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Ma quanti migranti ha inghiottito il mare?

Nel Canale di Sicilia si susseguono tragedie nuove e vecchie, nel silenzio e nell'impotenza

17 giugno 2008

L'equipaggio del peschereccio Ariete, della marineria di Mazara del Vallo, li aveva avvistati un paio di settimane fa (esattamente il 5 giugno), a circa 55 miglia a nord delle coste libiche. Una trentina di disperati a bordo di una barchetta in vetroresina in balia del mare grosso. "Quando ci hanno visto si sono diretti subito verso di noi, ma quando erano ormai a pochi metri un'onda assassina li ha travolti e sono finiti tutti in acqua... Ventisette siamo riusciti a issarli a bordo, altri li abbiamo visti annegare davanti ai nostri occhi". Questo il racconto di Gaspare Marrone, comandante del peschereccio mazarese.
Ventisette tra somali e senegalesi. Ventisette persone vive (Leggi "Ancora morti nel Canale di Sicilia" -Guidasicilia.it, 07/06/08).
All'indomani di quanto accaduto davanti agli occhi di quei pescatori, in quel pezzo di mare del Canale di Sicilia sono stati recuperati dalla Marina militare tredici cadaveri. I corpi di quei poveri disgraziati che non ce l'hanno fatta. Ma tre di quei morti si presentavano in avanzato stato di decomposizione e dunque vittime di chissa quale naufragio. Morti rigonfi e tumefatti come quelli ripescati nei giorni precendenti alla tragedia: nove cadaveri in tutto sospinti dalle onde tra Lampedusa, Licata e Linosa. Vittime di chissà quale dramma...

Ed è molto probabile che quei morti possano far parte della terribile tragedia avvenuta dieci, undici, forse dodici giorni fa: il naufragio di un barcone affondato al largo delle coste libiche. A bordo erano in 150: se ne è salvato solo uno. Gli altri sono finiti in fondo al mare. Quaranta cadaveri sono stati recuperati. Gli altri, per i bollettini ufficiali, restano "dispersi" anche se non c'è imbarcazione che abbia segnalato il recupero di un naufrago in quello specchio di mare. I clandestini erano diretti in Italia.
Un fatto che si è appreso ieri da fonti di sicurezza egiziane. Fonti che hanno detto inoltre che l'imbarcazione sarebbe affondata il 7 giugno scorso, poco dopo aver mollato gli ormeggi al largo di Zuwarah, vicino al confine con la Tunisia. Le autorità libiche sono riuscite finora a recuperare soltanto 21 cadaveri. Secondo un portavoce, il ministero dell'Interno del Cairo è stato informato della tragedia venerdì scorso, il 13 giugno, perché Tripoli riteneva che a bordo del barcone vi fossero 12 egiziani. Le condizioni dei corpi non hanno reso possibile alcun riconoscimento.
Una "strage vecchia", dunque, di una decina di giorni, dicono le fonti ufficiali che sono state avvertite in ritardo da altre fonti ufficiali... Ma a chi credere?
Sciagure continue, insomma, di cui si riesce con molta difficoltà a tenere la macabra conta dei morti, di cui rimangono sconosciute le esistenze di chi sopravvive, e del quale non si saprà mai nulla di chissà quante persone finite in fondo al mare, diventate cibo per i pesci o decomposti dall'acqua e dal tempo.

La centrale operativa della capitaneria di porto di Lampedusa continua ad essere impegnata a coordinare le attività delle motovedette a largo dell'isola per il recupero di barconi carichi di clandestini che continuano ad arrivare. Non è stato ancora riferito il numero esatto di imbarcazioni fermate e il numero dei migranti a bordo. Domenica erano state fermate al largo dell'isola sette imbarcazioni con 404 persone a bordo, tra cui diverse donne incinte.
Tre le imbarcazioni fermate a sud di Lampedusa nelle ultime 24/48 ore: un gommone di otto metri con 46 migranti a bordo, un natante con 45 persone (tra cui sette bambini) affondato subito dopo che gli extracomunitari sono stati trasbordati su una motovedetta della Guardia di finanza, un altro barcone con 46 a bordo. E un mini sbarco di clandestini si è registrato anche sull'isola di Marettimo, nell'arcipelago delle Egadi: una zona decisamente più a nord di quelle solitamente battute dalle rotte degli immigrati. Un gruppo di sei extracomunitari è stato intercettato a terra da una pattuglia della Guardia di Finanza.

La situazione non cambia al largo di Malta, dove rimangono ufficialmente "dispersi" i sei migranti scomparsi l'altro ieri dopo che un barcone è andato a schiantarsi contro le gabbie dei tonni spezzandosi in due. Una trentina i migranti che sono riusciti a salvarsi aggrappandosi alle gabbie, mentre all'appello mancano almeno tre bambini (Leggi "Quei migranti attaccati alle gabbie per i tonni..." - Guidasicilia.it, 16/06/08).
E sempre nelle acque di Malta, ai confini con le acque territoriali libiche, ieri un peschereccio ha trainato una gabbia per tonni alla quale si trovavano aggrappati 26 clandestini. Ed un altro barcone, con altrettanti clandestini, è stato soccorso a sud dell'isola, dove in meno di 24 ore sono approdati 190 immigrati.

Anche alla luce degli ultimi tragici avvenimenti, la diplomazia maltese è al lavoro per concordare la data di un eventuale incontro tra i ministri degli Esteri di Malta, Italia e Libia per discutere dell'emergenza immigrazione clandestina nel Mediterraneo. Secondo il ministro degli esteri della Valletta, Tonio Borg, il ministro italiano Frattini ha già accolto l'invito, mentre la Libia non ha posto obiezioni a un eventuale incontro. "Si tratta di stabilire una data per incontrarci con il ministro libico Abdel-Rahman Shalgam", ha detto Borg.
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini: "l'Italia da sola non riuscirà a bloccare questo flusso della disperazione che porta alla perdita di tante vite umane. Ma ci può riuscire l'Europa". Bisogna, aggiunge, "approvare il patto europeo per l'immigrazione al più presto, sotto la prossima presidenza francese dell'Unione". L'Europa ha risposto nella persona del successore di Frattini, il commissario Ue alla Giustizia Sicurezza e Libertà, Jacques Barrot. Ciò che è avvenuto, riconosce, "è qualcosa che ci chiama in causa. Sono altri morti, altre persone che cercano di immigrare in Europa a volta sfruttate dai trafficanti". Quanto ai negoziati con la Libia, Barrot intende "avviare un negoziato più serio" con le autorità di Tripoli.

Anni di naufragi nel canale di Sicilia - La notizia del barcone affondato al largo delle coste libiche mentre trasportava verso l'Italia centocinquanta immigrati - quasi tutti morti - è solo l'ultima tragedia “conosciuta” che accade nelle acque del Canale di Sicilia. Un tratto di mare diventato teatro, in questi anni, di molti naufragi delle carrette del mare e del loro "carico" di speranza. Ecco quali sono stati gli episodi più gravi.
25 dicembre 1996. Avviene nella notte di Natale l'incidente più grave, rimasto a lungo nel mistero. Quasi 300 clandestini muoiono annegati nel mare tra Malta e la Sicilia. A causare il naufragio, lo scontro tra il cargo libanese "Friendship" e la motonave Yohan.
20 giugno 2003. Una barca con a bordo 250 immigrati clandestini naufraga in acque internazionali, al largo della Tunisia. Il bilancio ufficiale è di una cinquantina di cadaveri restituiti dal mare. I dispersi sono 160, in 41 sopravvivono.
20 ottobre 2003. Gli immigrati che viaggiavano su un barcone della speranza, disperso nel canale di Sicilia e soccorso dalla guardia costiera, raccontano che almeno 70 persone sono morte durante la traversata e sono state gettate in mare.
4 ottobre 2004. Un'imbarcazione che trasporta in Italia 75 immigrati clandestini (70 marocchini e cinque tunisini) si inabissa durante la notte davanti alle coste della Tunisia: 17 persone muoiono annegate. Altri 47 sono disperse e 11 vengono salvate dalla guardia costiera tunisina. Il naufragio avviene al largo della città di Chott Meriem, 170 chilometri a sudest di Tunisi, proprio poche ore dopo che l'imbarcazione ha lasciato la costa, diretta verso l'Italia.
19 agosto 2006. La Corvetta "Minerva" della Marina Militare soccorre un barcone con 120 clandestini a bordo. Il barcone si rovescia per il peso degli immigrati, accalcati su una fiancata in attesa di essere salvati. Dieci cadaveri sono recuperati e 40 persone risultano disperse.
12 maggio 2008. Sessantasei immigrati clandestini tentano di raggiungere l'Italia su un barcone che va alla deriva per giorni. A bordo, 47 persone muoiono di fame e freddo. Vengono gettate in mare dai compagni. Altri tre sono ritrovate cadaveri nella barca, affondata nei pressi di Monastir.

- "Diecimila annegati in 10 anni" di Giovanni Maria Bellu (Repubblica.it)

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17 giugno 2008
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