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Marco Benanti licenziato da Sigonella perché giornalista!

Un caso tutto siciliano

02 novembre 2005

Di seguito vogliamo pubblicare un articolo che abbiamo ricevuto dalla rivista mensile ''Paesi Etnei Oggi'', che riporta la sconcertante vicenda del giornalista Marco Benati...

Marco Benanti licenziato da Sigonella perché giornalista!
Rabbrividisco all'idea che una persona possa essere licenziata dal suo posto di lavoro sol perché è giornalista.
Rabbrividisco soprattutto perché si tratta di uno fra i più apprezzati collaboratori del mio giornale. Una persona mite ma schietta, uno di quelli che non ha peli sulla lingua, ma solo per amore della verità. Uno di quelli che non conosce i compromessi e forse… per questo costretto nell'ombra.
E' accaduto al giornalista Marco Benanti. Ma sentiamo la sua storia...

''Da quasi due anni sono stato licenziato dal consorzio ''Algese 2'' che opera, in regime d'appalto nella base di Sigonella, nel settore dei servizi aeroportuali. Sono stato assunto, insieme ad altri operai, con contratto a termine, della durata di sei mesi, il 9 giugno 2003. L'assunzione è stata accordata fino al 30 novembre 2003 per le mansioni di operaio nono livello. Sono stato assegnato alla 'Ware-house' (una sorta di deposito dove si caricano e scaricano le merci dirette sugli aerei) presso Nas II, con il compito di ''fare le palette'', cioè preparare la merce di carico e scarico per gli aerei e gli elicotteri.
Preciso subito che non ho mai ricevuto critiche o censure per il mio lavoro. Sono stato sempre puntuale: fra l'altro, i giorni di ferie che mi spettavano da contratto mi sono stati pagati a fine rapporto. Ho lavorato, quindi, ininterrottamente, senza dare alcun fastidio. Sottolineo che era fatto notorio a tutti, sindacati innanzitutto, che i contratti a termine sarebbero stati trasformati presto in contratti a tempo indeterminato.
I contratti a termine, quindi, erano soltanto un passaggio - di fatto fittizio - in attesa dell'assunzione definitiva a tempo indeterminato di tutto il gruppo operaio. Ribadisco, la volontà era quella di assumere a tempo indeterminato tutti: ed è andata proprio così, tranne che per me. Il mio caso è esploso presto. In occasione, infatti, della riassunzione di tutto il gruppo operaio per ulteriori nove mesi e non oltre 45 giorni dalla scadenza del primo contratto, come previsto da apposito accordo sindacale, siglato il 13 novembre 2003, è avvenuta la mia esclusione. Avrei dovuto riprendere servizio il 15 gennaio 2004, ma così non è stato.
Perché? Nei miei confronti è stata ventilata una strana e quanto assurda ed opaca pregiudiziale: gli americani non mi avrebbero accordato il pass nella base di Sigonella, a causa della mia attività giornalistica, in particolare per alcuni articoli di critica della politica estera degli Stati Uniti. Io, in quanto freelance, soggetto politicamente 'scorretto'', non è stato mai assunto da alcun editore. Per altro, la libertà dell'informazione in Sicilia è fortemente compromessa dal monopolio dell'ex Presidente della Fieg Mario Ciancio Sanfilippo. Per puro bisogno ho dovuto accettare di lavorare a Sigonella: eppure, mi ero inserito bene e contavo di costruire un percorso dignitoso di vita.
Comunque, l'azienda non ha formalizzato l'esistenza della pregiudiziale americana. Per il momento, si trattava solo di voci, di illazioni, di ''sentito dire''. Il sindacato 'Sult', al quale all'epoca aderivo, ha proclamato uno sciopero per la mia mancata riassunzione. La protesta è stata preannunciata con un telegramma inviato alla seconda metà di gennaio del 2004, cui ha fatto seguito un invito a partecipare ad una riunione a Napoli per discutere del mio caso. Nel corso della riunione, al quale hanno preso parte rappresentanti del 'Sult', da parte dell'azienda non è stato sollevato alcun problema sul mio operato, ma è stato ribadito il problema derivato dal presunto ''sgradimento'' del committente americano, a causa - è stato detto anche in quella occasione- di alcuni articoli di critica alla politica estera americana.
L'azienda, mantenendo il suo fermo ''no'' al mio rientro alla base, ha proposto al sindacato il mio trasferimento all'aeroporto civile di Venezia, dove l'azienda ha lavori in appalto. L' ''Algese'' è arrivata a proporre apposito accordo sindacale per il mio trasferimento in Veneto: preciso che io di questo accordo non ho mai avuto copia scritta. Me ne fu data notizia solo per telefono. A causa di una assai delicata situazione familiare, non ho potuto accettare un trasferimento - di fatto ''coatto'' - per Venezia. ''Algese 2'', coerente con quanto sostenuto, non mi ha riassunto, malgrado l'apposito accordo sindacale del 13 novembre 2003. Mi sono rivolto, allora, con la procedura urgente ex art. 700, alla magistratura del lavoro, foro competente quello di Siracusa che, in sede di reclamo, ha accolto, nell'agosto del 2004, la mia domanda, riconoscendo il mio diritto agli ulteriori nove mesi di contratto. Ebbene, seppur io abbia fatto presente all'azienda la mia immediata disponibilità a tornare al lavoro, ''Algese 2'', con apposita comunicazione del suo Presidente, Gian Piero Zincone, mi ha ''dispensato'' dal ritornare a prestare la mia opera alla base di Sigonella. Un comportamento vessatorio e assurdo che non ho accettato, tanto da chiedere l'esecuzione coattiva dell'ordinanza del Tribunale di Siracusa che riconosceva il mio diritto al lavoro. Il 1 dicembre del 2004 mi sono presentato, allora, ai cancelli della base, con il mio legale e l'ufficiale giudiziario per l'esecuzione coattiva dell'ordinanza del Tribunale di Siracusa. L'azienda ha fatto ''muro'', arrivando ad impedire a me e al mio avvocato l'ingresso alla base. L'ufficiale giudiziario, alquanto irritato per il comportamento aziendale, ha preferito non entrare da solo e ha redatto il verbale fuori dai cancelli. In seguito a questo ennesimo atto di violenza, ho poi sporto denuncia-querela alla Procura di Siracusa per inottemperanza dell'ordine del giudice. Per nove mesi, quindi, sono stato pagato direttamente a casa, con assegno mandatomi per mezzo di corriere postale! Non mi era possibile, insomma, tornare a Sigonella, per motivi - allora - misteriosi. Ribadisco che l'azienda, in sede giudiziaria - allora - non hai mai dichiarato apertamente il ventilato ''problema'' del presunto ''sgradimento'' americano. Frattanto, come ampiamente previsto, il gruppo di operai assunto con me, nell'estate del 2003, è stato, dopo i nove mesi concordati con i sindacati, assunto a tempo indeterminato. Sottolineo questo punto, perché è uno dei passaggi più assurdi di questa vicenda: quindi, tutti vengono riassunti, tranne me. Fra l'altro, all'interno della base è emerso una sorta di ''mercato del lavoro'' parallelo, gestito dai sindacati, cui sono offerti posti di lavoro e che - lo sottolineo - con la sola eccezione della ''Cub trasporto aereo'', sono stati e sono tuttora in silenzio di fronte al mio caso. L'azienda, al riguardo, ha dichiarato in tribunale che i sindacati offrono ''referenze'' per le assunzioni di personale. Sulla mancata mia riassunzione, ''Algese 2'' è alquanto reticente. L'azienda non risponde nel merito, trincerandosi dietro il proprio diritto di assumere chi vuole, in base alla recente normativa in tema di contratti a termine e di privatizzazione del rapporto di lavoro. Alla scadenza dei nove mesi di contratto, il 31 maggio scorso, naturalmente per ''Algese 2'' la ''pratica Benanti'' era chiusa. Ho chiesto, allora, al giudice del lavoro di Siracusa un nuovo provvedimento urgente, lamentando un plateale caso di discriminazione. Ebbene, il 24 maggio scorso, durante l'udienza davanti al giudice, dott.ssa Maria Clara Sali, il procuratore speciale dell' ''Algese'', il sig. Floriano Frangipani ha fatto mettere a verbale fra l'altro, quanto segue: ''...il ricorrente non è gradito all’appaltante governo americano o meglio ci ha messo in imbarazzo con i suoi articoli contro le basi americane in Italia e in particolare la base di Sigonella. Abbiamo fatto presente questo problema al sindacato Sult...'' Il sig. Frangipani ha, altresì, prodotti gli articoli ''incriminati'', pubblicati - lo preciso - prima che io venissi assunto a Sigonella, che il giudice ha acquisito al fascicolo della causa! Ho protestato, con il mio legale, per questo, ma il giudice è arrivato al punto di accusarmi di avere usato ironie per quanto asserito dall'azienda. Preciso che ho solo dichiarato: ''è per caso sotto accusa il mio pensiero?'' L'azienda, quindi, finalmente ha ''confessato'' le ragioni della mia esclusione. Io trovo tutto questo semplicemente vergognoso. Roba da Santa Inquisizione. Si arriva a definire ''problema'' articoli giornalistici e si fa mettere nel fascicolo, come causa di licenziamento, anche le foto di una manifestazione pacifista! La mia rabbia aumenta, poi quando sento, come riferito in conferenza stampa il 24 giugno, che il comandante della base sottolinea che a Sigonella vigono le leggi dello Stato italiano. E meno male! Perché poi ''Algese'' parla degli americani come se fossero i padroni assoluti dello scalo, sciolti dall'osservanza della legge italiana? Malgrado la ''confessione'' della discriminazione, la magistratura non ha accolto il mio ricorso e nemmeno il reclamo, in via cautelare. Per la decisione della causa nel merito, tutto è rinviato al prossimo gennaio''.

Abbiamo voluto riportare il racconto integralmente senza togliere una virgola perché va letto in ogni sua parte per riuscire a capire pienamente in che mondo viviamo: la libertà d'espressione l'abbiamo messa sotto i piedi e non solo gli americani ma anche noi editori, noi giornalisti (molti venduti al miglior offerente).
Il nostro giornale vuole andare controcorrente. Difende a spada tratta i diritti di Marco e denuncia senza remissioni le ingiustizie subite dal giornalista.
Solidarietà e sostegno dunque a Marco Benanti. Accogliamo le vostre adesioni che potranno essere indirizzate al nostro sito. Lottiamo insieme al nostro Marco per il ripristino della legalità democratica e l'immediata riassunzione. Lo impone l'art. 21 della Costituzione: ''Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione'', e l'art. 1 (della Libertà e dignità del lavoratore) della Legge n. 300  Statuto dei Lavoratori''I lavoratori, senza distinzione di opinione politiche, sindacale e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle norme della presente legge''.

Carmelo Pietrolino Editore

INFO
Paesi Etnei Oggi
Via Principato di Monaco S.N. - 95030 Gravina di Catania (CT)
www.paesietneioggi.com
paesietneioggi@hotmail.com

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02 novembre 2005
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