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Mafia: Made in Italy

Sul boom delle magliette recanti l'infamante logo che inneggia alla mafia come orgoglio nazionale

15 luglio 2006

Stupida ignoranza oppure becero cattivo gusto. Forse solo l'ottusa cecità del mercato, pronta a speculare su tutto, dissacrando con maliziosa ingenuità.
Fatto sta che le magliette che recano sul davanti la grande scritta ''Mafia - Made in Italy'', messe in bella mostra nelle vetrine di in una nota catena di negozi d'abbigliamento , sparsi per Palermo e altri piccoli punti vendita nel centro storico, vanno a ruba. Tutti vogliono la maglietta con la scritta ''Corleone's fans'' e ''Al Capone'' e ciò fa quindi pensare che la ''pensata'' di mettere insieme mafia e moda come simbolo dell'Italia nel Mondo ha funzionato. La grande scritta ''MAFIA'' in verde che campeggia sullo sfondo rosso, seguita dalla scritta ''Made in Italy'', viene così percepita quasi come fosse un motivo d'orgoglio nazionale o l'ironia dei palermitani è vicina a quella degli artisti futuristi o dadaisti. Propendiamo, tristemente, per la prima ipotesi.

''Le vendiamo dall'inizio di maggio - ha detto Giovanni Ceraulo, responsabile del negozio del centro ''Prima visione'' dove le t-shirt sono in vendita - e sono andate benissimo. E' un capo che tira molto, nonostante il prezzo un po' elevato: 32 euro. Ne vendiamo una media di 10 al giorno''. A comprare il ''souvenir'', informa il negoziante, sono soprattutto gli stranieri.
Un fenomeno che ha avuto un seguito, infatti sugli scaffali di un negozio di via Bandiera, popolare e popolosa via di mercato, ci sono da un paio di giorni le magliette, in vari colori, della famiglia del film ''Il Padrino'' e di ''Al Capone'', con le immancabili pistole e l'inequivocabile scritta: ''gangster''. ''Ne abbiamo vendute quaranta in due giorni - ha detto il proprietario di un altro negozio -. Le comprano soprattutto i ragazzi anche per il prezzo contenuto: sei euro''.

E l'inquietante business (permetteteci di chiamarlo così) ha fatto presto ad arrivare anche su internet. Su un sito, infatti, si vendono magliette e felpe con la scritta ''Cosa nostra'' e dietro il timbro ''affiliato''. Ma ce n'è per tutti i gusti, con immagini che lasciano poco spazio alla fantasia: dalla ''Birra Corleone'' al ''Calibro italiano'', dal ''Picciotto'' al ''Baciamo le mani''.
''CosaNostra, Tipico Stile Italiano - si legge sul sito - nasce dall'idea di tre creativi che affondano le loro radici nel profondo sud italiano, ed è proprio lì che attinge il 'background culturale' del marchio''. Non è, e non vuole essere, prosegue il testo, un'esaltazione di valori negativi come quelli mafiosi, ''quanto uno sguardo ironico agli stereotipi che costituiscono il tessuto di fondo del famoso Italian way of life''.
Certo, punti di vista, ma che poco convince. Anche il regista Marco Risi, quando alla fine degli anni Ottanta girò il film ''Mary per sempre'', lo girò con l'intento di denunciare la terribile realtà vissuta dai ragazzi dei quartieri a rischio di Palermo, solo che all'indomani dell'uscita del film, proprio quegli stessi ragazzi di Palermo ripetevano la frase ''la mafia è bella, la mafia è giusta'', frase detta nella pellicola da uno dei protagonisti, con cipiglio spaccone ed orgoglioso. Non sempre i messaggi arrivano nel modo in cui dovrebbero arrivare.

Fatto sta che oltre ad andare a ruba, le magliette hanno scatenato anche un vespaio di polemiche e reazioni politiche, con l'Unione che ha chiesto il sequestro immediato dei capi.
''Presenteremo un'istanza alle autorità competenti, per richiedere il sequestro immediato delle t-shirt con la scritta 'Mafia-Made in Italy' e quelle affini, perché si configura certamente il reato di vilipendio alla Nazione'', hanno detto in una nota gli esponenti della Margherita Francesco Ferrante e Franco Piro e il senatore Giuseppe Di Lello del Prc. ''Le magliette vendute in alcuni negozi di Palermo - prosegue la nota - peraltro a pochi giorni dall'anniversario della strage di Via D'Amelio, rappresentano un gravissimo danno di immagine, una indegna provocazione, per l'Italia e per la Sicilia, una terra che già è costretta a pagare un dazio pesante, proprio per la piaga della criminalità organizzata''.

''Esistono molti modi per cercare di farsi pubblicità: questo è un modo stupido ed offensivo per le tante vittime innocenti della mafia'', ha affermato il deputato dei Ds, Beppe Lumia. ''Io credo - ha aggiunto - che chi ha messo in produzione e in vendita queste magliette non sia cosciente della sofferenza che la mafia ha generato in tante famiglie ed in tutti i cittadini italiani quando sono stati colpiti uomini simbolo come Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino. La cosa che più ferisce è che a Palermo ci sono imprenditori che sono stati uccisi dalla mafia per avere avuto il coraggio di dire no, vedere oggi quelle magliette nella nostra città è un affronto alla loro memoria ancora più duro perché viene da altri imprenditori''. Lumia, quindi, si è appellato ''alla coscienza dei siciliani e degli italiani: spero che non ne vendano più e, soprattutto, spero che i negozianti di Palermo e di tutta Italia le ritirino dalle vetrine''.
Anche il procuratore antimafia, Pietro Grasso, non ha gradito questa ''pensata'' commerciale: ''Forse sarebbe bene togliere dal mercato queste magliette. Anziché pubblicizzare boss o gangster o stampare la parola mafia sulle magliette, sarebbe meglio rilanciare sulle t-shirt le tradizioni culturali della nostra città o le bellezze naturali della nostra Isola, così come fanno le università di Oxford o di Cambridge''.

''Sono indignata. Per carità, in democrazia, rispettando leggi e regole, tutto è consentito, la libertà è bella per questo, ma queste magliette targate 'Mafia' mi indignano. Facciamo tanto per combatte la mafia e offrire di Palermo e della Sicilia un'immagine diversa, una immagine senza mafia, e poi ci troviamo a commentare queste notizie''. E' stato questo il primo commento di Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci nel 1992. ''Il paradosso - ha continuato Maria Falcone - è che ogni anno migliaia di bambini e di ragazzi delle scuole superiori indossano le magliette prodotte dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone che inneggiano all'antimafia e oggi ci ritroviamo nei negozi magliette che pubblicizzano la mafia come made in Italy. E' un vero peccato. Nel nome del business, qualcuno, in pochi istanti, vanifica il lavoro di tanta gente che è impegnata da anni nel nome della legalità e della lotta alla mafia''.
Conclude la sorella del magistrato ucciso nella strage di Capaci: ''Suggerirei a quanti sono preposti a tutelare l'immagine della Sicilia di fare qualcosa per impedire questo genere di commercio. La nostra Sicilia, Palermo, Catania, le Eolie, si possono pubblicizzare con magliette nelle quali si promuovono località turistiche, i musei, le bellezze naturali. E si possono realizzare anche magliette e t-shirt che ricordano gli eroi caduti sulla strada della lotta alla mafia e della legalità''.

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15 luglio 2006
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