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Ma quanto male fanno al calcio. Giudici e Finanza sgonfiano i ''dopati'' bilanci dei Club

Il calcio in Italia: prezzi gonfiati, buchi madornali, spese folli e tanta, tanta vergogna…

01 marzo 2004
"Dev'essere stato per coscienza e per paura che nella religione del calcio nessun milite laico, nessun Di Pietro, nessun Caselli e neppure nessun pensoso Voltaire aveva sinora potuto e voluto accertare, con mani pulite o con occhi illuministi, quello che tutti sanno e dicono, e cioè che i bilanci delle società, di troppe società, sono gonfiati, dissestati, beneficiati da calcoli opportunistici; che il calcio è ormai un gioco d'azzardo; che i piedi, buoni o cattivi, non sono puliti. E, infatti, adesso che l'inchiesta è partita, tutti capiscono che è come operare su un ascesso purulento, che le indagini e le perquisizioni a tappeto affidate alla Guardia di Finanza sanno già di retata, e che sarà peggio della Parmalat e della Cirio perché il calcio è più cremoso del latte e più grumoso del pomodoro. Tanto più che l'atmosfera non era mai stata più nervosa per i rapporti riprovevoli tra tifosi e calciatori e tra presidenti e politica. Temiamo dunque un sommovimento epocale perché il calcio, più che economia e spettacolo, è religione e passione identitaria, oppio della coscienza, balsamo dell'infelicità, rancore di classe e di ceto distratto e deviato verso il tifoso antagonista. […]"
(Francesco Merlo, "La caduta degli intoccabili", La repubblica del 27 febbraio 04)

La magistratura e la Guardia di Finanza fa la sua comparsa nel mondo del calcio. Per quanto riguarda i proprietari delle massime squadre siciliane, Riccardo Gaucci (presidente del Catania), Maurizio Zamparini (presidente del Palermo) e Pietro Franza (presidente del Messina), si dicono tranquilli.
"I nostri conti sono in regola. Non abbiamo proprio nulla da temere", dice Riccardo Gaucci.
"Noi siamo a posto, ma questo calcio non lo è e l’inchiesta arriva con colpevole ritardo", dichiara Maurizio Zamparini.
Il presidente del Messina Pietro Franza invita addirittura tutti i dirigenti a fare un'autocritica: "Le spese relative agli ingaggi sono folli".
Quindi, dalle parole dei tre presidenti si evince una grande sicurezza, e viene da loro un plauso, e un rimprovero (per il ritardo) all’inchiesta sui conti del calcio, che la settimana scorsa ha impegnato la Guardia di Finanza in un blitz alle sedi di 51 club di calcio, della Lega calcio, della Federcalcio e della commissione di controllo federale sui bilanci societari. Sotto accusa, i bilanci non limpidi, le plusvalenze, le stesse iscrizioni dei club ai campionati. Sono tre i reati ipotizzati - per ora contro ignoti - dalla procura di Roma: abuso d'ufficio, false comunicazioni sociali e illegale ripartizione di utili.
Perquisizioni e sequestri in tutte le società di serie A e B. Gli uomini delle Fiamme Gialle sono andati ad acquisire documenti in giro per la Penisola, da Trieste a Palermo dove i militari sono rimasti impegnate nella sede rosanero fino a tarda sera, per circa nove ore. Controlli anche a Messina e Catania.
Insomma nel mondo del pallone i conti non tornano e, a parte poche eccezioni di società in attivo (fino a quest'anno la Juve, ad esempio), il settore continua ad essere in grande sofferenza.

La lunga estate calda
La prima inchiesta sui conti del calcio, aperta dalla Procura di Roma, risale all'agosto scorso, sulla regolarità delle fideiussioni presentate nel luglio 2003 dalla Sbc di Civitanova Marche per regolarizzare l'iscrizione ai rispettivi campionati di Roma, Napoli, Cosenza e Spal. Risultato: indagate sette persone, quasi tutti broker, per truffa ed altri reati.
A quest'inchiesta si è aggiunta, diventando un filone unico, quella sul "doping amministrativo" (termine nato per indicare le cessioni a prezzi gonfiati), aperta dai pm Luca Palamara e Silverio Piro sui bilanci dei club calcistici, nata dopo alcuni articoli giornalistici e le dichiarazioni del presidente del Bologna Giuseppe Gazzoni Frascara, oltre che dell'ex presidente della Covisoc Victor Uckmar che a più riprese ha denunciato l'allarmante stato dei conti di tutto il calcio italiano. Il fascicolo sulla regolarità dei bilanci di alcune squadre di calcio della Procura è aperto per i reati di abuso d' ufficio e falso in bilancio.
Nel mirino di finanza e giudici ci sono i criteri di gestione dei club con particolare attenzione alle plusvalenze, artifizi contabili a cui tutti, nell'allegro mondo del pallone, hanno fatto ricorso per dare una sistemata ai conti, prima che arrivasse anche il decreto spalma-perdite.

Di doping amministrativo parlò per primo, nell'ottobre scorso, l'amministratore delegato della Juventus Antonio Giraudo che, senza fare nomi fece presente che in Italia c'era "un doping amministrativo che determina concorrenza sleale: la Juve è in regola, altri no, e sono grossi club che non rispettano le regole amministrative". Il dirigente bianconero propose anche l'introduzione in Italia della licenza Uefa: un'attestato da parte delle federazione sulla regolarità dei bilanci e l'equilibrio dei conti che al pari dell'analoga 'patente' europea fosse requisito indispensabile per l'iscrizione ai campionati. Proposta accolta dalla Federalcio, sulla scia di quanto avvenuto per le competizione europee, ma in vigore con effetti sulla prossima stagione.
Continuano quindi le ricerche della "LEX" tra rigonfiamenti di conti, buchi difficili da tappare e a poco valgono le rassicurazioni di Galliani, presidente di Lega che dice: "Questo campionato è regolare".

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01 marzo 2004
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