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Mangeremo bistecche e formaggi, e berremo latte da mucche fotocopia? Dall'Ue il primo sì alla ''bistecca-clone''

28 gennaio 2008

Nelle scorse settimane l'Efsa (l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare) ha dato un primo parere favorevole all'uso di animali clonati per fornire carne, latte e formaggi.
Cosa significa questo? Che dobbiamo rassegnarci al fatto che in un futuro, non troppo futuro, mangeremo bistecche clonate? Che il latte sulle nostre tavole e dentro i biberon dei nostri figli sarà tutto geneticamente modificato, e stillato da mammelle di mocche programmate in laboratorio?
Non ancora, a dir la verità, perché la decisione dell'Efsa è ancora interlocutoria, ma già buona per sollevare uno tsunami di polemiche.

Indignati, preoccupai e arrabbiati hanno cominciato gli animalisti della Lav attaccando le ricerche "tese a sviluppare animali fotocopia per uno stile di vita 20 volte più costoso di quello adottato da un vegetariano". A questi hanno fatto eco quelli di Legambiente ("Sembra che parli l'agenzia europea per l'insicurezza alimentare"). Durissimi i commenti delle associazione degli agricoltori: dalla Coldiretti, che ha lanciato l'allarme precisando che non si potrà capire dall'etichetta se si sta bevendo latte proveniente da una filiera clonata, alla Confederazione italiana agricoltori, che ritiene la scelta carica di rischi per il consumatore.
Prima che il governo cadesse in rovina, dal Senato erano arrivati i ''NO'' di Loredana De Petris (Verdi) e di Francesco Ferrante (Pd). Anche il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro si era pronunciato con chiarezza: "Ci atterremo ai pareri scientifici, ma siamo eticamente contrari alla clonazione; i consumatori devono stare tranquilli perché la sicurezza alimentare viene prima di tutto".

La decisione finale dell'Efsa, comunque, non arriverà prima di aprile. "La clonazione è una delle tecnologie che possono aiutarci a mantenere intatto il patrimonio genetico della zootecnia, salvaguardando alcune specie in via di estinzione", ha spiegato Vittorio Silano, presidente del Comitato scientifico dell'Agenzia. "Poiché alcuni cloni hanno problemi di salute, si intende che solo i capi sani entrerebbero in produzione". Queste conclusioni, aggiungono all'Efsa, non sono definitive: sul sito dell'agenzia è stata avviata una consultazione che durerà otto settimane (leggi).
Ma il dibattito sui rischi legati all'uso della clonazione sembra infinito. Secondo Stefano Cinotti, direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna, questa tecnica non presenta rischi sanitari ed è competitiva sotto il profilo economico. "Abbiamo dieci anni di esperienza alle spalle e possiamo dire che si tratta di interventi piuttosto semplici", afferma Cinotti. "Qualche difficoltà nasce invece quando si osserva la questione sotto il profilo etico. A tutti gli allevatori piacerebbe avere una copia di un campione come Varenne, ma se in gara ci fossero solo Varenne non ci sarebbe più divertimento. Occorre un limite, anche perché rischiamo di impoverire il patrimonio genetico delle specie e questo può costituire un rischio grave".

L'Efsa, tuttavia, prosegue il suo cammino in maniera prudente. Quella dell'Agenzia è stata infatti una proprosta servita più come un sondaggio per misurare le resistenze dei cittadini europei all'introduzione del cibo clonato. Ma è bastato questa prima proposta per evidenziare due punti deboli del progetto. Il primo è legato all'alto numero di problemi sanitari che affliggono gli animali frutto della clonazione stile Dolly. Il secondo riguarda gli interessi in gioco. "Un prodotto alimentare uguale per tutti ma di proprietà di pochi non è quello che vogliamo: per restare competitivi dobbiamo puntare sulle produzioni che ci distinguono, non sulla clonazione", ha commentato Paolo Bruni, presidente di Fedagri-Confcooperative. L'export alimentare italiano è una voce decisiva nel bilancio e nell'immagine del paese: sostituire le eccellenze frutto di una storia millenaria con prodotti senza luogo e senza tempo può essere un azzardo.

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28 gennaio 2008
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