Mafia e cavalli. La LAV chiede al prefetto di Palermo di interdire ogni attività nell'ippodromo di cittadino
L'inchiesta della Dda e della squadra mobile di Palermo nel mondo delle scommesse clandestine ha evidenziato come gli interessi della criminalità organizzata sul mondo dell'ippica, e nell'ippodromo di Palermo in particolare, non siano mai venuti meno; le scommesse direttamente gestite da elementi di spicco di note famiglie mafiose palermitane, quali i Galatolo, si basavano sul controllo delle corse di cavalli, spesso drogati, all'ippodromo di Palermo.
''Invitiamo il Prefetto di Palermo, Giosuè Marino, a valutare l'ipotesi di sospendere ogni attività presso l'ippodromo di Palermo - ha dichiarato Ciro Troiano, responsabile Osservatorio Zoomafia della LAV - così come, già anni addietro e per lo stesso motivo, fu disposto dall'ora Prefetto Damiano Damiani. Il mondo dell'ippica di fatto rappresenta un fertile terreno per la movimentazione di danaro da parte delle cosche mafiose che, anche in questo caso, dimostrano di possedere un efficiente e ramificato controllo del territorio''.
In alcune città, come Palermo e Napoli, interdire le corse di cavalli nei circuiti ufficiali, significherebbe bloccare alla radice una lucrosa attività della zoomafia, in questo caso basata sullo sfruttamento di decine di cavalli drogati, come appurato dalla polizia nelle intercettazioni telefoniche a Vito Galatolo ''talmente tanta roba 'nta panza di cavaddi, ca putissiru moriri''.
''Le scommesse clandestine sono il motore di attività illegali come le corse clandestine di cavalli o i combattimenti tra cani, e non è un caso, quindi, che spesso dalle indagini emergono collegamenti con il mondo illegale dell'ippica o quello della cinomachia - prosegue Ciro Troiano -. Del resto che certe attività siano appetibili sotto il profilo economico non è più un segreto, basti pensare che i proventi di gare e lotte clandestine superano annualmente il miliardo di euro".
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