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Mani legate e bocche tappate

Montecitorio ha approvato il ddl sulle intercettazioni. Magistratura e Stampa promettono battaglia

12 giugno 2009

Dopo l'approvazione, l'altro ieri, della fiducia, la Camera ieri ha dato il proprio via libera al ddl sulle intercettazioni. Si è votato con il voto segreto e i sì sono stati 318, i no 224 (un solo astenuto): numeri parlamentari alla mano, vuol dire che 21 deputati dell'opposizione - come non ha mancato di sottolineare il ministro della Giustizia, Angelino Alfano - hanno agito da franchi tiratori, votando a favore del provvedimento. La votazione si è svolta tra bagarre e contestazioni. Adesso il testo passa al Senato.
Ieri sera il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, ha annunciato: "Mi riservo di esaminare il testo approvato e di seguire l'iter che avrà in Parlamento, per prendere poi le decisioni che mi competono. Certo, ci sono molte cose da difendere e molte cose da rinnovare".
Le parole di Napolitano sono giunte all'indomani dell'iniziativa dell'opposizione che ha scritto al capo dello Stato per esprimere il "profondo disagio" per un testo definito "politicamente eversivo".

Durissima l'opposizione dell'Italia dei Valori che, al momento del voto ha esposto in Aula cartelli con le scritte come "libertà di informazione cancellata", "Pdl: protegge delinquenti e ladri", "vergogna" e manifesti listati a lutto con su scritto: "Oggi è morta la libertà di informazione uccisa dall'arroganza del potere". L'Idv ha parlato del ddl come di un provvedimento per cui "assassini, ladri, corruttori, violentatori e delinquenti ringraziano il Pdl. Mentre i delinquenti resteranno impuniti, i blogger finiranno in galera e ogni sito internet sarà equiparato a una testata giornalistica", ha affermato il capogruppo Massimo Donadi.
Nettamente critiche anche Fieg (Federazione italiana editori giornali) e Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana), che in una nota congiunta hanno sottolineato come il voto dato alla Camera sia "una brutta notizia per l'informazione, la sua autonomia, il suo valore non meramente materiale". Da qui l'appello "per rinnovare al Parlamento, ora in particolare al Senato, e a tutte le forze politiche, l'invito a scongiurare l'introduzione nel nostro ordinamento di limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e di sanzioni sproporzionate a carico di giornalisti ed editori".
Per l'Associazione nazionale magistrati (Anm), con le norme contenute nel ddl "polizia e magistratura avranno le mani legate nei confronti dei criminali e abbiamo il dovere di dirlo ai cittadini". Dopo il voto il presidente dell'Associazione Luca Palamara ha parlato di "duro colpo allo svolgimento dell'attività investigativa". "I delinquenti - ha detto ancora Palamara - non verranno scoperti e puniti, soprattutto quelli che commettono i reati più insidiosi e che mettono a repentaglio la sicurezza nelle città, quali rapinatori e stupratori".

La maggioranza - in aula c'era anche Berlusconi - si è difesa dicendo che: "Sulle nuove norme sulle intercettazioni c'è un allarmismo che viene da chi vorrebbe tenere in piedi una situazione inaccettabile". Queste le parole del capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto.
Per il Guardasigilli Alfano: "La vita delle persone non sarà più rovinata". Sul fronte del governo il ministro della Giustizia prima ha segnalato come 21 deputati dell'opposizione abbiano votato il ddl, poi ne ha rivendicato l'importanza: "Abbiamo raggiunto dopo un anno di lavoro un punto di equilibrio tra la tutela della privacy e la riservatezza delle indagini. Non ci sarà più la possibilità di rovinare la vita delle persone".

- "Abbiamo arrestato ottanta pedofili Ora sarà impossibile" (Corriere.it)

E DAL CSM SI DIMETTONO TRE CONSIGLIERI IN POLEMICA CON ALFANO

Tre consiglieri del Consiglio superiore della magistratura hanno presentato al Comitato di presidenza le loro dimissioni dalla Commissione incarichi direttivi, di cui si sono stati presidenti, affinché ne dia comunicazione al Capo dello Stato. Un gesto contro le dichiarazioni del ministro della Giustizia Angelino Alfano che, in un'intervista al Tg2, aveva parlato di nomine lottizzate ai vertici degli uffici giudiziari e di una spartizione sistematica.
A dimettersi i consiglieri Giuseppe Maria Berruti (Unicost), Ezia Maccora (Md) e Vincenzo Siniscalchi (laico di centrosinistra) che, in una lettera, hanno pure espresso allarme per lo scontro tra magistratura e politica a cui si è ormai giunti, visto che il ministro li ha accusati di "condotte illecite".

L'intervista che ha provocato le dimissioni dei tre consiglieri è andata in onda mercoledì sera nella rubrica "Punto di vista" del Tg2. "Mi sto battendo per evitare che i vertici degli uffici giudiziari, e cioè i procuratori e i presidenti di Tribunale, vengano lottizzati - ha detto il ministro -. Cioè non è possibile che si faccia un planning, all'interno del quale si dica 'a questa corrente spetta questa Procura, a quest'altra corrente, siccome non ha avuto un procuratore, spettano due procuratori aggiunti da un'altra parte'. Questi sono meccanismi che oramai sono rifiutati anche in politica. Penso che invece a guidare le Procure debbano andare i migliori, senza bisogno di controllare prima di mandarli a guidare un ufficio giudiziario qual è lo spillino della corrente che hanno affisso sulla giacca".
Palazzo dei Marescialli ha espresso "sconcerto, anche perché si tratta di accuse rivolte in tv dal ministro, arrivate in tutte le case degli italiani, dopo tre anni di lavoro in cui abbiamo puntato su attitudini e merito, nominando procuratori la cui professionalità è indiscussa". Senza dimenticare, ha notato un consigliere, che sulle nomine dei capi degli uffici "il ministro dà il suo concerto, e fino ad oggi non lo ha mai negato ai candidati che abbiamo proposto".

A ritenere "gravi" le parole di Alfano anche l'Anm che esprimendo solidarietà ai tre consiglieri dimissionari del Csm ha parlato di "propaganda contro la magistratura". "La sfida al rinnovamento della magistratura passa attraverso la scelta della dirigenza - hanno detto il presidente dell'Anm Palamara e il segretario Giuseppe Cascini -. Questo è quanto il Csm ha fatto negli ultimi anni. Colpisce e stupisce che il difficile compito di autoriforma che la magistratura sta ponendo in essere non venga compreso nemmeno dal ministro". Critico anche il Pd: "Solo due giorni fa il capo dello Stato ha rivolto un monito alla politica e alla magistratura per abbassare i toni dello scontro. È grave che a disattenderlo sia stato proprio il ministro della Giustizia - ha detto la capogruppo in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti -. Dall'inizio di questa legislatura è in atto un violento attacco alla magistratura nel tentativo di delegittimarla e disgregarne l'autonomia e l'indipendenza sancite dalla Costituzione".

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Corriere.it, Adnkronos/Ing]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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12 giugno 2009
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