Mai più bambini sordomuti grazie alla tecnologia messa a punto dal CNR di Milano
''L'orecchio interno non solo traduce il suono in impulsi elettrici che si propagano lungo le fibre nervose, ma genera a sua volta segnali acustici, chiamati otoemissioni'', spiega il professor Ferdinando Grandori, direttore dell'Isib-Cnr e presidente dell'Associazione per la ricerca sulla sordità infantile (Arsi). ''E gli strumenti realizzati dall'Istituto Cnr consentono di registrare queste emissioni anche nei neonati''.
La diagnosi precoce della sordità permette quindi di poter intervenire tempestivamente. ''Entro quattro mesi dalla nascita si riesce a mettere in opera l'intervento per risolvere il problema uditivo del neonato'', sottolinea Grandori, ''dalla protesi acustica a quant'altro ritenuto più appropriato''.
La sordità interessa due-tre bambini su mille e può produrre effetti devastanti, soprattutto se il danno si manifesta alla nascita o prima di iniziare a parlare. ''La diagnosi, infatti, avviene quasi sempre intorno ai due-tre anni, quando si manifestano in modo evidente gli effetti prodotti dalla perdita uditiva'', spiega ancora il direttore dell'Isib-Cnr. ''A questo punto può essere troppo tardi. Occorre invece intervenire nel primo anno di vita''.
Il bambino, infatti, parla imitando le voci e solo se sente la propria voce e quelle dei familiari può imparare a parlare. La deprivazione uditiva causa perciò gravissimi disturbi allo sviluppo del linguaggio e delle capacità di comunicare, apprendere e socializzare.
La diagnosi e l'intervento precoce dei disturbi uditivi nella primissima infanzia stanno entrando nella pratica clinica nella grande maggioranza dei paesi occidentali, USA ed Unione Europea in testa, con la significativa presenza di alcune Regioni italiane.