Mai abbassare la guardia!
Cosa nostra continua ad avere un notevole peso elettorale e a fare business nelle più svariate maniere
"La mafia ha un notevolissimo peso elettorale. Centinaia di migliaia di voti possono essere mobilitati da Cosa nostra".
Un concetto non del tutto nuovo, ma che fa sicuramente effetto se a esprimerlo è il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, in audizione davanti all'Antimafia.
"Nella nostra banca dati - ha aggiunto - ci sono cinquemila soggetti legati a Cosa nostra, molti vivono nella società civile. Vi lascio immaginare che forza elettorale sono in grado di mobilitare".
Nel distretto di competenza della Procura di Palermo secondo Messineo "ogni Comune ha il suo bravo gruppo mafioso. Lo scioglimento non risolve perché dopo la gestione commissariale il gruppo mafioso prende nuovamente il controllo".
Il procuratore ha fatto dei riferimenti specifici: "Cosa nostra ha interessi a interferire sulle attività economiche pubbliche in Sicilia". E senza esprimere giudizi sulla giunta Crocetta, "il dato di fatto è che è diverso il rapporto instaurato con le istituzioni giudiziarie e di polizia. Il numero delle denunce è cresciuto in maniera esponenziale".
Il procuratore Messineo ha poi segnalato un nuovo e redditizzio business mafioso, quello dei distributori di benzina. "Truccando le colonnine in modo che segnano più di quanto effettivamente erogato un solo distributore rende 15 mila euro l'anno". "La mafia non disdegna nessuna attività economica. Abbiamo individuato un'importante infiltrazione. Un primo fattore di arricchimento passa proprio per il controllo di questo mercato".
"Attraverso le indagini della Guardia di finanza sulle colonnine truccate abbiamo individuato diversi distributori riconducibili alla famiglia Graviano. Il sequestro però per la famiglia mafiosa non è un grande danno perché spesso poi viene riaperto da un'altra parte".
E proprio dei guadagni illeciti di Cosa nostra si è occupato il forum sulla legalità che si è tenuto alla Camera di Commercio di Palermo.
"L'impatto della criminalità sull'economia vale la sottrazione del 4-5% del Pil italiano, con effetti pesanti sul tessuto imprenditoriale e ferite di natura sociale e culturale". Questo il dato illustrato da Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, intervenendo al forum.
All'iniziativa promossa da Unioncamere a Palermo ma che sarà itinerante, sono intervenuti il sindaco, Leoluca Orlando, il presidente della Ccia di Palermo, Roberto Helg, Rosanna Montalto, responsabile dello sportello legalità, Paolo Bertaccini di Transparency International, il penalista Giovanni Fiandaca, Claudio Fava, vice presidente commissione parlamentare antimafia.
"L'affermazione della legalità è la priorità per ridare fiducia a chi lavora e produce in Italia - ha aggiunto Dardanello - per questo le Camere di commercio hanno già attivato 52 sportelli che svolgono il ruolo di punti di ascolti sui territori".
Al centro del forum i dati della Dia, in base ai quali dal 1992 a oggi, i beni sequestrati assommano a un valore stimato di circa 15 miliardi, di cui sette oggetto di confisca definitiva. Delle 1708 aziende confiscate alla criminalità in Italia, 623 sono quelle siciliane con oltre 30 mila dipendenti affidate agli amministratori giudiziari.
"Non possiamo continuare ad accettare in silenzio che nove aziende su dieci finiscano in fallimento o liquidazione e che una su tre fallisca prima della confisca - ha detto Roberto Helg, presidente Camera di commercio di Palermo - Diverse le cause di questa distorsione dal venir meno del flusso di denaro illegale al dirottamento delle commesse, dalla revoca dei fidi bancari alla gestione spesso conservativa degli amministratori giudiziari che non hanno risorse e competenze specifiche. Per questi motivi riteniamo indispensabile affiancare alla figura dell'amministratore giudiziario un manager che possa garantire la continuità delle attività economiche e la salvaguardia dell'occupazione".
Diverse le proposte avanzate dalla Camera di commercio di Palermo, come l'istituzione di un tavolo con le associazioni di categoria rappresentate nel proprio consiglio per individuare esperti di management e gestione aziendale da proporre all'autorità giudiziaria. O, ancora, l'istituzione di un tavolo con il sistema bancario e i confidi per individuare forme di intervento utili a garantire l'azienda.
Tra i correttivi da adottare anche "interventi sul codice antimafia per velocizzare i tempi intercorrenti dal sequestro alla confisca, lo sviluppo di incentivi e la possibilità di creare cooperative di lavoratori in grado di acquisire le aziende, ma anche una revisione e potenziamento dell'agenzia nazionale dei beni confiscati".