotto le insegne leghiste. Le prime? Le "Ronde padane", nate a Voghera nel 1997: "Stavamo raccogliendo le firme per chiedere una maggiore presenza di polizia nel centro storico - racconta uno dei fondatori, Gigi Fronti - quando ci venne in mente che noi stessi potevamo fare la nostra parte formando squadre che, disarmate, girassero per la città". Quanti sono i volontari padani? Numeri ufficiali non ce ne sono, ma Mario Borghezio, già dieci anni fa, parlava di 8mila persone: "Da Cuneo e Trieste sono una quarantina i comuni coinvolti, anche grandi come Modena, Torino e Monza".

La bandiera della sicurezza porta voti e fa gola a molti. Gli altri partiti non stanno a guardare: si muove Alleanza nazionale, con Azione Giovani a Torino, Padova e Venezia; muovono i primi passi le ronde della Destra di Francesco Storace alla periferia di Roma; la Fiamma Tricolore annuncia di aver cento militanti pronti a Trieste; Forza Nuova è già attiva a Foggia e Pescara.
Bisogna vedere ora cosa cambierà con la patente di legittimità promessa dal governo, sotto la responsabilità del prefetto. "Non solo le ronde sono una maldestra surroga alla mancanza di turn over tra le forze dell'ordine - sostiene Enzo Letizia, segretario dell'Associazione nazionale funzionari di polizia - ma costituiscono un rischio reale di politicizzazione della sicurezza. Le ronde - prosegue - sono permeabili all'infiltrazione di organizzazioni criminali, come mafia e camorra e possono nascondere tra le loro fila delle squadracce di esaltati pericolosi". Meno allarmato il giudizio del sociologo Marzio Barbagli: "Non serviranno a granché, ma non credo che siamo in presenza di fenomeni pericolosi, se disarmati e privi di colore politico. Una cosa però è certa: le ronde rappresentano una forma premoderna di sicurezza, di prima che nascesse la polizia. Se le si ritirano fuori, accanto all'uso dei militari in città, si mette in discussione la funzione stessa delle forze dell'ordine".

E in Sicilia quello delle "ronde" viene visto come un possibile lavoro per i pre-precari (di Sara Scarafia) - Leggono i giornali cercando di trovare tra le righe del decreto anti-stupri quella possibilità che aspettano da tempo di trovare un'occupazione. Le associazioni di disoccupati della città sono in fibrillazione. Perché se davvero le ronde per controllare il territorio potranno essere affidate a comitati di cittadini e associazioni, l'occasione di trovare l'agognato posto di lavoro, pur se precario, potrebbe essere vicina.
Lo sanno bene le Sentinelle del verde, quel gruppo di ex detenuti e disoccupati che in periodo elettorale avevano ottenuto un impiego come volontari a tutela delle aiuole. Lorenzo Marciante guida le associazioni Vual e Aiuta Palermo che contano 140 persone e che insieme con le associazioni dell'altro capopopolo, Filippo Accetta, hanno fatto parte del gruppo dei guardiani del verde. "Ci piacerebbe moltissimo lavorare per la sicurezza della città - dice Marciante che sa bene, però, che difficilmente gli ex detenuti potranno ottenere l'autorizzazione dal prefetto - potrebbero partecipare al servizio solo i disoccupati. Ci faremo avanti".
E sono pronti a farsi avanti anche i 250 volontari dell'associazione Antrass, che già oggi hanno inviato una lettera in prefettura: "Ci occupiamo di protezione civile - dice il presidente Riccardo Alfredo Oneto - lavoriamo dal 2003 con Comune, Provincia e Regione. Dai servizi di vigilanza durante il pellegrinaggio a Santa Rosalia alle ronde: due anni fa abbiamo presidiato per tre mesi gli uffici regionali di piazza Sturzo perché c'erano bulli e spacciatori. Tra i nostri iscritti, dai 18 ai 65 anni, ci sono anche ex carabinieri ed ex poliziotti". Per le ronde Oneto chiede un rimborso spese: "Solo un piccolo ristoro", dice.

Ma c'è anche chi le ronde volute dal ministro Maroni non le digerisce e preferisce proporre il suo modello. Come il generale dei carabinieri in pensione Antonio Pappalardo, alla guida dell'Associazione per la sicurezza e la legalità, che già tre anni fa presentò al Parlamento il suo disegno di legge sulla sicurezza rimasto però dentro a un cassetto: non nuovi uomini in divisa, ma cittadini formati da ex delle forze dell'ordine che vigilino sui propri quartieri. "Non servono nuovi uomini in divisa - dice Pappalardo - serve che i cittadini vengano responsabilizzati e possano vigilare sul proprio territorio. Cittadini che senza armi e in abiti civili possano diventare gli occhi dei carabinieri che potrebbero agire a colpo sicuro. Il governo ha scopiazzato la parte peggiore del mio disegno di legge che parte dal principio che bisogna abrogare il testo di pubblica sicurezza fatto da Mussolini nel 1931 che di fatto esclude i cittadini dalla partecipazione al controllo della propria città"
La macchina di Pappalardo è già in movimento. Il fratello Pietro, maresciallo ed ex consigliere comunale a Palermo con l'Udc, è il segretario regionale del Supu, sindacato unitario pensionati in uniforme. "L'11 marzo partiremo con un corso di formazione per almeno trenta ragazzi dai 21 anni in su, in una sede di via Calogero Nicastro 41 in zona Civico, che saranno formati per occuparsi del controllo dei propri quartieri - dice - alle selezioni si sono presentati in 200 e noi ne abbiamo scelti finora trenta dopo aver sottoposto loro un test sui valori morali. Seguiranno tre volte alla settimana lezioni di ex delle forze dell'ordine". L'esercito dei "collaboratori di sicurezza civica" che i Pappalardo vogliono formare dovrebbe essere pagato con i fondi Pon: "Abbiamo presentato la nostra proposta al governatore Lombardo che però ci ha ignorati - aggiunge Pietro Pappalardo - invece di spendere i fondi in inutili convegni, le risorse potrebbero essere stanziate per dare un'occupazione a ragazzi puliti, senza precedenti penali di alcun tipo, che vogliono difendere il proprio quartiere. La Sicilia potrebbe essere capofila di questo progetto".

Pronti a partire subito con il servizio ronde voluto da Maroni i 70 volontari del Dipas, che hanno prima fatto servizio di vigilanza davanti alle scuole poi lavorato come ausiliari del traffico: "Abbiamo già pensato a questa possibilità e ci faremo avanti", dice il presidente Vittorio Longo.
Mimmo Russo, capogruppo dell'Mpa al Comune e leader dei precari, lancia però un allarme: "Sono contrario alle ronde - dice - credo che in una città come la nostra scatenerebbero vere guerriglie tra bande". Per Giulio Tantillo, capogruppo di Forza Italia, la paura è quella di nuovo precariato: "Non si creino illusioni: non ci possono essere nuovi precari". Ma l'esercito dei pre-precari è già in movimento.

[Informazioni tratte da Il Tempo.it, Repubblica.it, Repubblica/Palermo.it]

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23 febbraio 2009
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