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Mammuth

Un film... strano. Un Depardieu gigantesco e... ottuso. Una storia... particolare

05 novembre 2010

Noi vi consigliamo...
MAMMUTH
di Benoît Delépine e Gustave Kervern

Mammuth ha fatto per tutta la vita il macellaio e ora che ha raggiunto i sessant'anni aspetta con ansia la festa organizzata dai colleghi a sancire l'imminente pensionamento. Lavora da quando aveva 16 anni, non ha mai perso un impiego né preso periodi di malattia, eppure, ora che i funzionari del Fondo Pensionistico stanno facendo i conti, lo informano che, secondo i loro calcoli, mancano alcuni anni di contributi. Spinto da sua moglie, l'uomo monta in sella alla sua vecchia moto "Mammuth" e parte alla ricerca degli ex datori di lavoro del passato per mettere insieme l'incartamento necessario ad andare finalmente in pensione con contributi più alti. Il viaggio diventa ben presto l'occasione per rivedere amici, datori di lavoro e colleghi del passato e scoprire, con sua grande meraviglia, di essere sempre stato considerato un idiota. E' arrivato il momento per Mammuth di dare prova della propria autostima e di fare i conti con il passato e con quella donna, Yasmine, tanto amata e persa a causa di un incidente stradale. Non è solo però: al suo fianco c'è il nipote con la sua giovanissima ed eccentrica fidanzata, che gli faranno riscoprire il poeta che dormiva dentro di lui...

Anno 2010
Nazione Francia
Produzione GMT Productions, No Money Productions, Arte France Cinéma, DD Productions, Monkey Pack Films
Distribuzione Fandango
Durata 89'
Regia e Sceneggiatura Benoît Delépine e Gustave Kervern
Con Gérard Depardieu, Yolande Moreau, Isabelle Adjani, Benoît Poelvoorde, Miss Ming
Genere Drammatico


In collaborazione con Filmtrailer.com

Dichiarazione degli autori - Volevamo fare un film che fosse allo stesso tempo divertente e commovente. Divertente perché confrontiamo un uomo "socialmente disabile" con una società moderna fuori della sua portata. Commovente per le stesse ragioni. Un po' come un mammuth in un mondo di volpi, che si agita di fronte a una folla più acuta e brillante di lui. Ma l’emozione deriva anche dalla devota affezione per le tre donne della sua vita: la moglie Catherine (Yolande Moreau) che ha a che fare ogni giorno con le sue inadeguatezze, ma che, nonostante tutto, lo ama profondamente; Yasmine (Isabelle Adjani) il primo amore della sua vita, angelo custode e fantasma che appare al suo fianco nei momenti di estrema depressione. E poi la sua nipotina (Miss Ming), la cui freschezza e immaginazione aprono orizzonti per lui neppure concepibili.
Lo humour, meno nero e acido dei film precedenti, è comunque onnipresente, una denuncia velata delle condizioni di lavoro nel nostro Paese che invecchia e della debole speranza che rimane ai giovani. Come tutti sanno, nulla può esorcizzare la paura quanto una risata…
Volevamo che il personaggio principale apparisse allo stesso tempo forte e perduto, impressionante e tenero. Il film è stato scritto per Gérard Depardieu. Anche se ha già dato prova del suo genio in ogni film, noi volevamo farlo confrontare con una strategia di ripresa più modesta e libera, con meno attori non professionisti, per spingerlo a provare emozioni forti e a darci il meglio di sé.
Stilisticamente, volevamo un film semplice da montare e costruire, che favorisse le inquadrature fisse e i piani sequenza. Come nei film precedenti, per noi la cosa più importante era utilizzare le dimensioni di uno schermo cinematografico per recitare la scena, spesso con vari strati di lettura, senza dover soffermarsi sui dettagli, lasciando allo spettatore la scelta dei dettagli su cui concentrare l’attenzione. D’altro canto, nelle nostre scelte di inquadratura, abbiamo sempre incluso un elemento dissonante per aggiungere un certo disorientamento o mistero, a volte vagamente percettibile, e non cadere mai preda della banalità o dell’estetismo gratuito.
Volevamo anche conservare, degli ultimi film, l’onnipresenza del suono, i dialoghi pochi ma significativi, e il realismo degli attori. Ancora una volta ci siamo affidati, per le musiche, a Gaetan Roussel (Louise Attaque, Bashung). Per quanto riguarda la fotografia principale, abbiamo apportato delle innovazioni con il Super16 reversibile, i cui colori saturi sono vicini a quelli del Super8, l’occasione giusta per vedere Depardieu in una luce diversa.
Volevamo girare con una troupe piccola e flessibile, in grado di catturare con prontezza quegli attimi di rara intensità che a volte la realtà fa trasparire nelle persone. Nessuna storyboard quindi, a ciascuna sequenza la sua storia.
Volevamo anche che il film fosse girato nelle regioni francesi che racconta, quindi abbiamo lavorato a Charente e Charente Maritime… Da Royan ad Angoulême, da Saint Palais a Montemboeuf, la maggior parte delle località le ha proposte Benoît, che ha adottato Charente come residenza e ci vive da dodici anni.
Come già detto, volevamo far ridere e commuovere. Volevamo che la gente lasciasse il cinema in lacrime e un grosso sorriso stampato in faccia. Volevamo fare un film che lasciasse un segno.
Se ci siamo riusciti, tanto di guadagnato!


La critica
"Debole, anche se a tratti divertente, 'Mammuth' di Benoit Delépine e Gustave Kervern, road movie con Gérard Depardieu, sempre più simile a Obelix, sulle tracce di vecchi datori di lavoro e documenti necessari per la pensione."
Alessandra De Luca, 'Avvenire'

"Oggetto da maneggiare con cura. Sarebbe facile dirvi: andate a vedere 'Mammuth', è un bel film con un Depardieu monumentale. Voi, magari, ci andate. E se non siete stati avvertiti, passate metà del film a gridare 'fuoco!', a litigare con la maschera, a maledire il proiezionista e tutti i suoi avi. (...) 'Mammuth' è un film bello e curiosissimo, ma necessita di robuste istruzioni per l'uso. Magari partendo dai due registi. Gustave Kervern (classe 1962) e Benoît Delépine (classe 1958), francesi, hanno alle spalle pochi film (l'unico noto in Italia è 'Louise-Michel', 2008) e una lunga carriera televisiva. I loro show su Canal+ hanno fatto molto discutere per i loro toni disturbanti, provocatori, 'scurrili'. Potremmo definirli la risposta d'Oltralpe alla 'Cinico Tv' di Ciprì & Maresco. 'Mammuth' è il loro primo film 'sentimentale'. (...) Il film è un tenero apologo sulla vecchiaia incombente, girato con fotografia a colori iper-sgranata, spesso fuori fuoco, con scelte visive da cinema sperimentale (Depardieu, per dire, è spesso inquadrato di spalle). In Francia, dove è uscito ad aprile, ha totalizzato oltre 800.000 spettatori. In Italia, sarà già un successo se ne farà 800. Ma non si sa mai. Proviamo a emulare i cugini, che quando si tratta di cinema sono anni luce avanti a noi."
Alberto Crespi, 'L'Unità'

"È roccioso, ottuso e gigantesco come un mammuth Serge Pilardos (un bravissimo Gérard Depardieu), novello pensionato francese. Certo, 'Mammuth' non si distingue per grandi doti di umanità e di acume: al supermercato ha più a cuore gli insaccati di un uomo agonizzante, per far passare il carrello della spesa tra due macchine ammacca la sua auto e quella vicina. Ma la sua graniticità nasconde il dolore mai sopito per la morte di un ex fidanzata. (...) 'Mammuth' strappa alcune risate noir irresistibili, ma non ha la stessa cattiveria proverbiale e tenace di cui i registi sono stati capaci nel magnifico 'Luis-Michel'. Anche perché questa volta l'eccezionale Yolande Moreau ha un ruolo marginale."
Cristina Battocletti, 'Il Sole 24 Ore'

"Attenzione: film-Ufo. Chi ha visto 'Louise-Michel' conosce il mix di beffarda ferocia e furiosa malinconia dei due guastatori Kervern e Delépine, ma 'Mammuth' va oltre. (...) Immagini sgranate (il film è girato in super 16, una pellicola estinta!), incontri bizzarri (il vecchio cugino Paul anima la scena più sconcia, triste e esilarante del decennio), un'estetica che sposa l'humour noir e il fumetto acido (fra i comprimari appare il vignettista Siné) a una tradizione poetica e libertaria molto francese (linea Brassens - Vian - Harakiri), con emozione e divertimento rari. Un regalo, impreziosito da figure femminili diversissime, la moglie extralarge (Yolande Moreau); il fantasma del primo amore (Isabelle Adjani, incredibile), e la stralunata Miss Ming, l'artista autistica che con i suoi surreali bricolages dischiude la vena creativa di quel bestione. Curiosità: il salumiere che affronta Depardieu in una lite epica e derisoria è Kervern, uno, dei due registi. Consiglio: esigete la versione originale."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

"Guardate 'Mammuth' e non azzardatevi più a lamentarvi delle riforme pensionistiche degli ultimi 20 anni in Italia. (...) Ma Benoît Delépine e Gustave Kervern, dopo 'Louise-Michel', questa volta il lavoro lo prendono come pretesto per un on the road su un Mammut d'epoca di un bonaccione capellone e sovrappeso, ex lavoratore in un'industria di carne suina. (...) Una favola su strada, che passa anche per il cugino con cui scoprì il sesso, i datori di lavoro più o meno infami e un centauro romantico che riconosce i motori da corsa dal solo rumore, una storia scalcagnata che prende forma sotto gli occhi dei registi che si assumono ogni sorta di rischio, soprattutto visivo: se a guardare la scena è lo spettatore, il taglio è moderno come il montaggio sempre originale, se è il fantasma di una donna amata l'immagine si sgrana come in un super8, mentre nel viaggio si può trovare e provare l'immagine anche in uno specchietto retrovisore. Delépine e Kervern mettono nello script e nei movimenti della macchina da presa tutta la loro voglia di rompere gli sche(r)mi, ma sempre con tanta voglia di tenerezza, condita da sana cattiveria. E così a questa perla che non segue regole, ma insegue un protagonista straripante, in tutti i sensi, viene perdonato anche quel finale (quasi) sdolcinato. Guardate e imparate. Ma tenetevi la moto."
Boris Sollazzo, 'Liberazione'

"Strepitosa commedia 'on the road', surreale e grottesca, su rapporti umani ed etica del lavoro, interpretata da un magistrale Depardieu affiancato dalla brillante Yolande Moreau (la sua scena dello spelling telefonico all'addetto di un call center è da museo del cinema). Si ride come neanche nei cinepanettoni ma con un pizzico di malinconia. Di G. Kervern e B. Delépine con Gérard Depardieu."
Maurizio Acerbi, 'Il Giornale'

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05 novembre 2010
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