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Mappato il codice genetico del virus A/H1N1

Si diffonde in maniera ''controllata'' l'influenza primaria. In Sicilia è a rischio la cerealicoltura

11 maggio 2009

Sono 4.379 in 29 paesi del mondo i casi di contagio da nuova influenza causata dal virus A/H1N1. In Messico i casi accertati fino ad ora sono 1.626, 45 i decessi. Gli Stati Uniti hanno riportato 2254 casi, 2 decessi. Il Canada 280 casi di contagio e 1 decesso. La Costa Rica 8 casi di contagio e 1 decesso. Negli altri Paesi non sono stati segnalati decessi: Argentina (1 caso di infezione), Australia (1), Austria (1), Brasile (6), Hong Kong (1), Colombia (1), Danimarca (1), El Salvador (2), Francia (12), Germania (11), Guatemala (1), Irlanda (1), Israele (7), Italia (9), Giappone (4), Olanda (3), Nuova Zelanda (7), Panama (3), Polonia (1), Portogallo (1), Repubblica di Corea (3), Spagna (93), Svezia (1), Svizzera (1) e Regno Unito (39).
Intanto la Cina ha confermato il primo caso della nuova influenza H1N1, un uomo nella provincia sudoccidentale del Sichuan che era tornato a casa dagli Stati Uniti. "Il paziente di 30 anni è ora ricoverato all'ospedale per le malattie infettive di Chengdu e le persone che hanno avuto contatti con lui sono in isolamento e sotto osservazione", ha riferito l'agenzia ufficiale Xinhua.

Mappato il dna del virus - Mappato da ricercatori britannici il primo codice genetico del virus dell'influenza A/H1N1 da campioni europei. Lo ha annunciato l'Health Protection Agency di Londra, aggiungendo di aver messo i campioni isolati dal virus a disposizione degli scienziati che stanno lavorando a un vaccino 'ad hoc'. Lo studio, infatti, permetterà ai ricercatori di confrontare il microrganismo che colpisce le persone in Europa con quello diffuso in Messico e Usa.
I ricercatori dei Centers for Disease Control and Prevention americani hanno già sequenziato il virus dell'influenza A/H1N1, mettendo i dati a disposizione degli studiosi internazionali. Ma il team del National Institute for Biological Standards and Control (Nibsc) ha lavorato in modo specifico sulle 'impronte' genetiche del patogeno che sta colpendo i cittadini del Vecchio continente.
Questi studi permetteranno di comprendere al meglio in che modo il virus infetta le persone e di tenere d'occhio le eventuali evoluzioni del microrganismo. Anche per mettere a punto un vaccino.

In Sicilia rischio ripercussioni per la cerealicoltura - "L'influenza suina in Messico, oltre a costituire un rischio a livello mondiale per la salute umana, rischia adesso di avere ripercussioni sul settore cerealicolo italiano, con un incredibile effetto domino. C'è la possibilità di ripercussioni assai negative soprattutto per il grano duro siciliano". A lanciare l'allarme l'assessore all'Agricoltura della Regione siciliana, Giovanni La Via, che si sta attivando chiedendo l'intervento della Commissione europea e del Governo italiano.
Per La Via, "il crollo del mercato del maiale sta causando, infatti, una sensibile contrazione degli allevamenti in Messico e quindi della domanda di cereali utilizzati per la loro alimentazione. Ecco allora che spuntano fuori le eccedenze produttive di cereali messicani e, probabilmente, anche di cereali statunitensi. Messico e Stati Uniti risultano tra i principali Paesi Terzi produttori mondiali di grano duro, oltre ovviamente all'Italia, dove la Sicilia, insieme alla Puglia, è tra le regioni con la maggiore produzione. Eccedenze americane da piazzare da qualche parte, soprattutto in Europa, a prezzi fortemente competitivi con il nostro prodotto".

"Tra gli operatori del settore import ed export - spiega l'assessore La Via - si parla già di contatti per vendite di grano duro di bassa qualità a prezzi stracciati, anche 14, 15 centesimi di euro per ogni chilogrammo di grano di origine messicana, da inviare via mare dentro le stive di gigantesche navi cargo, puntate direttamente verso i principali porti italiani. Se così fosse, per i nostri produttori sarebbe il collasso economico. Ecco perché la Commissione europea e il governo nazionale devono intervenire immediatamente".
Insieme alla Sicilia a subire i maggiori danni sarebbe anche la Puglia. "Chiederò di intervenire - continua La Via - inoltre al mio collega pugliese, Enzo Russo, che è anche il coordinatore della Commissione politiche agricole in Conferenza Stato-Regioni".

Oltre a un aspetto economico, l'importazione di grano duro dal Messico e dagli Stati Uniti rappresenta, sotto il profilo fitosanitario, un rischio altissimo per tutta la cerealicoltura italiana e, in particolar modo, per quella siciliana da grano duro. Infatti, in entrambi questi Paesi americani, è presente in molte areali di coltivazione un fungo patogeno da quarantena, la cosiddetta Tilletia indica, che attacca il grano e provoca una malattia nota come "Karnal bunt" oppure come "Carie parziale del grano", non molto conosciuta tra gli agricoltori, capace di far abbassare le rese e soprattutto la qualità della produzione.
"E' necessario, quindi - riprende l'assessore - applicare rigidamente tutti i protocolli fitosanitari, previsti dalle norme comunitarie, per evitare la potenziale introduzione del parassita in Italia e quindi in Sicilia".

[Informazioni tratte da ASCA, Adnkronos Salute, Adnkronos/Ing]

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11 maggio 2009
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