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Mandiamo la polizia nelle scuole

Contro la protesta anti-Gelmini Berlusconi minaccia di far scendere in campo la cavalleria

23 ottobre 2008

La mobilitazione degli studenti si moltiplica in tutta Italia. A Palermo come a Roma, come a Milano la protesta si è ulteriormente accesa e sono aumentate le occupazioni da perte degli studenti sia dei licei che delle università.
Le contestazioni nel mondo della scuola sono state ieri terreno di un durissimo scontro tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni. Il presidene del consiglio nella tarda mattinata di ieri ha convocato una conferenza stampa a Palazzo Chigi per mandare un avvertimento ai giovani: "Voglio fare un avviso ai naviganti: non permetterò occupazioni delle scuole e delle università, perché questa è una violenza". Berlusconi, insomma ha annunciato la linea dura contro la protesta ed ha informato anche della convocazione del ministro dell'Interno Roberto Maroni per dargli "istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine per evitare che possano verificarsi occupazioni".
"La realtà che conosciamo in questi giorni e in queste ore - ha detto il presidente del Consiglio difendendo a spada tratta la riforma Gelmini - è una realtà di aule universitarie piene di ragazzi che intendono studiare. Poi ci sono questi manifestanti, organizzati dall'estrema sinistra, molto spesso dai centri sociali come succede a Milano. Quindi non consentirò l'occupazione di università e di scuole, perché non è dimostrazione né un'applicazione di libertà, non è un fatto di democrazia ma è pura violenza nei confronti degli altri studenti, delle famiglie, delle istituzioni e nei confronti dello Stato".

"Le proteste della sinistra contro la riforma Gelmini sono solo il tentativo di fare un'opposizione di piazza, ma non portano a nulla. Noi abbiamo approvato semplicemente un decreto, non si tratta della riforma della scuola - ha precisato Berlusconi - Evidentemente loro hanno visto che tutti i nostri provvedimenti sono inattaccabili e ora se la prendono con questo, creando allarmismi inutili tra la gente e dicendo cose false [...] Noi andremo avanti, questo decreto sulla scuola è sacrosanto, altro che ritirarlo, bisogna applicarlo".
Il presidente del Consiglio ha toccato quindi il tema della manifestazione lanciata dal Pd per sabato prossimo. "Manifestare - ha proseguito - è una possibilità della democrazia ed anche noi ne usufruimmo. Noi, però, manifestammo contro la pressione fiscale del governo Prodi. La manifestazione del 25 ottobre è solo contro il governo e non ha proposte. La piazza non è il posto migliore per fare proposte. Le proposte si fanno in Parlamento".
Il Cavaliere ha chiarito successivamente che non sono previsti ripensamenti neppure per la contestatissima proposta delle 'classi ponte' per i figli di immigrati perché "non è dettata da razzismo ma da buonsenso. Conoscere la lingua italiana è necessario". Berlusconi ha accusato infine la Rai di aver presentato in maniera distorta i provvedimenti del governo. "La televisione pubblica - ha lamentato - diffonde ansia e le situazioni solo di chi protesta. Sono preoccupato da questo divorzio tra i mezzi di informazione e la realtà".

Da parte sua il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha lanciato un appello alla moderazione "affinché si abbassino i toni, perché qualcuno cerca strumentalmente lo scontro di piazza". "La protesta di questi ultimi giorni - ha sottolineato - è una protesta politica, che ha come obiettivo la lotta al governo Berlusconi, con la regia della sinistra e dei centri sociali". Anche il ministro se l'è presa con l'informazione: "I mass media danno moltissimo spazio a proteste che coinvolgono qualche migliaio di persone, mentre ci sono decine di migliaia di ragazzi che continuano a studiare da casa e a frequentare i corsi".
Dal Viminale, intanto, non una parola. Il ministro Maroni dopo la convocazione a Palazzo Grazioli ha scelto la linea del silenzio.
Una riunione tecnica per fare il punto sulla situazione delle manifestazioni di protesta della scuola si terrà oggi pomeriggio al ministero dell'Interno, sarà presieduta dal sottosegretario Alfredo Mantovano e alla quale parteciperanno i vertici delle forze di polizia "per effettuare - si legge in una nota del ministero - una completa ricognizione dei rischi per la sicurezza e per l'ordine pubblico derivanti da eventuali forme violente di protesta contro il provvedimento del governo in tema di scuola".

Le dichiarazioni del premier hanno fatto scattare la dura prelica del segretario del Pd Walter Veltroni. "Le dichiarazioni non misurate di Berlusconi rischiano di accendere una situazione di conflitto - ha avvertito il segretario del Pd - Il presidente del Consiglio soffia sul fuoco e questa è una cosa che un premier non deve fare". "Berlusconi si assume la grave responsabilità di trasformare una questione sociale in un problema di ordine pubblico. Berlusconi vuole usare polizia e carabinieri per risolvere un problema che la politica deve risolvere" ha ammonito il leader democratico auspicando una smentita del Cavaliere: "Ha detto che non recede di un millimetro ma lo abbiamo già visto, come per l'annuncio della sospensione dei mercati, fare sette chilometri in un quarto d'ora...".
"Mi viene da chiedermi se sia ancora possibile dissentire in questo Paese. E' possibile organizzare manifestazioni o no? Scrivere sui giornali cose sgradite al governo si può o no? Se la risposta è no - ha detto ancora Veltroni - allora i problemi cominciano a diventare molto seri perché in tutte le democrazie esiste la possibilità di dissentire senza intervenga la polizia".

Il Presidente Napolitano: "Non posso schierarmi, ma auspico il confronto" - Si apra un confronto in sede parlamentare per meglio distribuire e definire i tagli "ritenuti complessivamente indispensabili della spesa pubblica tra i ministeri e i vari programmi, valutando attentamente l'esigenza di salvaguardare livelli adeguati di spesa per la ricerca e la formazione".
E' quanto chiede il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che, rispondendo a una lettera ricevuta da una rappresentanza di studenti, dottorandi e ricercatori, invita a non esasperare le contrapposizioni e chiede agli stessi studenti e docenti di formulare le loro proposte.
Il capo dello Stato è tornato a ricordare che "al presidente della Repubblica non spetta pronunciarsi nel merito dell'una o dell'altra soluzione in discussione, né suggerirne una propria, ma spetta solo richiamarsi ai principi e alle regole della Costituzione". Questo non vuol dire però "che io mi senta estraneo alle esigenze della scuola, della ricerca, dell'Università", ha sottolineato Napolitano. "La nostra - ha sottolineato Napolitano - è una democrazia parlamentare, simile a quella di quasi tutti gli altri Stati europei, in cui al capo dello Stato non sono attribuiti poteri esecutivi. Io non debbo dunque 'decidere da che parte stare': non posso stare dalla parte del governo e delle sue scelte, né dalla parte opposta. Le politiche relative a qualsiasi campo dell'azione dello Stato vengono definite dal Parlamento, in seno al quale la maggioranza e l'opposizione sono chiamate al confronto tra le rispettive proposte, che possono configurare soluzioni alternative ai problemi da affrontare".

- "Ero uno studente modello, mai partecipato a una protesta" (Corrire.it)

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23 ottobre 2008
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