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Marcello Dell'Utri si sente come Calogero Mannino

Secondo la difesa del senatore del Pdl il processo sarebbe da fermare e tutto da rifare ma la Corte d'Appello respinge l'istanza di improcedibilità

16 gennaio 2010

Il processo al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, accusato di concorso in associazione mafiosa, sarebbe tutto da rifare e dovrebbe regredire alla fase delle indagini. Questo è quanto sostenuto dai legali di Dell'Utri, Alessandro Federico, Nino Mormino e Giuseppe Di Peri. Una tesi avanzata, alla Corte d'Appello che giudica il parlamentare in secondo grado, sulla base di quanto venuto fuori nell'intervista integrale al giudice Paolo Borsellino pubblicata da 'il Fatto Quotidiano'. Nell'intervista il magistrato ucciso nel '92 parlava di una indagine a carico di Dell'Utri condotta dall'allora giudice istruttore Leonardo Guarnotta che, anni dopo, fu il presidente del collegio di primo grado che condannò il senatore a nove anni di reclusione. Una doppia veste - di inquirente e poi di giudicante - quella ricoperta da Guarnotta che renderebbe nullo il processo di primo grado che costringerebbe, a dire dei legali, a una regressione alla fase delle indagini.

Dopo una lunga camera di consiglio, i giudici della Seconda sezione della Corte d'Appello di Palermo hanno respinto l'istanza di improcedibilità presentata dai legali del senatore del Pdl Marcello Dell'Utri. Il collegio ha, inoltre, rigettato la richiesta di acquisizione dei verbali con le dichiarazioni del pentito Antonio Scarano. I giudici hanno deciso, in assenza di ulteriori attività istruttorie da compiere, la prosecuzione della requisitoria che dovrebbe concludersi il 19 febbraio e hanno stabilito il calendario delle arringhe dei difensori che si protrarranno per tutto il mese di marzo. Secondo la previsione della corte la sentenza dovrebbe essere emessa alla fine di aprile.
Nell'ordinanza letta dopo la camera di consiglio, i giudici hanno motivato la decisione di respingere l'istanza di improcedibilità presentata dai legali di Dell'Utri, sostenendo che nell'intervista a Borsellino ci sono solo cenni generici di una conoscenza peraltro indiretta di un'inchiesta a carico del politico, mai realmente dimostrata. Quanto all'istanza del pg, che voleva acquisire gli interrogatori in cui il pentito Scarano rivelava di avere accompagnato il boss Gaspare Spatuzza all'incontro con Giuseppe Graviano in cui si sarebbe detto che Dell'Utri e Berlusconi erano i referenti politici di Cosa nostra, la Corte ha ritenuto che non si tratta di dichiarazioni assolutamente necessarie ai fini della decisione. Le parole di Scarano, infatti, confermano solo che l'incontro tra i due mafiosi ci fu, ma non provano quanto i due si sarebbero detti, visto che Scarano non partecipò alla conversazione.

La difesa del senatore Dell'Utri ha quindi chiesto ai giudici l'acquisizione della video intervista rilasciata il 21 maggio del 1992 dal giudice Paolo Borsellino a due giornalisti francesi. L'intervista audio era già stata acquisita agli atti del processo, ma adesso i difensori del senatore - che era presente in aula - parlano di una "importante prova video".
"Nel documento televisivo - ha spiegato Alessandro Sammarco, altro difensore di Dell'Utri - si vede il dottor Borsellino che consulta dei documenti. Dal video e dalle parole del dottor Borsellino si presume che già nel maggio del '92 c'era un procedimento a carico di Marcello Dell'Utri, Silvio Berlusconi e Vittorio Mangano. Nella stessa intervista il giudice Borsellino, non lo dice chiaramente, però parla di un'indagine 'con il vecchio rito processuale, ma non ne conosco i particolari', dicendo che del procedimento si occupava l'allora giudice istruttore Leonardo Guarnotta. Cioè lo stesso giudice che poi ha presieduto il tribunale che anni dopo ha condannato in primo grado Marcello Dell'Utri".
Ecco che la difesa chiede non solo l'acquisizione del video, ma chiede alla corte d'Appello di verificare "l'esistenza di un procedimento pendente in fase di istruzione formale già nel '92 nei confronti dell'imputato". Secondo i legali, se viene confermata l'esistenza di un procedimento "che non si sa che fine abbia fatto" dimostra "l'improcedibilità del presente processo che va immediatamente bloccato".

Marcello Dell'Utri: "Io come Mannino" - "Dietro le dichiarazioni di Massimo Ciancimino c'è una regia occulta contro me e Silvio Berlusconi. Le sue accuse sono tutte prive di fondamento. E prive di fondamento sono le sue rivelazioni su presunti rapporti tra me e Provenzano". Lo ha detto Marcello Dell'Utri ieri durante una pausa del processo d'appello. Parlando dei verbali d'interrogatorio resi da Massimo Ciancimino e depositati nei giorni scorsi al processo Mori, in cui il figlio dell'ex sindaco di Palermo sostiene, secondo quanto gli avrebbe detto il padre Vito, che Dell'Utri sarebbe stato un intermediario con Cosa Nostra (LEGGI), Dell'Utri si è detto "indignato". "Sono cose che non esistono - ha aggiunto conversando con i giornalisti - io intermediario con la mafia? Ma quando mai". "Tutto questo - sono le accuse del senatore - non fa che inquinare il mio processo".
Alla domanda sul perché di un'eventuale regia di Ciancimino, Dell'Utri ha replicato: "Certamente Massimo Ciancimino non ha lo spessore per fare il regista" e sui pizzini di cui parla lo stesso Ciancimino junior in cui Provenzano avrebbe citato Dell'Utri, il senatore dice: "Non sono veri quei pizzini, siamo nel deserto probatorio".
Poi il discorso è nuovamente caduto su Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore, "è stato il mio eroe e lo ribadisco, non un eroe in senso generale. Come uno dei protagonisti dei 'Fratelli Karamazov'. Mangano non si è inventato nulla contro di me e Berlusconi per uscire dal carcere, come invece hanno fatto altri". E su Silvio Berlusconi: "E' un mio amico dai tempi dell'università che mi è sempre stato vicino".
Alla domanda sui sospetti di collusioni tra Forza Italia e Cosa nostra, come ventilato da più pentiti, Dell'Utri ha replicato: "sono solo illazioni, sono cose che non esistono. I nostri avversari politici attraverso la longa manus delle Procure hanno voluto inventare questa teoria".
Il senatore ha poi commentato così l'assoluzione del senatore Calogero Mannino (LEGGI): "E' qualcosa che mi fa sperare e comunque è al tempo stesso una vicenda penosa perché Mannino, dopo tanti anni, è come se avesse scontato la pena".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa.it, La Siciliaweb.it]

 

 

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16 gennaio 2010
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