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Maratona contro la siccità

Un deputato regionale marcia da Agrigento a Palermo per protestare contro la crisi idrica

20 maggio 2002
Si chiama Calogero Miccichè e proverà a percorrere a piedi i 140 km che separano Agrigento da palazzo d'Orleans, sede del governo regionale a Palermo.

Ha comprato la tuta nuova, lui che non ha mai fatto neanche un'ora di footing, pantaloni blu notte, felpa grigia, e le scarpe da tennis super leggere. Calogero Miccichè, 50 anni, dovrà percorrere a piedi 140 chilometri, circa 300 mila passi, forse due giorni di cammino da piazza municipio ad Agrigento a palazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione, a Palermo, lungo la statale 189 per la sua personalissima marcia dell'acqua.

Non si è allenato neanche un minuto il deputato regionale, un figlio, licenza di scuola media, un lungo curriculum di battaglie politiche per la gente di Agrigento. La sua è una marcia dell'acqua in solitaria, vuole che ne parlino tutti, in Italia e nel mondo, desidera che si sappia che in Sicilia, oggi, c'è una città che accoglie ogni anno decine di migliaia di turisti che vengono da tutto il pianeta per visitare le vestigia doriche patrimonio dell'umanità, dove l'acqua giunge col contagocce ogni 15 giorni, in media.

Parte alle 7 del mattino Miccichè. Davanti a lui una Volkswagen Golf guidata da Gaspare, il cugino. L'auto è già stata caricata con acqua minerale, integratori, vettovaglia. Riuscirà a fare tutto il percorso? "Ci provo. Ma sono sicuro di farcela, dovessi metterci una settimana". Il deputato regionale, un passato nel Pci, eletto nelle liste di Prc che poi ha lasciato, il partito che lui definisce "Bello fuori ma brutto dentro", di battaglie sensibilizzatrici ne ha fatte tante: si è incatenato davanti al Municipio coi bidoni vuoti, ha decorato alberi di Natale per strada con le bottiglie di plastica, negli anni 70 ha fatto parlare di sé per le lotte a fianco dei senza casa di Agrigento.

"Ormai - dice il maratoneta dell'acqua - parlare con il presidente della Regione è impossibile. Ho presentato un'interrogazione che contiene la ricetta, secondo me, per risolvere almeno nel breve periodo il problema dell' erogazione idrica in città. Ebbene per le interrogazioni a risposta scritta si attendono 2 o 3 mesi, per quelle a risposta orale 4 o 5. Questo perché i lavori dell'Ars vanno avanti a passo di lumaca zoppa: gli agrigentini sarebbero già morti di sete".

Il piano idrico di Miccichè riprende quello dell'ex commissario per l'emergenza Nicolò Scialabba che negli anni '89-'90 riuscì a far arrivare l'acqua nelle case di Agrigento a giorni alterni avendo a disposizione lo stesso quantitativo di oggi. 'Gli agrigentini sono rassegnati - dice Miccichè - anche per questo ieri non hanno partecipato alla manifestazione. Credono che avere l'acqua in casa come nelle altre parti del Paese sia un'utopia. Io credo anche nelle utopie ma ritengo che portare l'acqua agli agrigentini non lo sia'.

Il suo piano in sintesi è questo: effettuare una turnazione di un'ora al giorno installando nelle diramazioni delle rete idrica le necessarie saracinesce e i relativi sfiatatoi. "Il progetto - spiega il deputato regionale - si attua assumendo venti fontanieri, costruendo 4 serbatoi, sistemando nei serbatoi cittadini cloratori automatici, installando contatori idrici in tutte le utenze".

Questa proposta venne bocciata nel '96 dal consiglio comunale di cui Miccichè faceva parte. Lui è però convinto della sua idea. E domani alle sette, indossate tuta e scarpette da tennis, partirà dalla città della sete per Palermo per dire al governatore Totò Cuffaro: dai un occhiata al mio progetto e porta l'acqua ad Agrigento.

Fonte: La Sicilia

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20 maggio 2002
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