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Dietro il duplice omicidio di Partinico (PA) un probabile, nuovo focolaio di guerra mafiosa

14 febbraio 2008

















Agguato all'alba davanti ad un bar al centro di Partinico. A far fuoco due pistole. Poi l'auto dei sicari ritrovata bruciata alla periferia della città. Testimoni tanti, tra cui un bambino di tre anni in braccio al padre che guarda lo "spettacolo" degli ultimi due morti di mafia nel paese in provincia di Palermo e con le dita mima il gesto della pistola. Per terra, nella piazza Santa Caterina, davanti al bar "Le goloserie", ci sono i corpi di due fratelli, Giuseppe e Giampaolo Riina, 33 e 29 anni piccoli imprenditori edili incensurati...

L'inizio dell'articolo di Alessandra Ziniti, pubblicato ieri dalle pagine palermitane di Repubblica (leggi), sembra raccontare una storia avvenuta tanti anni fa, quando la mafia sparava senza ritegno, per le strade, nelle piazze, platealmente, senza alcun timore. Invece no: il duplice omicidio di Giuseppe e Giampaolo Riina, figli di Salvatore Riina (omonimo del capo dei Corleonesi) ucciso dieci anni fa nella stessa piazza, è avvenuto l'altro ieri.
Un delitto che allarma e che mette in guardia, perché mentre la Giustizia giorno dopo giorno disgrega il sistema della Cosa nostra di Palermo, a pochi chilometri c'è chi ha avuto la possibilità di dirigere un dramma degno dei “tempi peggiori”.

Nonostante l'ora, tanti i testimoni che hanno assistito all'agguato, per lo più operai e muratori che prendevano il caffè o facevano colazione al bar prima d'andare a lavoro. La polizia è riuscita a ritraccirne qualcuno e assieme al titolare del bar, Gregorio Bono, al figlio e al barista sono stati interrogati dagli investigatori coordinati dal sostituto procuratore Michele Prestipino che ha condotto i rilievi sul posto. Interrogatori e perquisizioni si sono susseguiti per tutta la giornata di martedì fino in nottata, e hanno interessato non soltanto Partinico ma anche Palermo e Borgetto. In particolare gli agenti della sezione 'Omicidi' della Mobile, hanno perquisito le abitazioni delle due vittime e le autovetture nella disponibilità dei due fratelli. Sarebbero stati acquisiti documenti e fascicoli relativi ad alcuni appalti che la ditta dei due Riina si sono aggiudicati negli ultimi 2 anni ma anche documentazione relativa alla presentazione di istanze per partecipare a gare in alcuni comuni della provincia di Palermo. C'è da dire, comunque, che gli ultimi appalti aggiudicati ai due fratelli non erano ingenti dal punto di vista economico, quindi difficilmente possono avere a che fare con il movente del delitto.
Tra le persone interrogate, la madre e le moglie dei due piccoli imprenditori, mentre è stato impossibile interrogare Fulvio Giordano, 24 anni, il dipendente dei due fratelli ferito durante l'agguato. Il giovane, infatti, è stato subito trasferito a Palermo per essere operato al cuore visto che i medici dell'ospedale di Partinico gli hanno trovato alcune schegge di proiettile vicino all'organo.
Si aspettano oggi, invece, le immagini riprese dalla videocamera posta davanti al bar, che per via del formato particolare dei video sono stati consegnati dagli inquirenti ad una ditta specializzata.

Il delitto ha destato grande preoccupazione e non solo tra gli inquirenti. Il presidente della Commissione antimafia Francesco Forgione ha chiesto un “supplemento d'attenzione per evitare una vera e propria guerra tra le cosche. Anche perché tutto avviene in un momento in cui si stanno per tenere anche le elezioni comunali di Partinico, oltre che quelle regionali siciliane”.
Una delle possibili piste prese in considerazione dagli inquirenti è quella che individua nell'omicidio una sorta di messaggio a un fedelissimo di Bernardo Provenzano, Paolo Palazzolo, cognato del padrino di Corleone. Secondo fonti della Procura potrebbe non essere casuale che il duplice omicidio sia stato commesso il giorno in cui Palazzolo è stato scarcerato. Martedì, infatti, il cognato di Provenzano ha finito di espiare una condanna a 8 anni per associazione mafiosa ed è tornato nella sua abitazione di Balestrate, vicino Partinico. Secondo gli investigatori i Riina, come anni prima il padre, Salvatore, assassinato il 20 giugno 1998 (a 50 metri dal luogo in cui sono stati freddati i figli), erano vicini a Palazzolo e Provenzano. Il mandante del duplice omicidio, scegliendo per il delitto la data di scarcerazione di Palazzolo, avrebbe voluto far capire al cognato di Provenzano che il suo potere sulla zona era finito e che a comandare su Partinico non sono più i seguaci del padrino di Corleone.

E nelle ultime ore gli investigatori stanno, appunto, rileggendo il fascicolo relativo all'omicidio di  Salvatore Riina, l'uomo che dieci anni fa fu ucciso perché “si era allargato”, perché voleva espandersi nel campo degli appalti, perché, da semplice salumiere (Riina era infatti soprannominato "Mortadella"), si sarebbe permesso assieme al figlio Giuseppe, grazie alla vicinanza con Provenzano, di voler prendere il posto dei boss Vitale, i fratelli Vito e Leonardo, alleati dei Brusca e dei Bagarella, in quegli anni latitanti e “sostituiti” dalla sorella Giusy, primo boss di Cosa nostra in gonnella, dal 2005 collaboratrice di giustizia.

Dopo dieci anni, l'eliminazione dei due fratelli Riina potrebbe essere il segnale di una riaffermazione del potere, a Partinico, del clan Vitale, oppure potrebbe essere l'ennesimo, eclatante atto realizzato dai nuovi padroni mafiosi del paese, che stanno così proseguendo la probabile, nuova 'guerra' di mafia in corso da un un paio d'anni. Secondo il sostituto procuratore della Dda di Palermo Francesco Del Bene, oggi "la situazione del mandamento mafioso di Partinico è di estrema fibrillazione. Dopo l'arresto dei principali esponenti del clan Vitale sulla zona, sempre in rappresentanza dei Vitale, ha esteso il suo potere il boss e latitante di Altofonte, Domenico Raccuglia. Ma a contendergli il controllo ci sono una serie di personaggi mafiosi locali [...] Per comprendere - ha aggiunto - quanto sia convulso il momento basti pensare che questo duplice omicidio è stato preceduto negli ultimi otto mesi da due omicidi e da una scomparsa per lupara bianca: mi riferisco agli agguati in cui, rispettivamente a luglio e ad ottobre, hanno perso la vita Giuseppe Lo Baido e Antonino Giambrone e alla scomparsa di Antonino Frisella".
Infatti, nel luglio scorso, a Partinico è stato assassinato l'imprenditore Giuseppe Lo Baido definito dagli inquirenti un fedelissimo di Raccuglia. Tre mesi dopo, a Borgetto, è stato ucciso il meccanico Antonino Giambrone, e anche quell'omicidio venne collegato indirettamente all'escalation del boss latitante di Altofonte. Giambrone era figlio di Vito, assassinato a sua volta nel '98 a Borgetto, e considerato un fedelissimo del boss Vito Vitale, per decenni padrino incontrastato di Partinico.

 

 

 

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14 febbraio 2008
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