Mafia, stragi e 41-bis: i dubbi del ministro Alfano
Secondo il Guardasigilli è "necessario far luce sulle revoche di centinaia di 41bis"
"Tirerò fuori tutte le carte che sono nei cassetti ministeriali e le darò a disposizione del Parlamento" per contribuire a far luce sui motivi che nel '93 portarono alle mancate proroghe e alle revoche di centinaia di provvedimenti di 41 bis (il cosiddetto 'carcere duro' inflitto ai boss di mafia), all'indomani delle stragi di Cosa Nostra (LEGGI).
Lo ha annunciato il ministro della Giustizia Angelino Alfano che - intervistato dal Tg1 - ha definito l'allora Guardasigilli Giovanni Conso un "insigne giurista" nonché "notoriamente un galantuomo". "Certo - ha aggiunto - mi sono più volte chiesto in questi giorni cosa sarebbe accaduto se le revoche del 41bis le avesse fatte il sottoscritto con presidente del Consiglio Silvio Berlusconi". Alla domanda sul perché, a suo avviso, i media non stiano mostrando interesse alle revoche di 41 bis durante il governo Ciampi del '93, Alfano ha risposto: "probabilmente fa glamour preoccuparsi di Berlusconi".
"Ho sempre detto, e ciò mi ha anche attirato addosso delle polemiche, che i magistrati non perseguono un disegno politico ma perseguono un disegno di verità nella ricerca della verità e mi riferisco ai magistrati che indagano sulle stragi", ha aggiunto il ministro fornendo la sua "assoluta disponibilità ad essere ascoltato sia alla Camera che al Senato" dalle Commissioni competenti che lo dovessero convocare sulla base delle carte ministeriali fornite. Quanto al recente rafforzamento del 'carcere duro', Alfano ha fornito un bilancio positivo: "sta funzionando, siamo al record storico di detenuti al 41bis. Le comunicazioni con l'esterno sono crollate, le collaborazioni con la giustizia sono aumentate. Ritengo - ha concluso - che questo sia il sistema più efficace per affermare da parte dello stato che lo Stato vince e la mafia perde". [ANSA]