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Madrid 11/03/2004

Alle 7.37 dieci bombe esplosero in successione nelle stazioni di Atocha, Santa Eugenia e di El Pozo. 192 le vittime

11 marzo 2005

Erano le 7.37 dell'11 Marzo del 2004, a Madrid e nella sua periferia esplosero in successione dieci bombe a bordo di quattro treni carichi di pendolari. Nelle stazioni di Atocha, di Santa Eugenia e di El Pozo successe il finimondo.
Un giovedì madrileno come tanti. Una mattina nella quale centinaia di persone si recavano a lavoro, all'università, ovunque.
Quelle bombe, in quel mattino provocarono la morte di 192 persone e il ferimento di almeno altre 1.500.
''L'11 settembre d'Europa'', il più grave attacco terroristico mai sferrato in in Europa occidentale.

Alle 7.37 di stamane, 11 Marzo 2005, le campane delle 650 chiese della capitale spagnola hanno suonato all'unisono per cinque minuti. Un fragore assordante per segnare nella memoria il ricordo dell'atroce dolore di quel 11-M (così è stata battezzata quella tragica giornata). A mezzogiorno in tutti i luoghi di lavoro verrà osservato un minuto i silenzio e treni e metropolitane si fermeranno.
In questo giorno di lutto gli spagnoli si raduneranno silenziosamente al "Bosco degli assenti": una selva di 192 alberi creata nel parco del Retiro dopo le stragi.
Quel silenzio che l'Associazione delle vittime della strage aveva richiesto al Governo, e che per protesta  non parteciperà alle celebrazioni.

L'attentato dell'11-M scosse l'intera vecchia Europa e decise il destino politico di un Paese, alla vigilia di elezioni il cui risultato era stato dato per scontato. Un attentato congegnato ad arte, premeditato con il preciso intento di fare quanti più morti possibile. Un attentato che ha ''piegato'' il destino politico di un Paese moderno e democratico.
Dopo un anno, poco si sa ancora sulla vicenda. La Commissione d'inchiesta che il parlamento spagnolo ha istituito è in una fase di completo stallo. I componenti sono infatti impantanati in una serie di ''rimpalli'' di responsabilità, accusandosi a vicenda: gli uni a dire che il Ppe, il partito di Aznar allora alla guida del Paese, ingannò la popolazione spagnola accusando l'Eta, l'organizzazione terroristica basca che in 40 di attività ha fatto contare circa un migliaio di morti. Gli altri, i socialisti di Zapatero, accusati di aver saputo cavalcare con maestria una tragedia nazionale per vincere le elezioni.
Dopo qualche giorno dai sanguinosi attentati, vennero arrestati alcuni marocchini nel quartiere di Lavapiés, zona della capitale in cui si concentrano gli immigrati. Ulteriori indagini portarono a 129 tra fermi e arresti, fra i quali anche quello di Osman Rabei, alias Mohammed, un egiziano, una delle presunte menti della strage di Madrid. Osman Rabei è stato arrestato in Italia, a Milano, ed estradato in Spagna. Nel ricostruire il periodo che ha trascorso in Italia, gli inquirenti hanno trovato una serie di testimonianze inquietanti: Rabei, infatti, usava il computer per scaricare file di Bin Laden, dei ribelli ceceni, delle decapitazioni di ostaggi che avvenivano in Iraq.
Non era stato l'Eta dunque, l'ombra densa del terrore era stata gettata in Europa da Al Qaeda.
Di li a poco le truppe spagnole di stanza in Iraq, vennero richiamate. La Spagna non faceva più parte della coalizione americana.

Un anno dopo, la vita di Madrid non è cambiata né ci sono stati episodi di razzismo contro i maghrebini - nel quartiere multietnico di Lavapiés, gli immigrati vivono senza problemi, anche se alcuni si lamentano di sentirsi guardati come se fossero dei terroristi.
Nei giorni dopo la strage, l'affluenza di passeggeri nei treni era calata di un 80 per cento dovuto alla paura; una settimana dopo il calo era del 15 per cento e da giugno l'utilizzo dei treni è tornata alla ''normalità'', secondo i dati delle ferrovie.
Fuori dai riflettori le vittime e le loro famiglie stanno lentamente cercando di curare le loro ferite fisiche e psicologiche. In tanti non riescono ancora a salire sui convogli ferroviari, in molti ancora, a casa propria, guardano l'orologio aspettando che i loro cari rientrino da lavoro o da scuola, quei cari che avevano preso il treno la mattina dell'11 Marzo del 2004.  


I MORTI
: 192.
I FERITI: circa 1.500
LE STAZIONI coinvolte: 3 (Atocha, Sant'Eugenia e El Pozo).
I TRENI coinvolti: 4, tutti convogli di pendolari.
LE BOMBE: 13. Di queste:
   3 esplose su un treno fermo a Atocha
   4 esplose su un treno in avvicinamento a Atocha
   1 esplosa su un treno fermo a Sant'Eugenia
   2 esplose su un treno fermo a El Pozo
   3 inesplose, fatte poi brillare dalla polizia
.
L'ORA: le 07.37, ora della prima deflagrazione. Le altre seguirono di poco.
LA DATA: l'11 marzo 2004 cadde esattamente a 911 giorni dall'11 settembre 2001.
L'ESPLOSIVO: goma-2. Immediatamente dopo gli attentati l'allora ministro degli Interni Angel Acebes dichiarò che si trattava di titadine misto a nitroglicerina e cioè lo stesso esplosivo normalmente usato dall'Eta per gli attentati da essa rivendicati.
IL GOVERNO dell'allora premier Josè Maria Aznar attribuì la responsabilità all'Eta.
BATASUNA, ala politica fuorilegge giudicata legata all'Eta, affermò di non ritenere le stragi opera dell'Eta.
AL QAIDA il 12 marzo rivendicò la responsabilità delle stragi con una e-mail inviata al quotidiano al Quds al Arabi.
NESSUN PREAVVISO dell'attentato era stato dato.
IN CARCERE: attualmente 22 persone, quasi tutti maghrebini e alcuni spagnoli.
LE ELEZIONI: il 14 marzo in Spagna si votò per le elezioni generali, vinte dal Psoe di Josè Luis Rodriguez Zapatero.

- M-11 il sito commemorativo

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11 marzo 2005
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